Di solito quando si pensa o si parla di Lutero i cattolici lo inquadrano come il “protestante”, colui che si è permesso (!) di criticare e confutare il papa.
Immagino che la maggior parte degli italiani, però, non sa che il termine ‘protestante’ – che originariamente circolava al tempo di Lutero – non significa ‘ribelle’, ma ‘testimone a favore di qualcosa’. Infatti la parola pro-testante viene dalla composizione delle parole pro (cioè a favore) e testante (ossia colui che testimonia). Quindi il ‘pro-testante’ è colui che testimonia a favore di qualcosa.
Allora conoscere Lutero significa capire a favore di che cosa egli ha testimoniato.
Lutero ha testimoniato a favore della verità del vangelo, contro ogni cosa o chiunque volesse oscurarlo a motivo delle proprie vedute o di dogmi che fossero contrari alla verità in esso contenuta.
Poiché l’atto che diede il via alla Riforma Protestante (ossia ad un movimento di ri-forma, ossia ritorno al vangelo – dal quale ci si era separati a causa di una moltitudine di insegnamenti umani aggiunti nel corso dei secoli al vangelo o deviando da esso -) fu quello dell’affissione – da parte di Lutero – di una serie di affermazioni al portone della cattedrale di Wittenberg (il 31 Ottobre 1517), sarebbe utile conoscere almeno alcune di queste affermazioni per poter capire cosa Lutero voleva intendere con quelle dichiarazioni (di fede nel vangelo).
Le affermazioni (o tesi) che Lutero affisse al portone della cattedrale di Wittenberg nel 1517 furono 95. Ne vorrei qui riportare solo alcune, dalle quali – tuttavia – si può ben capire cosa intendesse affermare Lutero.
L’esame delle tesi di Lutero ci aiuterà a capire che egli era un pro-testante (nel senso di voler testimoniare a favore di qualcosa (e precisamente del messaggio del vangelo) e non un ‘protestante’ nel senso di un ribelle [1].
Tesi n. 21 Sbagliano quei predicatori di indulgenze, i quali dicono che per le indulgenze papali l’uomo è sciolto e salvato da ogni pena
Tesi n. 24 E’ perciò inevitabile che la maggior parte del popolo sia ingannata da tale indiscriminata e pomposa promessa di liberazione dalla pena
Tesi n. 27 Predicano da uomini coloro che dicono che subito, come il soldino ha tintinnato nella cassa, [2] l’anima se ne vola via (dal purgatorio al paradiso)
Tesi n. 32 Saranno dannati in eterno con i loro maestri coloro che credono di essere sicuri della loro salute (o salvezza) sulla base delle lettere di indulgenza
Tesi n. 33 Specialmente sono da evitare coloro che dicono che tali perdoni del papa sono quel dono inestimabile di Dio mediante il quale l’uomo è riconciliato con Dio
Tesi n. 36 Qualsiasi cristiano veramente pentito ottiene la remissione plenaria della pena e della colpa che gli è dovuta anche senza lettere di indulgenza
Tesi n. 43 Si deve insegnare ai cristiani che è meglio dare a un povero a fare un prestito a un bisognoso che non acquistare indulgenze
Tesi n. 52 E’ vana la fiducia nella salvezza mediante le lettere di indulgenza, anche se un commissario e perfino lo stesso papa impegnasse per esse la propria anima
Tesi n. 62 Vero tesoro della Chiesa di Cristo è il sacrosanto Vangelo, gloria e grazia di Dio
Tesi n. 76 I perdoni papali non possono cancellare neppure il minimo peccato veniale, quanto alla Colpa
Tesi n. 92 Addio dunque a tutti quei profeti, i quali dicono al popolo cristiano “Pace, pace”, mentre non v’è pace
Tesi n. 93 Valenti tutti quei profeti, i quali dicono al popolo cristiano “Croce, croce”, mentre non v’è croce
Sarebbe utile commentare ciascuna delle suddette tesi, ma basti capire che esse sono tutte accomunate dal principio (evangelico – ossia secondo il Vangelo di Gesù -) secondo cui:
la remissione dei peccati (ovvero la salvezza del Signore) è frutto della grazia [3] di Dio data a coloro che, riconoscendo il proprio stato di peccato (ossia di sviamento e trasgressione rispetto alla giustizia di Dio), si volgono a Lui per chiederGli di essere salvati (ossia trasformati e rinnovati dalla sua grazia, per vivere non più nel peccato, ma secondo la Sua Giustizia).
Per tale motivo Lutero si è opposto alla vendita delle indulgenze, perché esse inducevano la gente a pensare che la salvezza di Dio si possa comprare con il denaro (il che è profondamente contrario – praticamente opposto – alle Scritture (v. Atti degli apostoli cap. 8 al verso 1 al 21)).
La vendita delle indulgenze scredita il genuino messaggio del vangelo. Il pensiero di comprare la salvezza di Dio è blasfemo. Perciò, mosso e spinto da un santo zelo per l’evangelo di Cristo, Lutero volle che la gente aprisse gli occhi sull’inganno e sulla vana fiducia di pensare di poter comprare la remissione dei propri peccati attraverso la vendita delle indulgenze promosse dal papa, il quale intendeva ricavare per mezzo di esse i soldi che gli servivano a finanziare la costruzione della basilica di “San Pietro”!
Lutero, pertanto, ha pro-testato a favore del fatto che la sana dottrina del vangelo respinge e condanna la pretesa da parte di chicchessia di pensare di poter comprare la salvezza (di Dio) con delle offerte in denaro.
Come Giovanni il battista, che respinse ed apostrofò come una ‘specie e una razza di vipere’ i farisei e i capi religiosi del suo tempo, che pensavano di prendere in giro la gente e Dio col far finta di accettare il suo battesimo (senza però ravvedersi, ossia senza cambiare vita), allo stesso modo Lutero smascherò e denunciò la falsità del sistema delle indulgenze.
Capire Lutero, quindi, significa capire come egli si batté per tenere alta la verità del vangelo; per difenderla dagli inganni di coloro (papa in testa) che promettono altri modi ed altre vie (fuori dalle parole di Cristo) per “ottenere la salvezza”.
Se fosse presente ancora oggi, di certo Lutero si batterebbe ancora contro la pratica della vendita delle indulgenze, che continuano a perdurare sotto varie forme e maniere (il giubileo, i pellegrinaggi in luoghi particolari, il passaggio attraverso la “porta santa”). Dovrebbe affiggere ancora ulteriori tesi su ulteriori portoni di qualche cattedrale (a Roma, a Parigi, Berlino, Berna, Londra, Atene, Madrid, Stoccolma, Copenaghen, …)?
Capire Lutero e la Ri-forma (ossia il ritorno della gente al Vangelo) significa capire che ci si inganna nel credere di poter andare in cielo ascoltando i messaggi di chi predica vie più facili e più comode (come il pagare offerte, senza di fatto né ravvedersi né convertirsi davanti a Dio) anziché aiutare le persone a confrontarsi col genuino messaggio presente nel vangelo.
Lutero ruppe con Roma (e col papa) perché Roma (e il papa) ruppero con Cristo.
Ma oggi quella ‘frattura’ è stata tolta ed eliminata? Affatto.
La Ri-forma non è stata superata. Essa resta attuale e serve ancora oggi. Ancora oggi Cristo ci chiama a rompere con tutto ciò che vorrebbe insabbiare o annacquare il messaggio di Cristo.
Ecco perché nelle sue ultime tesi (o proposizioni di fede) – la n. 92 e la n. 93 – Lutero ci esorta a separarci dai falsi profeti che dicono “Pace, pace”, mentre pace non c’è (ovvero da quelle “profezie” ingannatrici che predicano la pace, senza una reale riconciliazione con Dio) e a seguire, invece, quei profeti che indicano la croce quale unico modo per andare e ritornare a Dio.
Capire Lutero, insomma, significa comprendere che egli non fu affatto un ribelle, ma un vero pro-testante, ossia un testimone di Cristo e del vangelo (come lo furono anche gli apostoli, dinanzi a coloro che avrebbero voluto tappar loro la bocca v. Atti 5: 29).
Capire Lutero significa, dunque, essere favorevoli ad una Ri-forma che ci faccia ritornare al vangelo ed abbandonare le tante strade comode, ma false, che oggigiorno i rappresentanti delle religioni predicano, ingannando la maggior parte delle genti.
[1] Se per qualcuno Lutero fu un ‘ribelle’ cercheremo di vedere a chi egli eventualmente si ribellò (di certo non al vangelo, ovvero al Signore)
[2] Questa era la frase con cui il monacoTetzel (inviato dal papa per promuovere la vendita delle indulgenze) usava per propagandare l’acquisto da parte della gente del popolo di un foglio stampato recante la promessa da parte del papa di accordare uno sconto alle pene del purgatorio a coloro che lo avessero acquistato.
[3] La Grazia è il dono immeritato di Dio, cioè la sua salvezza.
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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