I social network permettono di stringere legami con perfetti sconosciuti ai quattro angoli della Terra. Ma nella pratica servono soprattutto a conservare il legame con la propria tribù.
(Emanuelle Lucas) “Ho circa 500 amici su Facebook”, racconta Thomas, 15 anni. “Li conosco tutti, almeno di vista”.Paul, invece, ne conta 600, aggiunti nel corso degli anni di scuola media e poi di liceo: ex compagni di classe, di colonie, persone incrociate alle feste…Oggi le conoscenze, anche vaghe, diventano su Facebook “amici”. Ben lungi dall’amicizia tradizionale, che ai suoi tempi Aristotele definì come l’esperienza che “permette agli uomini di realizzare la perfezione” della loro vita, ricorda la filosofa Anne Dalsuet, autrice di T’es sur Facebook? (“Sei su Facebook?”), edito da Flammarion.
Identità degli amici
Chi sono allora queste 130 persone che in media popolano le agende degli indirizzi virtuali? Sono spesso… le stesse della vita vera, secondo le sociologhe Virginie Lethiais et Karine Roudaut. Nel corso di una vasta indagine le ricercatrici hanno dimostrato che gli incontri su Internet rimangono relativamente rari. Il grosso degli scambi online avviene tra persone che si conoscono, almeno un po’, e che sono geograficamente vicine (il 91% delle persone interrogate non ha alcun contatto all’estero). Ci sarebbe dunque un paradosso dei social network: sviluppati per mettere il mondo a portata di clic attraverso una rete di “amici di amici”, prolungherebbero soprattutto le relazioni di prossimità. Inoltre gli internauti hanno scambi soltanto con il 10% dei loro amici virtuali, “corrispondente ai ‘legami forti’, alle amicizie strette nella vita vera”, spiega il sociologo Patrice Flichy. Gli altri amici digitali sono soltanto “legami deboli”, semplici conoscenze. “Questi sono tuttavia più aperti online che nella vita”, riprende il sociologo, “e sono molto importanti nella costruzione di sé, soprattutto per gli adolescenti che cercano l’adesione del maggior numero di persone”.
Le tracce dell’amicizia
Questa doppia natura rende l’amicizia online delicata da gestire. Tramite foto inviate in abbondanza su Facebook, ma anche, sempre di più, su Twitter, Instagram o Ask.fm ecc. gli adolescenti prendono infatti tutti i loro “amici”, vicini ma anche lontani, come spettatori delle loro esperienze. “È in questo senso che l’amicizia digitale è molto diversa dall’amicizia reale”, incalza Pascale Garraud, responsabile del sito Internet Sans Crainte. “Online è sempre ‘tu+io+120 amici’, anche se questi sono silenziosi. Prima di esprimersi bisogna dunque valutare le conseguenze su tutte queste persone”.
L’esercizio è tanto più delicato in quanto l’amicizia online è scritta. “Lascia tracce che potranno essere utilizzate anni dopo. Dietro uno schermo non si dice la stessa cosa che si dice a faccia a faccia, ci si sente più liberi. E poi, per esempio, non si vede il volto dell’interlocutore arrossire di vergogna. È perciò difficile capire quando si passa il limite, tanto più che il linguaggio scritto è talvolta mal padroneggiato: una battuta può risultare molto offensiva se non appare chiaramente come tale…”.
La vita digitale
“L’arte di vivere digitale deve essere ancora inventata”, reputa anche lo psicologo Yann Le Roux. “Sostengo un ritorno alle origini del Web, quando i ‘digiborigeni’, i primi abitanti dell’universo digitale, sapevano regolare da sé i loro scambi. All’epoca l’abitudine era per esempio di non commentare un messaggio troppo offensivo. Da allora il numero delle persone connesse è esploso e non c’è più alcuna regola a disciplinare gli scambi. Ognuno ha un’opinione su qualsiasi cosa. Si accetta la propria soggettività. Ma questa mancanza di etichetta nuoce alla qualità delle relazioni online”.
Steve Jobs, defunto patron di Apple, non lo contraddirebbe. Un recente articolo apparso sul New York Times riferisce infatti che limitava l’accesso dei suoi figli a Internet a pochi minuti al giorno e non mancava di sottolineare i rischi delle molestie online, della pornografia e della dipendenza dal digitale.
Limitare l’uso
La conoscenza dei segreti del Web spinge alla prudenza, tuttavia sui social network la presenza dei più giovani è massiccia. Sebbene si debba avere un’età minima di 13 anni per poter aprire un account Facebook, il 30% degli allievi di scuola elementare vi è iscritto, si preoccupa Pascale Garraud. “La chiave di un uso ragionevole dei social network è saper dire ‘no’ a una richiesta di amicizia inappropriata. Ma un bambino dice spontaneamente ‘sì’ all’amicizia”. L’esperta consiglia dunque di riservare i social network agli adolescenti e invita i genitori a “accompagnarli sul Web”. Suggerisce loro di iscriversi essi stessi,“per poter parlare la stessa lingua dei propri figli”. E tenere così d’occhio la privacy degli account (talvolta ignorata dai più giovani) o incitare i propri figli a dividere i loro “amici” digitali in gruppi: amici, scuola, conoscenti, famiglia, per rendere più“mirati” i loro scambi.
Certo, un giorno sapranno orientarvisi meglio dei loro genitori. Charlotte, 28 anni, che ha fatto di Facebook il suo mestiere (la giovane gestisce profili d’impresa), ha così scoperto un altro aspetto degli amici virtuali: il loro valore in moneta sonante. “Non parlo con i miei amici Facebook, non li conosco, ma da un punto di vista commerciale costituiscono già una rete”, afferma la giovane. “E questa rete è un’arma pubblicitaria formidabile”. Facebook conta attualmente 1,23 miliardi di “amici”, che valgono 200 miliardi di dollari in Borsa! (in La Croix, trad. it. G. M. Schmitt)
Fonte: http://www.voceevangelica.ch/
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