È bastato un banale diverbio per una precedenza non data a scatenare la furia omicida nel cervello di Domenico Aschettino, 40 anni, l’ex guardia giurata che domenica scorsa a Lauro (Avellino) ha ucciso il vicino di casa e ha cercato di sterminarne la famiglia. L’uomo, infatti, dopo aver covato rancore per un giorno intero, si è recato alla casa dei Sepe e ha sparato almeno otto colpi di pistola ad altezza d’uomo.A perdere la vita è stato Vincenzo Sepe, 44 anni, ma altri quattro suoi familiari sono rimasti feriti, alcuni in modo molto grave. Tra questi la figlia Carolina, 25 anni, incinta alla decima settimana di gestazione. Come suo fratello Orlando, 21 anni, è arrivata all’ospedale Cardarelli in stato di coma: colpita da un proiettile alla testa, versa ora in condizioni disperate, ma i medici del reparto Rianimazione del Cardarelli di Napoli fanno di tutto per mantenere le sue funzioni vitali e dare così una speranza di sopravvivenza almeno al suo bambino.
Martedì la giovane è stata sottoposta a un delicatissimo intervento di craniotomia decompressiva con l’asportazione di alcuni frammenti di proiettile, ma è un filo sottilissimo quello che continua a legare all’esistenza lei e, attraverso lei, la piccola vita che ha in grembo. Nessun bollettino medico ha dichiarato ufficialmente la morte cerebrale della donna, anche se si lascia intendere che ormai non restano più speranze, se non appunto per il feto che potrebbe continuare a crescere nel suo utero fino al raggiungimento dei sei mesi circa di gestazione: solo a questo punto potrebbe vedere la luce con una buona probabilità di sopravvivenza.
Non sarebbe la prima volta che un feto continua a vivere nel grembo di una madre morta (ovvero dichiarata ufficialmente in morte cerebrale), ma i precedenti riguardano periodi di pochi giorni o qualche settimana al massimo. Quello di Carolina e del suo bambino, dunque, è un caso particolarmente assurdo e doloroso, che tiene l’Italia con il fiato sospeso.
Quest’ oggi se hai un momento, entra nella tua stanza e prega al Dio dei miracoli , al Dio che salva , che guarisce e che da la vita eterna; affinchè possa preservare dalla morte questa piccola creatura, che non ha ancora visto la luce di un nuovo giorno! La tua fede sposterà i monti se solo lo vuoi, quindi unisciti a noi in preghiera per Carolina e il suo bambino, perchè dove due o tre sono riuniti in preghiera lì c’è la presenza del Signore anche se ti tova a un migliaio di kilometri di distanza.
“Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna” (Giovanni 3:16).
“Voi mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore” (Geremia 29,13).
Ci sentiamo in questo momento di dolore vicini alla famiglia di Carolina, e preghiamo anche il buon Dio, affinchè, il killer che hanno permesso che accadesse questo dramma si penta e chieda perdono prima a Cristo Gesù e poi ai familiari della vittima per i loro misfatti.
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