Un maquillage un po’ ingenuo ma forse convincente quello attuato dall’emirato del Qatar per “sdoganare” il Fronte al-Nusra, braccio armato di al-Qaeda in Siria e protagonista di vittorie militari nel nord del Paese non meno importanti di quelle conseguite a Palmira e Ramadi dallo Stato Islamico. L’ultima vittoria dei qaedisti, che costituiscono la milizia più importante dell’alleanza denominata Esercito della Conquista (composto anche da salafiti e Fratelli Musulmani sostenuto anche da turchi e sauditi), è stata conseguita giovedì ad Ariha, ultima roccaforte delle truppe di Damasco nella provincia di Idlib conquistata quasi per intero nelle scorse settimane.
Il possesso di Ariha apre agli insorti le porte di Latakya, feudo del clan Assad nella regione costiera abitata per lo più da sciti alauiti. Nella provincia di Idlib, ai confini con la Turchia, i governativi controllano ormai solo due villaggi sciiti, diverse postazioni militari e l’aeroporto militare di Abul Douhour. In concomitanza con questo successo militare il leader del Fronte al Nusra, Abu Mohammedal Golani, ha affermato che il suo intento è solo combattere il regime e non minacciare l’Occidente con attacchi e attentati. Lo ha detto in un’intervista alla televisione satellitare qatarina al Jazeera, aggiungendo di considerare l’Isis come “una minaccia”. Nell’intervista, in realtà, quasi uno spot pubblicitario della durata di un’ora a cui farà seguito un’altra “puntata” nei prossimi giorni, Golani ha cercato di offrire un’immagine più “morbida” del suo movimento pur aggiungendo che al-Nusra si riserva il diritto di compiere azioni violente contro gli Stati Uniti se i jet della Coalizione continueranno a bombardare le sue milizie.
Bombardamenti in realtà poco più che simbolici considerato che i qaedisti, come le milizie dello Stato Islamico, continuano ad avanzare pur non disponendo di forze aeree né di efficaci sistemi antiaerei. Basti pensare che dal settembre scorso la Coalizione ha effettuato circa 1.500 raid in Siria mentre la sola aeronautica di Assad ne ha compiuti 17 mila solo negli ultimi sette mesi. Nelle scorse settimane dal Qatar era circolata la notizia che al-Nusra fosse sul punto di abbandonare al-Qaeda, notizia poi rivelatasi priva di fondamento. Forse anche per questo da Doha è iniziata una campagna tesa a rendere presentabile il movimento qaedista come ha evidenziato un commento sul quotidiano Il Foglio. «L’intervista era attentamente coreografata: l’intervistatore è stato fatto sedere sulla sedia che apparteneva al governatore di Idlib, scappato via due mesi fa, a rimarcare: qui abbiamo vinto noi. Le domande accomodanti, la bandierina di al Qaida appoggiata sul tavolino, la cintura esplosiva indossata dal capo, ma nascosta sotto un gilet (come dovremmo interpretarlo, come un segno di moderazione?), i vestiti tradizionali siriani – a suggerire che il gruppo non è tutto formato da stranieri – il volto nasuto e nascosto ma solo agli spettatori, non all’intervistatore».
In questo contesto va inserita la dichiarazione di Golani di non voler minacciare l’Occidente e diessere pronto a rispettare le minoranze religiose in Siria, ma solo una volta caduto il regime di Assad. «Spiacenti per al Jazeera, che per regola redazionale non pronuncia mai la parola terroristi, ma non potrà mai funzionare per il semplice motivo che al-Qaeda è al Qaeda», commentava ieri Il Foglio. Ma sarà proprio così? L’operazione di sdoganamento di al-Nusra non sembra aver fatto molto rumore in Occidente né risultano particolari reazioni da parte delle cancellerie europee nei confronti di Qatar, Turchia e Arabia Saudita che sostengono l’Esercito della Conquista. Appare evidente l’abisso che separa i media occidentali che si impongono di non diffondere i video di propaganda dello Stato Islamico e al-Jazeera che concede ore agli spot di al-Qaeda mascherati da interviste prive di domande scomode. Ciò nonostante ai nostri “alleati” che sostengono i jihadisti evitiamo di contestare il supporto forniti ai terroristi e continuiamo a vendere armi sofisticate benché sia certo che molte di quelle impiegate dai miliziani jihadisti provengano dagli arsenali turchi, sauditi e qatarini. Dopo molte denunce dell’opposizione turca un video che mostra le forniture belliche che le forze di Ankara hanno girato ai qaedisti in Siria è stato pubblicato giovedì dal quotidiano laicoCumhuriyet.
Le immagini, girate da polizia e gendarmeria turca nel gennaio 2014, confermano come leperquisizioni ordinate dalla giustizia di Ankara ai “convogli umanitari” diretti in Siria abbiano fatto infuriare il governo di Recep Tayyp Erdogan che, infatti, nell’ultimo anno ha fatto arrestare decine di magistrati e militari coinvolti nell’operazione con le accuse di “tradimento” e “spionaggio” mentre sulla vicenda è stato posto il segreto di Stato imponendo la censura ai media. Sarà un caso, ma simultaneamente all’operazione di maquillage di al-Nusra anche l’Isis ha cercato di mettere in mostra il suo “volto umano”. Il comandante delle milizie jihadiste che hanno occupato Palmira, Abu Laith al-Saoudy, ha detto a una radio vicina all’opposizione anti-Assad che «non toccheremo le rovine di Palmira, distruggeremo solo statue blasfeme e quelle che i miscredenti usano per pregare». E a beneficio di quanti non fossero ancora convinti che gli uomini dello Stato Islamico sono dei benefattori dell’umanità, al- Saoudy ha aggiunto che «abbiamo riparato anche le strade, in città si vive tranquillamente».
di Gianandrea Gaiani
da: Lanuovabq.it/
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