Condannato per omicidio e stupro, Frank Van Den Bleeken, 52 anni, ha chiesto l’eutanasia per la prima volta nel 2011. Secondo i giudici la sua sofferenza «è insopportabile».
I giudici hanno autorizzato un uomo belga, condannato all’ergastolo negli anni Ottanta per stupro e omicidio, a porre fine alla sua vita attraverso l’eutanasia, sempre più diffusa in Belgio. L’avvocato dell’uomo ha dichiarato che presto il carcerato sarà trasferito in un ospedale «anche se non posso dire dove e quando succederà».
«SOFFERENZA INSOPPORTABILE». Frank Van Den Bleeken, 52 anni, ha chiesto l’eutanasia per la prima volta nel 2011. È detenuto da 29 anni nel carcere di Turnhout e vuole l’iniezione letale «a causa di una grande sofferenza», giudicata dai giudici «insopportabile». In realtà, secondo il senatore Louis Ide, il primo che ha diffuso la notizia della richiesta nel 2012, i detenuti chiedono l’eutanasia perché sono disperati, rinchiusi in un ambiente dove mancano strutture di accoglienza e servizi sociali.
«SONO PERICOLOSO». Van Den Bleeken ha anche dichiarato nell’ottobre del 2013 di «non voler uscire dal carcere perché sono un soggetto pericoloso». All’inizio era stata paventata l’ipotesi di trasferirlo in Olanda, in una struttura adeguata alle sue esigenze cliniche. Ma la proposta è stata poi respinta mentre è stata finalmente accolta quella dell’eutanasia.
TORNA LA PENA DI MORTE. La “buona morte” sarà somministrata a un carcerato per la prima volta da quando la legge in Belgio è stata approvata 12 anni fa. La decisione dei giudici, che ha spinto già altri 15 detenuti a chiedere l’eutanasia, fa fare al Belgio un salto indietro di 18 anni. Prima del 1996, quando la pena capitale è stata abolita nel paese, Van Den Bleeken sarebbe infatti stato condannato a morte per gli stessi tipi di reato per cui negli anni Ottanta ha ricevuto l’ergastolo. Tra pochi giorni, poche settimane o pochi mesi il detenuto sarà ucciso con il suo consenso.
Una decisione che Leestmans, il giornalista che aveva intervistato Van Den Bleeken nel 2013, aveva commentato così: «Frank chiede di essere ucciso perché malato o perché vive in carcere in condizioni pessime? Non c’è un modo per alleviare la sofferenza di Frank, diverso dal togliergli la vita, magari trasferendolo in un ambiente adeguato? La pena di morte in Belgio non è stata abolita nel 1996?».
Leone Grotti
Tratto da: http://www.tempi.it/
Un verso che può darci luce su questo argomento è il verso 16 del Salmo 139, dove leggiamo: “I Tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo, e nel Tuo libro erano già scritti tutti i giorni che erano stati fissati per me, anche se nessuno di essi esisteva ancora”. Alla luce di versi come questo ci rendiamo conto che l’eutanasia non rientra nei piani di Dio; l’uomo che non conosce Dio si crede libero di decidere per la sua vita, ma noi abbiamo affidato a Lui la nostra vita e quindi anche la nostra morte. Se Egli permette la sofferenza ci darà anche la forza di sopportarla, e inoltre noi crediamo ancora nei miracoli e sappiamo che anche quando tutto sembra finito Dio è potente da trasformare le cose.
I nostri pensieri si scontreranno con il pensiero della maggior parte delle persone, come da sempre la fede si scontra con la mera razionalità, ma come figli di Dio vogliamo seguire l’unico pensiero per noi indiscutibile, cioè quello di Dio.
Per noi tutti è difficile vedere le sofferenze altrui, ma il nostro compito è quello di pregare perché Dio è in grado di ristabilire una persona che ormai è data per spacciata dagli uomini o da se stessa. Pensiamo a Giobbe, un uomo integro e retto, che venne a trovarsi in condizioni disperate, al punto da maledire il giorno della sua nascita, e da dire a Dio: “L’anima mia preferisce soffocare e morire piuttosto che questa vita” (Giob. 7:15). La sua carne era consumata al punto da staccarsi dalle ossa ed egli pensava di dipartirsi da questa terra, ma Dio intervenne ristabilendolo completamente.
Come Cristiani, sappiamo che lo stesso Dio che ci ha donato la vita ha stabilito per noi un giorno in cui dovremo lasciare questo mondo (Eccl. 3:2), e che nelle Sue mani c’è la vita e la morte di ciascuno di noi (1 Sam. 2:6).
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