Dopo il vile attentato dell’Isis alla redazione francese del giornale satirico Charlie Hebdo a gennaio scorso, che ha registrato un attacco mortale al supermercato ebraico “Kosher”, gli jihadisti del Califfato musulmano hanno colpito nuovamente – qualche settimana fa – a Copenaghen, assalendo una sinagoga ebraica e suscitando ancora terrore e orrore; oltre al naturale senso di sgomento dell’intera comunità europea, questa volta è accaduto qualcosa di inaspettato e dal tono puramente “profetico” poichè il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha lanciato un proclama pubblico affinché “tutti gli ebrei sparsi nel mondo rientrino nella loro terra perché Israele è la loro casa”! Nell’invitare ogni famiglia ebrea ad una migrazione massiccia nel paese dei loro avi, Netanyahu ha dichiarato che il governo stanzierà almeno 46 milioni di dollari per incoraggiare l’Aliya (Legge del ritorno – 1950), cioè il rimpatrio degli ebrei dalla Francia, dal Belgio, dall’Ucraina e da ogni altra nazione del mondo. Premesso che migliaia di ebrei vivono sparsi in diversi stati da molti anni, c’è da dire che in Francia risiede la più grande comunità ebraica d’Europa composta da oltre 550 mila persone e di cui una buona parte, già nel 2014, si è trasferita in Israele: 7 mila ebrei, il doppio rispetto all’anno precedente, sono ritornati in Israele. Anche Moshe Yaalon, ministro della Difesa, e Yair Lapid, ex ministro delle Finanze, hanno incitato i connazionali a rientrare nella loro terra, sottolineando che i giovani estremisti di Parigi e i miliziani palestinesi dell’Isis e Hamas appartengono allo stesso esercito globale terrorista definito come “ramo dello stesso albero velenoso”. Tuttavia, malgrado Avigdor Liberman, ministro degli Esteri del governo d’Israele, avverta che gli attacchi contro i Paesi europei aumenteranno, la comunità che vive all’estero ha respinto l’invito di Netanyahu, replicando in modo aspro che “il governo israeliano deve smetterla con il riflesso pavloviano di incoraggiare gli ebrei a fuggire dopo ogni attacco antisemita”.
Il rabbino capo della Danimarca, Jair Melchior, è stato ancora più deciso dichiarando che gli ebrei residenti in Danimarca “non hanno paura e che non lasceranno che i terroristi vengano a cambiare la loro vita quotidiana”! Chi pensa di emigrare deve farlo come scelta ideologica e di amore per Israele, ha aggiunto il leader ebreo, come accaduto ai suoi genitori che sono emigrati in terrasanta appunto in virtù di questo “feeling” per la loro patria. Ebbene, davanti a questi commenti abbiamo pieno riscontro dell’adempimento profetico riservato al popolo di Dio e preannunciato dai profeti con millenni di anticipo: “Ecco, io prenderò gli Israeliti dalle genti fra le quali sono andati e li radunerò da ogni parte e li ricondurrò nel loro paese” (Ezechiele 37:21). “Non temere, perché io sono con te; io ricondurrò la tua discendenza dall’est e ti radunerò dall’ovest. Dirò al settentrione: “restituiscili” e al mezzogiorno: “Non trattenerli”; fa venire i miei figli da lontano e le mie figlie dalle estremità della terra” (Isaia 43:5-6). “Su, fuggite dal paese del settentrione, dice il Signore, perché io vi ho dispersi ai quattro venti dei cieli, dice il Signore (Zaccaria 2:6-7). Beh, probabilmente il premier Netanhayu non si renderà conto che Dio sta pianificando le sue promesse servendosi anche di lui, che non è un ebreo messianico ma un ebreo ortodosso, perciò il rientro degli ebrei – non solo dalla Francia ma da molti altri paesi del mondo, spinge la cristianità professante degli ultimi tempi a prendere sul serio l’elezione futura di Giacobbe poiché la redenzione dei popoli, prossimamente, non si compirà attraverso la Chiesa (che sarà già in cielo secondo 2^ Tsl. 4:16-17) bensì attraverso il residuo d’Israele. La c.d. Teologia della “Sostituzione” è dannosa, perciò esorto il lettore a dare pieno valore alle profezie dell’Antico Testamento.
Salvatore Di Fede – notiziecristiane.com
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