Dal buio alla luce: è bastato rimuovere quel pallino bianco in mezzo all’occhio. Si chiama cataratta e provoca l’opacizzazione del cristallino, causa di metà dei casi di cecità nel mondo e più del 30 per cento dei problemi visivi. Colpisce soprattutto i poveri. Ma in alcuni villaggi del Camerun è arrivato l’ambulatorio oculistico mobile di Sonia.
“Perché mi volete visitare? Non ci vedo da quarant’anni. Non perdete tempo con me”. Josephine è ipovedente da quando aveva 5 anni: due cataratte precoci e il mondo è diventato tutto sfocato. I colori sono indefiniti, riconosce le persone dalle voci. Ma al villaggio camerunense è arrivato il camion ambulanza con moderne attrezzature e gli specialisti in oftalmologia si sono messi subito all’opera: tutti in fila per una prima visita agli occhi. “La diffidenza da parte della gente è molto forte, c’è chi non ha mai visto un dottore”, esordisce uno specialista della clinica mobile. “Chi è mai andato in un ospedale? Quasi nessuno se lo può permettere, ci vanno quando la salute è compromessa: per morire” sibila rassegnato.
Secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 37 milioni di persone al mondo, delle quali un milione di bambini, sono ciechi e 124 milioni sono soggette ad abbassamento della vista. Il 90 per cento di queste persone vive nei Paesi poveri. In Camerun si stima che gli ipovedenti siano circa 180mila, l’1 per cento della popolazione, in un Paese grande una volta e mezza l’Italia, ma con meno di un terzo di popolazione. Un’emergenza nell’emergenza della povertà. Il governo nazionale camerunense ha sottoscritto nel 2011 il programma dell’Organizzazione mondiale della sanità “Vision 2020: il diritto alla vista”, che mira ad eliminare le cause principali della cecità.
Sonia Gasperetti è arrivata in Camerun nel 2011, è un’oftalmologa con una lunga carriera alle spalle. Dopo più di un decennio di volontariato in Africa, cinque anni fa decide di trasferirsi stabilmente in Camerun per combattere la cecità con un progetto originale: attrezzare un camion di moderni apparecchi sanitari per la diagnosi e la cura degli occhi e andare di villaggio in villaggio ad assistere i malati. Dà anche un nome al suo progetto: “Vision rurale” e l’aiuto in Camerun di Georges Alex Mbarga del Com, il Centro Orientamento Educativo, che gestisce l’Hospital Saint Luc a Mbalmayo, una cinquantina di chilometri dal Yaoundé, e dell’ospedale Cass nella capitale. Con il camion-ambulanza volante, Sonia e i suoi collaboratori curano migliaia di pazienti l’anno, affetti soprattutto da cataratta, che non trattata porta alla forma principale di cecità, seguita da glaucoma e dal tracoma.
Sebbene il Camerun sia dotato di una capillare rete viaria, le strade sono perlopiù delle carrozzabili, gran pan parte dissestate e in terra battuta. Quando piove diventano quasi impraticabili e la pioggia scende a scrosci per sei mesi all’anno. Sonia ha viaggiato spesso in queste precarie condizioni per raggiungere i villaggi. Ma, dopo l’iniziale diffidenza incontrata fra le tribù, sono arrivate sempre più richieste per estendere il servizio della clinica mobile sempre più lontano, fino a otto diverse località. Da Mbalmayo a Yauundé, a Ebolowa, da Sangmelina Eseka, passando per Akonolinga, Metete e Lolodorf, tutte nel centro e nel sud del Camerun.
Sonia o i suoi collaboratori raggiungono i villaggi, a volte riescono a trovare una struttura o una tettoia dove appoggiare qualche attrezzatura e cominciare le visite. A chi non può pagare anche la pur ridotta tariffa, la visita è gratuita, ma anche per gli altri le tariffe sono minime, scontate quasi del 100 per cento. Così succede per le operazioni chirurgiche negli ospedali. A volte bastano poche cure per chi non ha mai appoggiato il mento su un oftalmometro, spesso un paio di occhiali perché si torni a vedere nitidamente. Anche gli occhiali sono a prezzo simbolico e gratuiti per i poveri. Da queste parti del Camerun si vive di poco, un’agricoltura di sussistenza: si coltiva manioca, legumi, c’è un po’ di allevamento. Il reddito pro capite annuo del Paese è di circa 3000 dollari (stime FMI 2014).
Sonia si è ingegnata e ha anche un collaboratore che aggiusta, modifica gli occhiali, raccolti nelle farmacie o fra la gente in Italia. Se serve, li costruisce lui.Da noi, gli occhiali usati rischiano di finire nel cassonetto delle immondizie, lì possono essere davvero utili per restituire la vista a qualcuno. Chi ha la vista irrecuperabile, viene invece indirizzato alla scuola brail di Promhandicam. Finito il lavoro in un villaggio, il camion riparte, via in un altro villaggio e così per tutto l’anno.
Ma su quel camion color arancio, a quattro ruote motrici, mica si può far tutto! L’Hospital Saint Luc, gestito dal Com di Georges Mbarga, fa’ giusto il caso suo. Ma deve essere dotato di avanzate apparecchiature mediche, ecco che il trio Sonia, Giullari e Com, alcuni anni fa, entrano di nuovo in scena e riescono a dotare strumenti come oftalmoscopi, retinoscopi, diottometri, pupillometri… Le richieste di interventi ogni anno aumentano sempre più, ecco che viene predisposta una sala operatoria all’ospedale di Cass, nella capitale Youndé, dopo averlo dotato dell’apparecchiatura, acquistata in Italia come le altre attrezzature mediche e l’equipaggiamento della clinica mobile.
La diagnosi più frequente è cataratta. E negli ospedali è una trafila di pazienti in attesa. Ora sono migliaia gli interventi chirurgici, ogni anno quasi raddoppiano le persone, aumentano in modo esponenziale anche i pazienti visitati e a chi viene prescritto l’uso gli occhiali.
Il bacino d’utenza sul quale si interviene è più di 1,2 milioni di persone, finora è stato possibile effettuare circa 30mila controlli, tra cui gli studenti di 42 scuola. Ci sono anche incontri informativi per convincere ragazzi e adulti a sottoporsi alla visita, almeno uno al mese in ognuno degli otto villaggi dove arriva la clinica mobile. Meglio prevenire che curare! Ora, dicono i responsabili, dovremmo dare precedenza ai bambini e ragazzi portatori di handicap, già in difficoltà con la vista.
Sonia, intanto, ha messo a punto la macchina organizzativa per un nuovo giorno sulla sua clinica volante.
Paolo Tessadri | Unimondo.org
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