Una brutta caratteristica della società di oggi è che la maggior parte delle persone assorbe facilmente quello che viene proposto, presentato, o pubblicizzato, su mode, tendenze, usi, costumi, feste, eventi, etc..
Il comune denominatore però deve essere lo svago, il divertimento, o qualcosa che porta all’alienamento dal negativismo della monotona vita di ogni giorno, o dalla mancanza di obbiettivi e aspirazioni.
Nella maggior parte di questi casi si riscontra poco interesse e mancanza di desiderio di voler vedere a fondo quello che sta “dietro le quinte”, o di approfondire un eventuale significato storico e culturale di un evento, ricorrenza, o festa che si presenta apparentemente piacevole.
Con queste caratteristiche possiamo benissimo catalogare il Carnevale dei nostri giorni, che, probabilmente, risale ai tempi degli Egiziani, i quali festeggiavano i loro riti religiosi, cantando e facendo sfilare buoi per sacrificarli al dio Nilo.
Anche al tempo dei Greci si celebrava una festa simile, per ricordare il dio del vino, Dionisio (possiamo immaginare tali svolgimenti, dato che si trattava del dio del vino), arrivando ai “saturnali” dei Romani che, presumibilmente, hanno contagiato la “chiesa cristiana”.
I saturnali duravano circa 7 giorni e, in quel periodo, i romani si lasciavano andare ad ogni tipo di dissolutezza, bevendo e scambiandosi i ruoli, ballando in onore del dio Saturno.
Con questa riflessione, vogliamo evidenziare, in breve, lo spirito (le caratteristiche) del Carnevale, rilevando la gravità e l’immoralità di cui esso è promotore.
Bisognerebbe pure soffermarsi e riflettere su cosa si somministra anche a quei bambini che inconsapevoli accolgono ogni sorta di deliziosa “spazzatura”, perché permessi (anche per ignoranza) dai propri genitori (considerati anche credenti).
I bambini (che sono abbastanza intelligenti), se comprendessero veramente il significato del festeggiamento del Carnevale non vi aderirebbero molto volentieri, anche per quello che è stato originariamente; purtroppo anche loro subiscono con leggerezza l’influenza dell’ignoranza collettiva.
Molti genitori parlano di perbenismo, di buona educazione, di sani principi morali, della tradizione che accompagna la loro “fede”, ma, proprio in questi, si trova molta incoerenza nella loro vita, adeguando la loro personale valutazione e modo di pensare alla massa corrente e non a quello che insegna la Parola di Dio.
Possiamo definire (giusto in tema) che indossano un vestito di Carnevale.
Non si può stare sempre zitti e dare tutto per scontato davanti a tutta questa superficialità.
Si potrebbe fare di più per estirpare quelle “radici velenose” che sono state trapiantate dentro dalle tradizioni, che mostrano apparentemente una bella piantina, ma… velenosa.
Il nostro Signore Gesù rilevava nei Farisei i loro difetti e la loro doppiezza, che si manifestava nel loro modo di essere religiosi: una coppa splendente di fuori, ma l’interno pieno di rapina e malvagità (Luca 11:39).
Il nostro Signore Gesù ci mostra anche la realtà in cui stiamo vivendo (di cui il Carnevale è una delle tante e più evidenti) e chiama i credenti a collaborare con Lui per portare la luce della verità in mezzo all’ignoranza e all’ipocrisia.
Anche Dio ha istituito delle feste per il Suo popolo (come possiamo riscontrare nell’Antico Testamento) non per mero divertimento, o per incoraggiare le ubriachezze, le gozzoviglie ed altre cose peccaminose, ma per ricordare e gioire delle Sue liberazioni, per apprezzare la Sua provvidenza e la Sua fedeltà; un’occasione per rallegrarsi e festeggiare con tutto il cuore, in semplicità e senza ipocrisia.
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