Due battute col ministro Lorenzin: «È una questione di coscienza, non di opinione. Come si fa a non capire questa evidenza elementare?».
Anticipiamo l’editoriale tratto dal numero di Tempi in edicola da oggi (vai alla pagina degli abbonamenti) – Mentre siamo in procinto di metterci in viaggio per Roma e lei sta facendo le valigie per la missione istituzionale che il 30 gennaio la porterà a Pechino, ci fa piacere condividere telefonicamente col ministro della Sanità le ragioni per le quali saremo idealmente insieme al Family Day. Contro nessuno. Ma certamente in totale disaccordo con Laura Boldrini, terza carica dello Stato, che si è permessa di dogmatizzare il diritto di un adulto a calpestare il diritto di un bambino ad avere una mamma e un papà.
Ci ha detto Beatrice Lorenzin: «Ho avvertito Renzi che se resta così com’è, io, come donna e come ministro, non solo la legge Cirinnà non la voterò, ma voterò contro. Sono mamma, non sono sposata e parlo da coppia di fatto: da quella legge vanno espunti tutti i riferimenti al matrimonio e va cancellata la stepchild adoption, che fa rientrare dalla finestra quello che abbiamo cacciato dalla porta. E cioè la possibilità del ricorso all’utero in affitto. Ho tanti amici omosessuali che la pensano come me. C’è un diritto dei bambini ad avere una madre e un padre che viene prima di ogni desiderio degli adulti. È una questione di coscienza, non di opinione. Come si fa a non capire questa evidenza elementare?». E i bambini che “già esistono”, quelli usati per creare situazioni di fatto e poi rivendicare il “diritto” all’omogenitorialità? «È evidente che se ne dovranno occupare i giudici, caso per caso, sono situazioni molto delicate».
Come nella famosa impresa del Don Giovanni d’Austria, il 24enne scapestrato che si giocò la pelle per salvare il popolo dalla sottomissione al Sultano che d’un tratto si mise in testa di occupare l’Europa con cui prima condivideva i commerci, siamo certi che sulle galee che portano al Family Day non solo non c’è discriminazione e animosità per alcuno, ma c’è volontà di riconoscere tutti e dialogare con tutti. Non però al prezzo di farci occupare da una ideologia irrazionale e prepotente che fa della difficoltà storica in cui versa la famiglia – così disprezzata e contraddetta dai poteri ricchi e viziosi – l’occasione per impiantare esperimenti sociali, violenti nei confronti dei bambini e intolleranti nei riguardi della società. Diciamo le cose come stanno: non c’è nessuno contrario a riconoscere diritti alle persone omosessuali.
A questo proposito, esiste un testo unico di legge (ddl Sacconi) che aspetta solo di essere approvato. Il problema è che non sono i diritti delle persone quelli che la legge Cirinnà vuole affermare. Ma una bandiera. Vuole piantare la bandiera matrimoniale ad uso delle persone dello stesso sesso e questo solo ed esclusivamente per dare loro accesso ai bambini. Ma tra due identici i bambini si fanno in un solo modo: con i commerci degli ovuli nei laboratori, lo sfruttamento delle donne, l’utero in affitto. In tutti i casi è la coscienza umana – non una tradizione – che sente di dire “No, grazie”. Non c’è diritto senza verità. Non ci sono diritti che possano prevalere sul diritto e la verità di ogni bambino ad avere una mamma e un papà.
Foto Ansa
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