Il 2 gennaio a Cona, in provincia di Venezia, in un centro di accoglienza è scoppiata una rivolta in seguito alla morte di una richiedente asilo originaria della Costa d’Avorio. Gli immigrati, arrabbiati perché secondo loro i soccorsi avevano tardato, hanno occupato tutta la struttura, hanno tolto la luce, hanno dato fuoco a dei pancali. Il personale – 25 operatori – si è barricato in alcuni uffici finché a notte fonda le forze dell’ordine sono riuscite a riportare l’ordine. È la terza volta che gli ospiti del centro inscenano proteste. Un anno fa avevano bloccato una strada per denunciare problemi igienico-sanitari dovuti al sovraffollamento della struttura che, nata per ospitare qualche decina di persone, ormai ne assiste centinaia. Lo scorso agosto hanno protestato per i tempi lunghi delle pratiche di richiesta di asilo.
Altri disordini si sono verificati nelle stesse ore a Vicenza e a Verona dove gli immigrati hanno bloccato strade, rovesciato cassonetti, preso a calci macchine. Rivolte e violenze si moltiplicano nei centri e nelle strutture: i reclami riguardano qualità e quantità dei pasti, carenze nei servizi, la lontananza dai grandi centri urbani, l’irregolarità con cui viene distribuito il denaro… per protesta gli immigrati distruggono mobili, invadono le strade, lanciano sfide e insulti, gettano via pacchi interi di cibo.
La gente dapprima incredula, spesso disposta tuttavia a scusare e giustificare, adesso sempre più spesso reagisce preoccupata e offesa. Offende che persone entrate in Italia in maniera irregolare per chiedere un asilo a cui per lo più non hanno diritto perchè non sono fuggite, come sostengono che sia, da guerre e persecuzioni, persone per cui è stato allestito un gigantesco apparato assistenziale che costa quattro miliardi di euro all’anno grazie al quale vengono nutrite, vestite, alloggiate, con pieno accesso ai servizi sanitari e sociali disponibili senza sborsare un euro… offende il fatto che non siano riconoscenti, non capiscano quanti sacrifici si devono affrontare per loro, non si accontentino di quel che ricevono, adattandosi, invece di avanzare pretese e rimostranze. Ma soprattutto offende che sciupino e danneggino per incuria supellettili e fabbricati in cui sono ospitati e poi reagiscano con violenza ai disagi, presunti o reali che siano, distruggendo e sprecando beni che sono patrimonio di chi li accoglie.
Può darsi che i soccorsi alla giovane ivoriana di Cona abbiano tardato. Non sarebbe la prima volta che succede. Ma nessun italiano ha mai chiamato alla rivolta per un parente male assistito, con centinaia di persone che insieme a lui bloccano strade, incendiano e distruggono. È anche vero, a quanto dicono, che il centro di Cona è gestito male da una cooperativa che intasca milioni di euro, ma lascia gli assistiti al freddo. Per quel che riguarda le richieste di asilo, certo che i tempi sono lunghi perchè i richiedenti sono decine di migliaia e le pratiche complicate.
Gli immigrati sono quasi tutti africani. Mentre nei loro paesi crescevano e diventavano adulti, tutto li ha indotti a credere che Occidente, Europa, Italia siano terre di immense ricchezze in cui tanta è l’abbondanza, tale il benessere che basta andarci per goderne: abbondanza e benessere, per giunta, “mal guadagnati, ottenuti sfruttando e saccheggiando il resto del pianeta, perchè è così che si diventa ricchi”. Del benessere garantito, in un mondo ricolmo di merci e beni di lusso, parlano i mass media, i connazionali già emigrati, i trafficanti che organizzano i viaggi clandestini. Della ricchezza dà prova il flusso incessante, inesauribile di aiuti che, ormai a memoria d’uomo, arrivano gratuitamente da quel mondo: cibo, medicinali, abiti, quaderni e libri, attrezzi, e poi scuole, ospedali, ambulatori, campi per profughi… costruiti e messi a disposizione senza chiedere un euro, gestiti da stranieri nati in quella parte del mondo che lavorano e non vogliono niente per quel che fanno. Che sia ricchezza “mal guadagnata” glielo ha insegnato la propaganda antioccidentale, spesso tramite gli stessi stranieri intenti a far funzionare ospedali e scuole, a distribuire cibo e medicine, convinti di restituire e rimediare al maltolto.
Messi di fronte alla realtà, che non per tutti è all’altezza delle aspettative, reagiscono male. Nei loro paesi è così che finiscono le manifestazioni di protesta – contro il governo, contro gli stranieri, contro i rincari… – con atti di vandalismo compiuti da uomini, soprattutto giovani scontenti e risentiti, che saccheggiano negozi e case, danneggiano e incendiano quel che non portano via, finchè non intervengono polizia ed esercito a fermarli con gas lacrimogeni e qualche volta sparando ad altezza d’uomo.
Offende che si comportino nello stesso modo anche da noi. Offende altrettanto scoprirsi complici involontari di un’accoglienza che costa miliardi, ma è talmente mal concepita da permettere che degli immigrati vivano per strada oppure affidati a organizzazioni che forniscono servizi inadeguati, sistemazioni malsane e indecorose, guadagnando a spese di tutti, i contribuenti per primi che vedono dilapidato il loro denaro.
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