di Agostino Masdea – Prima della venuta di Gesù, nell’antico testamento, per “prossimo ” si intendevano i parenti, gli amici e i connazionali. Il motto conosciuto da tutti era: “ama il tuo prossimo, e odia il tuo nemico ”. (Matteo 5:43). Eppure la legge di Mosè in Levitico 19:18 diceva “Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il prossimo tuo come te stesso.”
È con Gesù che il termine “prossimo” si estende a tutti gli uomini, senza distinzione di religione, di cultura o di razza. Così nella parabola del buon samaritano il prossimo diventa chiunque incontriamo sul nostro cammino. Alla domanda maliziosa dello scriba, “chi è il mio prossimo”? Gesù, con la parabola del buon samaritano sembra rispondere: non scegliamo noi chi è il nostro prossimo, ma chiunque incontriamo diventa tale.
L’amore, quindi, deve essere manifestato nei confronti di chiunque Dio metta sulla nostra strada. Gesù, il vero Buon Samaritano, manifestando questo profondo amore si pone come Maestro ed esempio per tutti noi.
Ci sono diverse categorie di persone. Alcuni si limitano a parlare di amore, ma solo per pretenderlo. Altri che restano indifferenti al bisogno di chi soffre, anche se alcune sono persone religiose, come il sacerdote e il levita, e tirano dritti quando incontrano un bisogno. Infine coloro che sono pronti a sacrificarsi pur di aiutare chi soffre, e non si tirano indietro quando c’è da fare del bene. “In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me”. Matteo 25:40.
Amare è una scelta. Oggi forse Dio metterà davanti a te qualcuno che ha bisogno. Il nostro prossimo è a volte più vicino di quanto possiamo immaginare. Infine resta il fatto che persino se diamo un bicchiere d’acqua, questo gesto non sarà ignorato da Dio, ma avrà la sua ricompensa.
https://www.chiesadiroma.it/chi-e-il-mio-prossimo/
Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui