BESTIE, UOMINI E SANTI!

Sarebbe possibile usare le categorie delle bestie, quella degli uomini e quella dei santi per classificare le persone? Per dire in quali e quanti modi potrebbero essere suddivisi gli uomini a seconda delle loro visioni di vita e delle loro condotte?

Quella appena suggerita sembra una strana classificazione, per descrivere gli uomini. Eppure gli uomini non sono tutti uguali.

Alcuni, con i loro comportamenti, non sembrano vivere o mantenersi neanche ad un livello umano di convivenza e civiltà. Certi uomini si lasciano andare a gesti così crudeli e disumani che classificarli come umani  risulterebbe essere un torto per gli uomini, che, naturalmente parlando (da semplici uomini), non commetterebbero simili brutalità. Ed è da questa considerazione che spesso viene fuori il pensiero secondo cui, appunto, certi uomini si comportano da animali (o da bestie). In effetti, per certi gesti e condotte, aggettivi e attributi come quelli di ‘disumano’ e ‘bestiale’ sono quelli più appropriati a descriverle.

E quand’è che un uomo può degradare a livello delle bestie, anziché innalzarsi al livello della giustizia perfetta di Dio, di cui la santità è la meta e il traguardo inseguendo il quale un uomo può identificarsi col suo Creatore?

Beh, basta che l’uomo si lasci andare ai suoi istinti più bassi e volgari per intraprendere il percorso che presto lo porterà a non essere più degno di essere chiamato e classificato neanche più come un uomo. Dunque la possibilità che un individuo si riduca a vivere da animale, piuttosto che da uomo, non è poi tanto o troppo remota!

Ecco, quindi, che la tipologia dell’animalità o della bestialità non è poi del tutto estranea a far di essa uno strumento per classificare e catalogare gli uomini. Essa ha una precisa ragion d’essere: essa serve a classificare quei comportamenti che sono il segno delle più perverse condotte a cui un essere umano può arrivare, assecondando le sue più bieche inclinazioni.

Il altre parole, la bestialità costituisce un indice di regresso anziché di sviluppo , un modo per indicare se e come un uomo sta scendendo verso il baratro e l’abisso della corruzione, anziché salire la strada della sua elevazione spirituale, che lo condurrebbe – al contrario – verso la bellezza e la perfezione della santità.

Non per nulla quando qualcuno percorre scie e sentieri che lo fanno scivolare verso bassi livelli si usa dire: “Come sei caduto in basso”!

La bestialità può segnare, dunque, il confine estremo del degrado e del regresso a cui un uomo può tendere qualora si dedichi a seguire e a coltivare le proprie inclinazioni più basse e meschine.

E a che livello si porrebbe la misura dell’umanità? Quanto più alta essa sarebbe rispetto alla bestialità? E quanto, invece, più bassa essa è rispetto al traguardo e al vertice della santità?

L’umanità dovrebbe stare a quel livello per cui le condotte e i gesti di colui/colei che si potesse classificare secondo tale livello dovrebbero far definire tale soggetto come umano. L’umanità, insomma, dovrebbe essere caratterizzata da tutti quei pensieri e da tutte quelle sensibilità che dovrebbero contraddistinguere un essere umano e separarlo, in quanto tale, da una bestia.

Se la bestialità, dunque, è caratterizzata dalla spietatezza, dalla crudeltà, dalla malvagità e dall’inosservanza di qualsiasi norma di socialità e di affetto nei confronti di un proprio simile (visto che fra gli animali l’unica legge che sembra valere è la legge del più forte), l’umanità dovrebbe poter essere caratterizzata – al contrario – da una certa dose di pietà, di bontà, benevolenza e rispetto per gli altri. In pratica l’umanità dovrebbe costituire quel livello di sviluppo morale e civile tale per cui un uomo vedendo un altro uomo (un suo simile) in uno stato di precarietà e necessità dovrebbe sentire una certa spinta ad usare tali tratti e tali virtù nei suoi confronti. L’umanità dovrebbe poter spingere ad un certo moto di commozione nei confronti del prossimo, ad un certo senso di pietà (che è il tratto che nella bestialità è completamente venuto meno e scomparso).

Ora, chiediamoci qual’ è la parte o la dose di pietà che oggi caratterizza l’umanità, ovvero se gli uomini siano mossi (gli uni verso gli altri) ad agire secondo quei tratti che dovrebbero poter far classificare gli individui al livello dell’umanità. Sono umani i rapporti fra gli individui (?), ossia tali da poter dire che fra di loro le persone interagiscono usando quei sentimenti di pietà, simpatia, compassione o sensibilità, che dovrebbero caratterizzare gli uomini per distinguerli dalle bestie?

A che livello, insomma, sta l’umanità?! Guardando ad essa (al genere umano, al complesso degli uomini in generale) possiamo dire che essi stiano progredendo verso quei tratti che dovrebbero contraddistinguerli come tali?

Oppure l’indifferenza, l’egoismo, la sopraffazione degli uni sugli altri, le lotte tra i più forti e i più deboli sembrano costituire la legge che va per la maggiore?

Cos’è l’uomo di oggi insomma? Se sembra duro rappresentarlo come una bestia, altrettanto esagerato e ipocrita non sarebbe definirlo come un santo! Non è vero?!

Allora cos’è (diventato) l’uomo di oggi? Dove si potrebbe situare egli fra quegli estremi opposti che sono la bestialità e la santità? E verso quali di questi due estremi egli sembra voler tendere? Verso l’alto o verso il basso? Dove sta andando, insomma, l’umanità di questi ultimi tempi?!

Ha forse l’umanità debellato ‘virus’ e ‘malattie’ (morali e spirituali) come l’indifferenza (per gli altri), l’egoismo, lo sfruttamento, gli abusi, i conflitti, le rivalità, i razzismi o le ideologie che fanno di essa una “comunità” dove ognuno non può dirsi né al sicuro né circondato da individui pronti a sostenerlo e ad aiutarlo con sincero interesse e dedizione? Verso dove sta andando l’umanità? Di certo non verso la santità!

Ma non è forse questa la meta a cui Dio chiama l’uomo, dicendo (a tutti): “Siate santi perché io l’Eterno, il vostro Dio, sono santo” (Levitico 11: 44)?

Verso quale stadio (di sviluppo o di regresso) sta andando l’umanità nel suo insieme e l’uomo individualmente?

Penso che le categorie che inizialmente abbiamo presentato ed usato per cercare di classificare e distinguere gli uomini fra di loro non sono affatto strane ed estranee alla realtà e all’esame dell’umanità. La bestialità, l’umanità e la santità restano i confini entro cui l’uomo può muoversi e si muove. E tali categorie ben descrivono quale sia la natura e l’andamento dell’uomo, il quale può regredire (verso la bestialità) o migliorare (perseguendo la metà – propostagli dal suo Creatore – della santità, ossia dell’essere conforme alla natura divina).

Di certo l’umanità attualmente non può dirsi conforme all’immagine che di essa vuole Dio. Quindi non si cullino troppo coloro che pensano di essere più o meno al centro di questa classifica, più o meno ‘umani’. La corruzione (a tutti i livelli) è dilagante. E l’umanità è immersa in tale stato di cose.

Non si culli su una falsa tranquillità colui/colei che pensa di essere tutto sommato ‘umano’. Dinanzi a Dio l’unico livello accettabile è quello della santità. Da qui il suo invito ed appello (alla salvezza): “Siate santi, perché Io l’Eterno, il vostro Dio, sono santo”. Non è forse questo invito un’esplicita indicazione del fatto che, così com’è, l’umanità non è affatto degna agli occhi di Dio? Esplicitamente nella Sua Parola (la Bibbia) il Signore fa dichiarare che “Senza la santificazione (cioè quel percorso e cammino che può trasformare un uomo – per e con la grazia di Dio – da un essere corrotto e degradato (per aver assecondato e seguito le sue naturali inclinazioni) ad un essere che sia all’immagine di Dio) nessuno vedrà il Signore.

Dunque? Delle tre categorie (la bestialità, l’umanità e la santità) solo una è e può essere accettabile davanti a Dio, la santità. Guardiamo, quindi, di considerare a quale livello ci troviamo (collettivamente e, soprattutto, individualmente)!

Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com


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