Bihar, due coppie cristiane nepalesi fermate per ‘conversioni forzate’

I quattro nepalesi hanno evangelizzato per un mese alcuni quartieri della città di Muzaffarpur. Sono accusati di aver tentato di convertire i poveri con allettamenti in denaro. Ma non vi è alcuna prova. La Costituzione indiana garantisce il diritto di propagare la propria fede.

New Delhi – Due coppie nepalesi cristiane sono state arrestate dalla polizia perché accusate da un gruppo di locali di possibili “conversioni forzate”. Il presidente del Global Council of Indian Christians (Gcic), Sajan K George, ricorda ad AsiaNews che la Costituzione indiana garantisce il  “diritto alla libertà di coscienza e a professare, praticare e propagare la religione”.

Le coppie, dei quali non è stato rivelato il nome, provengono dalla cittadina nepalese di Chiton Narayangarh e si trovavano da circa un mese a Muzaffarpur (Bihar). In questo mese, le due coppie, sono state ospiti in un albergo nella zona dell’Ahodia market, ma ogni giorno hanno visitato una zona della città, predicando il cristianesimo e rivolgendosi soprattutto ai poveri e agli analfabeti.

Un consigliere locale e sua suocera sono stati i primi a criticare i nepalesi ed hanno depositato una denuncia contro le due coppie, accusandole di convertire la gente con mezzi fraudolenti. Ad essi si sono aggiunti altre sei persone con la stessa denuncia: di avere come obbiettivo i poveri e spingerli ad abbracciare il cristianesimo con promesse allettanti.

Il primo agosto scorso i nepalesi sono stati allora fermati nella stazione di polizia di Kaji Mohammedpur. Essi rifiutano l’accusa di aver usato allettamenti di denaro per spingere i poveri a convertirsi al cristianesimo: dicono che hanno usato solo la loro parola, parlando del cristianesimo e delle cose scritte nella Bibbia.

Sajan K George lamenta la crescita del numero di “arresti di cristiani, sotto le false accuse di conversioni forzate”.  Da tempo in 7 Stati dell’India vi è una legge che proibisce le conversioni forzate, dietro promesse di denaro o lavaggio del cervello. L’ultimo Stato che ha varato tale legge è il Jharkhand. Tale legge non frena le conversioni, ma obbliga a una macchinosa verifica statale dei motivi per cui una persona si converte.

La situazione è andata peggiorando da quando il Bjp, il partito nazionalista indù, ha preso il potere a livello centrale gettando sospetti su ogni conversione e sul lavoro di evangelizzazione delle Chiese cristiane.

Il caso delle coppie nepalesi è un esempio: i quattro stavano in effetti evangelizzando, ma le accuse dicono che esse tentavano i poveri con allettamenti, senza portare alcuna prova. “L’art 25(1) della Costituzione Indiana – afferma il presidente del Gcic – dice che ‘tutte le persone’, non solo i cittadini indiani, hanno diritto alla libertà di coscienza e a professare, praticare e propagare la religione liberamente. Condividere la Buona Novella non è un gesto illegale o criminale. Condividere con gli altri il Vangelo non è un crimine, eppure [i nepalesi] sono stati arrestati. L’India è una società multi-etnica, multi-linguistica, multi-religiosa e multi-culturale con garanzie costituzionali”.

“Per la nostra India indipendente – conclude – è una grande vergogna che i cristiani, un minuscolo 2,3% della popolazione, vivano in un clima di paura ed intimidazione”.

Nirmala Carvalho | Asianews.it

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