Chi insegnerà la sessualità ai nostri figli nella Buona Scuola

img-_innerArtFb-_azzolini-ageIl 3 maggio l’A.Ge, Associazione Italiana Genitori, insieme ad altre 40 associazioni fra cui Agesc, ProVita, Movimento per la Vita e Giuristi per la vita, ha consegnato al Quirinale, all’attenzione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, una raccolta di oltre 180mila firme a sostegno della petizione “sull’educazione affettiva e sessuale nelle scuole”. Un’iniziativa che contesta parte della riforma della scuola – che arriverà il 14 maggio all’esame dell’Aula di Montecitorio – nei passaggi che prevedono l’introduzione di insegnamenti sulla “parità di genere” e “la prevenzione della violenza di genere”, riconducibili alla teoria del gender. Ovvero quella ideologia che nega la differenza fra i sessi e la riduce ad un fenomeno culturale. Ne parliamo con Fabrizio Azzolini, Presidente dell’A.Ge.

Presidente, nello specifico, cosa prevede la riforma della scuola allo studio del Parlamento in materia di educazione alla sessualità e all’affettività?

Il testo del ddl La Buona Scuola uscito dal Consiglio dei ministri non prevedeva riferimenti specifici a questi temi, che invece sono stati affrontati negli emendamenti presentati in Commissione Cultura alla Camera in questi ultimi giorni. In particolare è stato respinto un emendamento di Sel che introduceva l’educazione sentimentale nelle scuole, in attuazione della Convenzione di Instanbul sulla violenza contro le donne, ratificata dall’Italia. Ma è stato respinto con la proposta del sottosegretario all’istruzione, Davide Faraone, di presentarlo come ordine del giorno nel dibattito sul ddl che sarà avviato in aula a Montecitorio. E’ invece passato un emendamento della Deputata Giovanna Martelli, delegata alle pari opportunità per la Presidenza del Consiglio, che introduce in tutte le scuole l’educazione di genere, la lotta alla violenza sulle donne e a tutte le discriminazioni: facendo appello a questo emendamento la Commissione ha respinto quello sull’educazione sentimentale perché già contenuto in questa norma. In sostanza sta accadendo quello è successo con la legge Cirinnà: li si parlava di famiglia e convivenze e si è finiti col dire che la convivenza è come la famiglia; qui si è detto che l’iniziativa nasce per contrastare la violenza sulle donne, poi però il testo si estende a tutte le altre violenze, e sotto questa dicitura può esser compreso tutto.

Solo il fatto che si introduca per legge l’educazione affettiva e sessuale tra le materie d’insegnamento costituisce una novità. Ma è competenza della scuola la formazione in questo ambito? E se si, in che modo va affrontata?

Mi preme precisare che non si introduce nessuna materia scolastica chiamata educazione affettiva e sessuale, come ho spiegato poco fa. Inoltre, le cosiddette nuove materie della Buona Scuola (quindi anche inglese, musica, arte, sport, diritto, economia, digitale) non sono ore di materie scolastiche in più, ma discipline che la singola scuola può scegliere o meno di introdurre nella propria offerta formativa ricorrendo al 20% di flessibilità del proprio curricolo in base all’autonomia, alle risorse finanziarie disponibili, attingendo i docenti dall’organico funzionale dell’autonomia. In merito alla sua domanda, se fosse solamente l’insegnamento all’affettività io dico che la scuola, con esperti preparati e con protocolli ben precisi, potrebbe tranquillamente impartire lezioni sull’affettività e la sessualità. Ma quando la scuola, il dirigente, facendo leva sulla propria autonomia, prende dentro associazioni Lgbt e fa fare a loro queste lezioni, che vanno a sbeffeggiare l’affettività e la sessualità pura, allora questo non ci sta più bene. Nell’ultimo anno ne abbiamo viste di tutti i colori. Sia chiaro, l’A.Ge non ha nulla contro i gay e le lesbiche, noi siamo per l’accoglienza di tutti, tutti i genitori e tutti i ragazzi delle scuole, non solo i nostri figli. Però non vogliano mica quelle associazioni Lgbt che noi diventiamo gay per far piacere a loro.

Cosa intende per personale tecnicamente esperto e preparato?

Intendo medici e psicologi che si preparano con protocolli chiari ed un linguaggio che sia adeguato per la scuola primaria, la secondaria e le superiori.

Cosa possono fare i genitori per tutelare i loro figli?

I genitori sono chiamati a una grande responsabilità nell’esercizio del loro prioritario diritto alla libertà di scelta educativa dei figli: quando scelgono la scuola dei propri figli devono informarsi e pretendere tutte le informazioni da parte della scuola sul Pof e sul nuovo piano triennale dell’offerta formativa. Sui temi etici, poi, resta il diritto educativo dei genitori costituzionalmente garantito, come proprio il ministro dell’istruzione Giannini e suoi sottosegretari Faraone e Toccafondi hanno più volte ribadito, anche recentemente, rispondendo a precise interrogazioni parlamentari o question time. Ai genitori va chiesto il consenso informato e, se non lo concedono, la scuola non può discriminare l’alunno a cui deve garantire un’attività alternativa. E’ il modello dell’insegnamento della religione cattolica (Irc): mi domando perché faccia paura, nel caso dell’Irc ha dimostrato negli anni un consenso plebiscitario costante.

Gli “attivisti” del gender si trincerano dietro il principio della “lotta alla discriminazione e alla violenza di genere”…

Un principio validissimo, che noi per primi difendiamo così come combattiamo ogni tipo di discriminazione o violenza. Ma il punto non è questo. La questione, che i fatti dell’ultimo anno e mezzo confermano puntualmente, è che troppo spesso dietro progetti per docenti, studenti o genitori contro l’omofobia, ma anche sull’educazione sessuale e oggi la violenza contro le donne, si nasconde subdolamente l’indottrinamento alla teoria del gender che nulla c’entra con le finalità ‘ufficiali’ di quei progetti. Non capiamo poi perché i titolari di questi progetti siano diventati quasi esclusivamente le associazioni Lgbt. Mentre denunciamo che la Strategia Unar sia stata elaborata solo da queste associazioni o da atre loro vicine senza coinvolgere associazioni familiari o di docenti. Eppure la raccomandazione europea all’origine della Strategia esplicitamente parlava di coinvolgimento dei genitori.

Famiglia naturale e non

Cosa chiede la petizione di cui siete promotori?

Precise direttive del Miur che rispettino il ruolo della famiglia a scuola e il diritto dei genitori di educare i figli. In particolare su temi etici e sensibili come l’educazione alla sessualità e all’affettività. E disapplicare la Strategia nazionale Unar. Sì a una sana educazione all’affettività e sessuale, non a una scuola che indottrina.

Cosa chiedete al Presidente Mattarella?

Le nostre richieste sono quelle formulate nella petizione, le stesse che rivolgiamo anche al Premier Renzi e al ministro Giannini. Il Presidente Mattarella ha un ruolo istituzionale importantissimo. essere garante della Costituzione, che all’art. 30 fissa il diritto e il dovere dei genitori a mantenere, educare, istruire i figli.

Come ha accolto il Capo di Stato questa iniziativa? Avete ricevuto un riscontro? Lo incontrerete?

No, non abbiamo avuto nessun riscontro anche perché sono passati solo alcuni giorni dal deposito. Il fatto significativo è che nel Presidente della Repubblica vi sia stato l’ascolto della domanda che viene dal basso.

Pensate di inviarla anche al Presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini. Che tipo di intervento vi aspettate?

La petizione è rivolta anche a loro fin dall’origine. Abbiamo chiesto a entrambi di poter consegnare loro le firme, ma finora ci ha risposto e accolto solo il Presidente della Repubblica Mattarella. Confidiamo che il Premier Renzi ed il Ministro Giannini si pongano anche loro in ascolto della base. Intanto venerdì a mezzogiorno siamo stati ricevuti nella sede del PD, al Nazareno, insieme a tutte le associazioni che fanno parte del Forum Nazionale dei Genitori e della Scuola, il FoNaGS, istituito presso il MIUR, che io stesso coordino come presidente dell’A.Ge. Siamo stati in audizione da Francesca Puglisi (Responsabile scuola per la Segreteria nazionale del PD) e dal vicesegretario del PD Lorenzo Guerini. Ho detto loro che i genitori sono terrorizzati perché non sanno assolutamente chi va ad impartire ai figli lezioni di sessualità e affettività. E ho chiesto che siano chiari nella scrittura della legge, perché le parole hanno una chiara etimologia. Non diciamo “violenza di genere” solo per mettere dentro tutto. Dobbiamo dire piuttosto che si faranno lezioni sull’affettività. Vede, a fare lezioni di matematica va un professore di matematica non uno psicologo. Significa che servono persone professionalmente preparate, e il solo fatto di appartenere ad associazioni Lgbt non autorizza a fare queste lezioni.

Cosa le hanno risposto Guerini e Puglisi?

Hanno risposto a tutte le domande, ma su questo tema non si sono espressi. Se la legge dovesse passare così, il genitore può andare dal dirigente, farsi mostrare il progetto delle lezioni, e se ritiene opportuno farle seguire ai propri figli allora li manda a scuola, altrimenti, in base al principio del consenso informato, se non ritiene opportuno che le seguano può tenerli a casa.

Nella riflessione sulla riforma sono stati coinvolti i genitori?

Tutte le Associazioni del FoNaGS, compresa la mia, credo abbiano coinvolto la loro base. L’A.Ge. per quanto mi riguarda ha proposto sul proprio sito (www.age.it) una consultazione in analogia con “la Buona Scuola“ ed è stato un risultato eccellente: hanno risposto non solo genitori iscritti all’A.Ge. ma anche i non iscritti, il tutto è stato elaborato in un report a disposizione nel sito, ed è interessantissimo. L’A.Ge. farà altre consultazioni on-line perché vuole essere sempre più al servizio dei genitori, le nostre 260 Associazioni federate ed il momento storico ce lo chiedono.

La petizione ha raccolto il consenso di numerosi cittadini, più di 180mila. L’AGE si confronta quotidianamente con i genitori, che atteggiamento rileva rispetto al tema del gender?

I genitori, ma anche i docenti e in generale i cittadini, sono disinformati e disorientati sulla teoria del gender. Per questo motivo ci siamo ormai da oltre un anno impegnati come A.Ge. a informarli in modo oggettivo e scientifico, senza nessuna ideologia o pregiudizio. Proseguiremo ancora più capillarmente nei prossimi mesi. Registriamo un fatto di cui di solito nessuno parla: negli incontri che le nostre associazioni locali stanno organizzando sul territorio le persone partecipano numerosissime, dovunque i posti a sedere non bastano. Una grande partecipazione a cui di solito segue la comprensione del tema e soprattutto la consapevolezza delle persone, che chiedono di impegnarsi a loro volta su questi temi.

Non si può negare, tuttavia, che spesso proprio le famiglie sono “latitanti” nell’educazione affettiva e sessuale dei figli, per ragioni culturali o per mancanza di conoscenza…

Purtroppo la “latitanza” delle famiglie non riguarda solo l’educazione sessuale e all’affettività. I genitori, le famiglie non sono consapevoli dei loro diritti, dei doveri che questi comportano. Il caso dell’art. 30 della Costituzione è emblematico e per questo motivo l’A.Ge. ha scelto di farne l’oggetto dell’edizione 2015 del concorso “Tricolore Vivo” rivolto alle scuole italiane di ogni ordine e grado di cui a maggio conosceremo i vincitori che saranno ricevuti dal Presidente della Repubblica. Genitori informati, formati, consapevoli sono veri educatori dei figli e buoni alleati delle istituzioni, iniziando dalla scuola, per il bene(ssere) delle nuove generazioni e il bene comune del Paese. L’impressione che si ha è che lo Stato per primo non voglia famiglie, quindi cittadini, di questo tipo. Il caso del rinvio a tempo indefinito, ormai da anni, della Conferenza nazionale sulla Famiglia, tra l’altro da mesi pronta, misura significativamente la temperatura di questa “malattia” italiana.

Contro l’indottrinamento al gender, l’Age propone progetti di educazione condivisi fra scuola e famiglia. Di cosa si tratta?

Per rendere con un’immagine ciò che rappresenta la pubertà per l’età evolutiva e quindi il rapporto con la corporeità, immaginiamo di affidare ad un tredicenne una Ferrari senza che nessuno gli abbia insegnato a guidarla. Le informazioni che i ragazzi spesso ricevono nei corsi scolastici, propongono schemi di condotta sessuale che riducono la sessualità alla pura genitalità, presentano un’ambigua differenziazione fra i sessi, indicano l’attività sessuale come fine a se stessa, non affrontano le conseguenze determinate dai comportamenti. La condotta sessuale nel tempo ha sempre delle conseguenze fisiche e psicologiche, certi atteggiamenti esasperati che leggiamo sui media, rendono palesi le frustrazioni di una sessualità vissuta in modo non corrispondente all’età evolutiva che i ragazzi stanno attraversando. L’A.Ge. propone un’educazione alla sessualità che coinvolge i genitori, considera che non si può separare la dimensione affettiva dalle esigenze della corporeità, orienta i ragazzi alla consapevolezza che le azioni non sono il mero frutto di pulsioni emozionali ma hanno sempre una rilevanza esterna, mai priva di conseguenze per la loro vita ed il loro futuro.

Esistono già progetti pilota, come quello in corso a Bologna. Ce ne parla?

Ci stiamo lavorando…..Posso dirle che il pansessualismo imperante propone, in modo trasversale, comportamenti adulti, quando biologicamente la pulsione sessuale è in fase latente o quando i ragazzi non hanno ancora raggiunto la maturità relazionale e emotiva per entrare in rapporto con un’alterità. Gli adolescenti spesso ci appaiono “smarriti”, non si attivano per accelerare i processi di transizione, rimangono sospesi a metà tra il non- essere più piccoli e il non-essere ancora adulti. Stiamo elaborando dei progetti che, inserendosi in questo contesto socio-culturale, tengano conto delle diverse tappe dell’età evolutiva.

di Claudia Di Lorenzi

da: http://www.lanuovabq.it/


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