Venticinque anni dopo la caduta del “Muro di Berlino”, circa due milioni di persone han preso parte alla commemorazione dell’evento storico, arrivate nell’ex capitale, divisa per lunghi anni (Berlino est e Berlino ovest) , per festeggiare la fine della guerra fredda. Sulle note “dell’inno alla gioia” del maestro D. Barenboim, sulla Porta di Brandeburgo compare la scritta ”Freiheit’ (Libertà), e persino papa Francesco ha pregato perché “si diffonda sempre più una cultura dell’incontro, capace di far cadere tutti i muri che ancora dividono il mondo”. A distanza di 25 anni da quel 9 novembre 1989, al posto della marea umana che festeggiò tutta la notte per il crollo del muro c’è stata una folla composta, la quale ha celebrato l’avvenimento con solennità mentre la cancelliera tedesca Angela Merkel lanciava un messaggio di speranza al mondo per tutti quei Paesi che vivono in situazioni di separazione e scontro, ricordando come l’Europa unita sia riuscita, in 25 anni, ad accogliere nell’Unione 28 Stati per un totale di circa 500 milioni di abitanti.
Tuttavia, se il Muro di Berlino ha tenuto separati per lunghissimo tempo i tedeschi dell’est da quelli dell’ovest, vorrei ricordare che c’è un ben altro “muro” di separazione che, a differenza di quello di cemento e calce, non può essere abbattuto con piccozze e badili e cioè il muro del “peccato”: questo muro non è di natura terrena ma è di natura spirituale ed esso conduce alla morte, perché separa da Dio! Dalla caduta di Adamo ed Eva sino al momento della crocifissione, questa “barriera” ha impedito qualsiasi comunione con l’Eterno, ma essa è stata abbattuta definitivamente quando Gesù ha esalato l’ultimo respiro e la “Cortina” è stata squarciata da cima a fondo (Matteo 27:51). Il “velo” del Tempio di Salomone, come quello del Luogo Santissimo nel Tabernacolo di Mosè, ha rappresentato per millenni il “muro di separazione” fra l’uomo e Dio, ma quando Cristo si è lasciato trafiggere mani, piedi e costato, Egli ci ha riconciliati nella Sua carne (Ebrei 10:20) facendo cadere per sempre questo muro! Pertanto, più che pregare per i “muri” di cemento armato nel mondo, io pregherei perché vengano abbattuti tutti i muri del “peccato” che attanagliano l’umanità, a condizione si consegni nelle mani del Signore l’arnese necessario affinché questo muro venga abbattuto: non la nostra “giustizia umana” ma il “Sangue dell’Agnello” che ci ha purificati dai nostri peccati (Apocalisse 1:5).
Salvatore Di Fede – notiziecristiane.com
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