Chi sono i leader della disinformazione, falsi valori del politicamente corretto?

Tante domande, ma poche risposte, ma cosa sta succedendo in Italia? Non fa notizia il caso di una bambina di Modena che è stata costretta a cambiare scuola perché discriminata in una classe di soli immigrati, è esplicativo di una realtà molto diffusa. Soprattutto nelle grandi città, dove ci sono interi quartieri occupati da comunità d’immigrati. Ma quale integrazione si potrà mai realizzare in una situazione in cui gli italiani sono in infima minoranza? E se improvvisamente tutti questi immigrati diventassero per legge cittadini italiani, cosa cambierebbe nei fatti per noi cristiani?

Ma rimanendo sempre sul sociale altri segnali preoccupanti arrivano dai mezzi d’informazione, giovedì sera è andato in onda il lungo servizio che racconta il viaggio di Loris Bertocco dalla sua abitazione in provincia di Venezia alla clinica di Zurigo dove ha posto fine alla sua vita tramite il suicidio assistito. Dopo il caso di Fabo, è stata ancora una volta la televisione a fare da cassa di risonanza alla richiesta di un malato disabile grave da molti anni, di porre fine alle sue sofferenze, senza mai una volta chiamarla col nome di eutanasia, ma servendosi della sua storia per rilanciare il dibattitto sulle disposizioni anticipate di trattamento, che proprio nei giorni scorsi sono approdate all’esame del Senato.

Personaggi della musica e dello spettacolo che mettono a disposizione il loro talento e la loro arte per la causa. Un po’ come accadeva negli anni ’60 con i cantanti impegnati politicamente. Ora abbiamo gli artisti dell’appello e della lacrima facile. Non è un caso che anche la storia di Bertocco sia stata impreziosita da uno di questi cammei quando l’attore Alessandro Haber ha letto uno stralcio della sua lettera, aggiungendo alle sue parole un’interpretazione piena di pathos per suscitare la commozione dell’opinione pubblica.

Siamo al dolore umano codificato con lo strumento del reality show dove gli attori si fanno giullari di corte che recitano un canovaccio scritto da un potere che nasconde il suo secondo fine: l’indottrinamento. Lo spettatore, guardando sul divano di casa, non è altro che un utente, il quale può scegliere di flagellarsi con il Milan in Europa League, o con il grande fratello, oppure di farsi trascinare nel dramma dell’uomo, dove sapienti esperti di comunicazione hanno confezionato per lui una manipolazione, con la quale, una volta edotto, avrebbe poi dovuto accrescere le fila degli indignati dell’autodeterminazione. Per la cronaca, Bertocco è stato ucciso dalla sua lucida stessa volontà di morte che l’ha reso solo.

Non ci vuole molto per capire che ormai siamo fuori dal tempo: youtuber, rapper, influencer, sono queste le persone che parlano ai giovani e ai meno giovani oggi; si sono ritagliati un profilo di leader e dal basso muovono un popolo attraverso discussioni e pensieri che sono agli antipodi da un messaggio evangelistico.

Probabilmente, molti di noi, ci siamo trincerati dietro al pensiero della venuta del “falso profeta” che non ci preoccupiamo più di tutto quello che succede intorno a noi e di tutti questi strani leader che gravitano intorno a noi, e rimaniamo quasi disarmati davanti a coloro che quotidianamente confondono la mente, con l’ausilio dei media e social network fino ad atrofizzarla.

Che oggi giorno in Italia i cristiani scuotono sempre più la testa su temi quali: aborto, politiche LGBT, matrimoni gay, utero in affitto è un fatto ormai accertato ma il problema principale è che, mentre si va sempre più una deriva pantanosa senza uscita, quantunque molti pastori e predicatori in chiesa cerchino di non rimanere intrappolati in un becero modernismo farcito di ecumenismo ormai è entrato pesantemente nelle chiese, si continua ancora a rincorrere una visione provincialistica assolutamente agli antipodi rispetto a quella universalistica, a cui Dio ci ha chiamati.

Ai nostri giorni gli uomini sembrano più portati a confondere la saggezza con il politicamente corretto e la dottrina con l’informazione. Si sta sviluppando una nuova specie di provincialismo, fatto non di spazio ma di tempo: il mondo è proprietà esclusiva dei vivi, una proprietà di cui i morti non possiedono azioni. E’ la cosa più triste è vedere che anche la scuola si sta adeguando a venerare una nuova trinità “Internet-Inglese-Impresa”, fissandosi tutta sul presente, sull’utilitarismo, sull’immagine e su un’informazione in mano a chi muove le fila del mondo. È un provincialismo temporale (e non solo spaziale: c’è anche quello): la grande eredità civile, culturale e spirituale del passato è ormai ostracizzata o ignorata; ben altre sono le questioni che premono, quelle appunto dell’efficienza, della cultura dell’immagine, della logica di mercato e di consumo e della produttività.

E, così, si scambia la sapienza, che è visione d’insieme, con le teorie di una tecnica complicata ma disumana e amorale, e si confonde la dottrina teorico-pratica con una superficiale informazione. È, dunque, necessario non aver timore di proporre al mondo intorno a noi, incondizionatamente, un’informazione spirituale: la storia di vite trasformate dalla fede in Cristo Gesù, il puro e semplice messaggio evangelistico, che rappresenta la conoscenza sacra e seria del grande lascito che sta alle nostre spalle, evitando la riduzione all’immediato, all’utilitaristico, alla superficialità, alle cose di un mondo che ben presto lasceremo!

Credo che il riscatto per i conduttori e per tutti i figli di Dio, rimanendo fermi nel Signore, debba rinascere dalla chiesa. Dobbiamo e vogliamo essere dei leader-servi, come il Signore Gesù ci ha insegnato. I leader definiti dal Vangelo non sono capi ma esempi del gregge.

Le nostre debolezze e sofferenze possono essere strumenti potenti per la chiesa e per il mondo, quando sono viste e vissute in sottomissione al Vangelo e in questo modo le debolezze sono un megafono per portare la notizia di un Gesù vivente e per proclamare la grazia di Dio. Al contrario ogni forma di “affermazione di se” e “competizione” sono un falso vanto, che rovina il ministero (e la testimonianza) per il quale siamo stati chiamati. (2Cor 4:7-18).

Pietro Proietto | Notiziecristiane.com 

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