E’ facile che si senta parlare di giustizia ogni giorno; meno facile che la si viva o la si veda applicata.
Comunque, praticamente ogni giorno, in tv o nei giornali non si può fare a meno di sentirla nominare. In politica, in magistratura, nella sanità, nel mondo della scuola o in quello del lavoro, la questione della giustizia è onnipresente.
Perché? Forse perché da essa dipendono tutte le relazioni fra gli uomini. Se qualcosa non va 8fra gli uomini) si ricorre ai tribunali e si chiede giustizia, si pretende che chi di dovere (i giudici) facciano valere la giustizia.
E se poi qualcuno non riceve giustizia ecco che aumentano i soprusi e che le vittime di essi possano anche ammalarsi, a causa del dover subire delle ingiustizie. E, così, dove manca la giustizia si fa strada la sofferenza.
Insomma, pare proprio che la giustizia sia qualcosa di cui non possiamo fare a meno. Se è vero che si vive di pane, di acqua e di aria – fisicamente parlando – è altresì ver che per vivere in modo sano dal punto di vista psicologico non si possa fare a meno della giustizia. Quando essa è carente o addirittura negata l’effetto è il disordine, a tutti i livelli: sociale, politico, finanziario, morale.
Ma se è vero che la giustizia è qualcosa di nominato quotidianamente, come mai non si sente parlare di santità altrettanto spesso?
Vi è forse qualche differenza tra la giustizia e la santità?
Secondo la gente sembra essere così, ma secondo Dio no. La giustizia e la santità per Dio sono le facce di una stessa medaglia: dinanzi a Dio non si può essere giusti senza essere santi, né santi senza essere giusti.
E “se” la giustizia e la santità sono intimamente intrecciate, come mai, allora, non si sente parlare della santità?!
La gente richiede, rivendica e pretende la giustizia, ma pensa di poter fare a meno della santità! Che illusa!
Qual è infondo la radice della giustizia?
La vera giustizia deriva e procede da Dio. Ecco perché la bibbia ci esorta dicendo. “Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia e tutte le altre cose vi saranno date in sovrappiù”. Il regno di Dio è fondamentalmente il regno della Giustizia.
Ma così come il Signore invita a ricercare la Sua giustizia, altrettanto richiama gli uomini a cercare la Sua santità, dicendoci nella sua parola: “Siate santi perché io, l’Eterno, sono santo”.
Il carattere di Dio è santo. E Dio è anche perfettamente giusto. In Dio la giustizia e la santità si danno la mano, poiché sono inseparabili, in quanto entrambi procedenti da Lui. Sono due aspetti del carattere morale di Dio.
E così come questi tratti fanno parte di Dio, altrettanto devono poter essere i segni distintivi di coloro che dicono di vivere in comunione con Lui. E’ non solo un controsenso, ma anche una palese menzogna, dire che si ha comunione con dio quando la propria vita non è caratterizzata e permeata dai tratti della giustizia e della santità.
Perché si parla tanto della giustizia ogni giorno, ma non si parla quasi mai della santità, che ne è la radice e l’origine?
Perché la gente, ignorante delle cose spirituali, non si avvede che la fonte della giustizia deriva da Dio e, che, senza una comunione intima con dio non è possibile realizzare la vera giustizia.
Ecco perché nella nostra società si fa un gran parlare della giustizia, mentre – di fatto – essa è grandemente trasgredita, in ogni area praticamente della nostra perbenista società ( che è altra cosa di una società perbene, quale la nostra non è).
Illusi coloro che pensano di poter essere giusti senza essere santi.
In effetti il motivo per cui nella nostra società si può soltanto parlare di giustizia, mentre tutti (ma proprio tutti, nessuno escluso) la calpestano – rispettandola a parole ma rinnegandola nei fatti -, dipende proprio dal fatto che non si è capito che la fonte della vera giustizia sta in dio e che la giustizia non può essere separata dalla santità.
Ora tutti pensano e provano a dichiarare di essere 8più o meno) giusti, ma pochissimi si azzarderebbero a dire di essere santi. Non comprendendo come le due cose sono identiche. Se, dunque, qualcuno riconosce di non potersi definire santo, altrettanto deve riconoscere di non potersi definire giusto.
E allora?
E allora la gente che tenta di definirsi giusta sa di non potersi definire santa, dovrebbe realmente definirsi per quello che è. E se sa di non potersi definire santa, deve definirsi per ciò che non santo non è: impuro, ingiusto, ingannevole, iniquo, malvagio, trasgressore, sleale, spergiuro, traditore, infedele, spietato.
Queste sono le radici dell’ingiustizia e di ciò che santo non è.
Non si può tentare di dire di essere giusti, ma non santi: è una contraddizione.
Se non vediamo giustizia intorno a noi, nella nostra società (a tutti i livelli), ciò significa che la nostra società sconosce il fondamento della giustizia, chè deriva dalla santità, che altro non è se non il naturale carattere di Dio.
Ipocriti coloro che dicono che c’è distinzione tra la giustizia e la santità.
Infatti la bibbia dice, contemporaneamente:
- che gli ingiusti non erediteranno il regno di Dio;
- che senza la santificazione nessuno vedrà il Signore.
Dunque? Dunque sia coloro che sono ingiusti, sia coloro che non sono santi non entreranno entrambi nel regno di Dio.
La santità non è un optional. E non vi è reale giustizia lì dove manca la santità e la santificazione (che è il processo per cui un uomo, con la grazia di Dio, a poco a poco, tende ad identificarsi con la natura di Dio).
Illusi di poter vivere civilmente e secondo giustizia coloro che pensano di poter vivere non cercando la santificazione.
La natura della giustizia è la stessa di quella della santità: sono dimensioni spirituali, che hanno la loro origine in Dio.
Illusi coloro che vorrebbero circoscrivere la dimensione della giustizia ad un livello semplicemente umano, alla portata di tutti, facendo a meno di una relazione con Dio.
Di fatto la nostra perbenista società fa acqua da tutte le parti per quel che riguarda la giustizia. Le cronache sono piene di fatti che hanno per protagonista l’assenza della giustizia:
- politici corrotti;
- vescovi e cardinali corrotti;
- magistrati corrotti;
- insegnanti corrotti;
- uomini d’affari corrotti;
- istituzioni corrotte;
- etc., etc.
Eppure si dice e si pensa che “fondamentalmente siamo una società giusta e civile”!
Che illusione!
Chi pensa di poter fare a meno della santità, non sarà neanche giammai un giusto.
Dio odia le bilance false, quelle con ‘due pesi e due misure’. E, in effetti, cercare di dire di essere giusti senza di fatto essere santi (cioè approvati – non agli occhi degli uomini, ma dinanzi a quelli di dio -) è un doppio peso e una doppia misura, in altre parole, un inganno. E Dio odia l’inganno e gli ingannatori.
Del resto a chi vorremmo ingannare (dicendo di essere giusti sapendo di non essere santi)?!
Insomma, poiché dinanzi a Dio non v’è distinzione alcuna tra la giustizia e la santità, coloro che pensano di poterle separare (cercando di vivere “un po’ da giusti, ma sicuramente non da santi”) non sono altro che degli illusi e degli ipocriti dinanzi a Dio.
Quando il Signore dice di “Non separare ciò che Dio ha unito” non credo che si riferisca solo al matrimonio, ma “anche” alle dimensioni della giustizia e della santità, cioè agli aspetti del Suo stesso carattere; carattere che deve essere proprio di coloro che dicono di credere in Lui o che pensano di essere i suoi figli.
Chi separa la santità dalla giustizia, e viceversa, va contro i principi spirituali di Dio, ingannando ed illudendo se stesso.
Se nella nostra società la grande assente è la giustizia e la grande presente è la corruzione (a tutti i livelli), ciò dipende dal fatto che i più sconoscono (e non si curano nemmeno di cercarla) la dimensione e la natura della santità.
Una tale società è destinata a regredire e a fallire miseramente, nonostante tutti gli sforzi che può fare per cercare (esteriormente) di “essere giusta”!
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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