L’uomo di oggi, quando si sente afflitto e affranto la vita non gli appare significativa. Affermazione di prassi è: sono infelice. Amara constatazione dell’uomo infelice e insoddisfatto è rappresentato dal cercare nel posto sbagliato, vale a dire in cose materiali e atteggiamenti psicologici che solo in apparenza danno il senso della pienezza.
Non è difficile constatare quante persone pur avendo cariche e prestigio sono depresse, così come tante persone pur avendo ricchezze a soddisfazione sono caduti in disgrazia. L’attrice Lindsay Lohan da sempre considerata una bimba prodigio, con l’aumentare della fama è entrata nel tunnel di droga e alcol, mandando all’aria la sua carriera. L’attore Macaulay Culkin, non riuscendo a reggere la notorietà ha avuto problemi con droga e alcol. La cantante Amy Winehouse, nel 2007 ha raggiunto la fama mondiale con brani come «Back to Black», contemporaneamente è stato l’inizio della fine, facendo ricorso a droga e alcol. Per non parlare di altri del passato da Marilyn Monroe, Elvis Presley, Michael Jackson che seppure la loro morte resta ancora un mistero la loro condotta di vita non appariva equilibrata. E’ probabile una confusione nella visione di vita dell’uomo afflitto e angosciato dal senso del vivere. Questo tipo di uomo vede nel perseguire, con ostinata ossessione, cose materiali e psicologiche, senza curarsi che sti sta chiudendo alla vita. Eppure da sempre l’uomo ha cercato di essere felice, difatti dall’antichità mesopotamica a quella egiziana, dalla filosofia greco-classica a quella greco-ellenistica, la felicità è sempre stata la meta ma non sempre si è chiarito il mezzo per raggiungerla. E’ nella cultura Biblica, con le beatitudini, quale sinonimo di felicità, la chiarezza della strada (Riccardi P., Psicoterapia del cuore e Beatitudini., ed Cittadella, Assisi 2018). Strada che diventa per l’uomo moderno simile ad una psicoterapia che trasforma il cuore (Riccardi P., ibidem). Con le Beatitudini l’uomo scopre una possibile alternativa alla sua afflizione dove il primo passo è nel cambiamento della logica del pensare alla felicità come rinuncia: «non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore>> (Mt., 6,19-21) è il pensiero dominante di Gesù per l’uomo insoddisfatto. Con queste parole di Gesù, la rinuncia acquista significato che trova riscontro profondo nella beatitudine dei poveri in spirito: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli» (Mt 5,3). Tutto il senso di questa beatitudine è in relazione alla capacità di sapere rinunciare che si pone come atteggiamento interiore. Non è nelle cose che rendono felici il segreto del vivere, ma piuttosto nel distacco, nel non attaccamento da esse. In questo senso il non “accumulare tesori sulla terra” così come “i poveri in spirito” sta nel non porre il proprio cuore nell’attaccamento. Nel processo dell’attaccamento, la persona si identifica o con il ruolo sociale o con il prodotto dell’attaccamento sviluppando quella psicopatologia definita da noi professionisti della salute mentale, “simbiosi”. La radice di essa è nell’altro processo psicologico che è l’identificazione. Più ci identifichiamo nelle cose, negli oggetti, nelle idee più perdiamo noi stessi. Lo psicologo italiano, Roberto Assagioli, (1888-1974), ideatore della corrente di psicologia, chiamata psicosintesi, fa del processo di disidentificazione il suo cavallo di battaglia nel curare l’uomo nevrotico, sia in senso clinico che esistenziale. Sebbene la psicologia evolutiva consideri tale processo fondamentale per la crescita del bambino diversamente avviene per l’uomo adulto. Mentre per il bambino identificarsi negli atteggiamenti dei genitori è una tappa necessaria per la crescita della personalità, nell’adulto, l’identificazione, invece, è un sentirsi nullo. Come il pensionato che per tanti anni si è identificato con il suo lavoro e all’atto del pensionamento entra in crisi, come l’amoroso che per tanto tempo si è identificato nel partner, vivendo in simbiosi, all’atto della crisi relazionale non la tollera e diventa lo stalker, l’omicida. Si pensi al politico che non venendo eletto diventa uno tra i tanti e vive di nostalgia di potere. Beati quelli che non hanno, dice quindi Gesù che può benissimo essere trasformato in beati quelli che non si lasciano dominare dalla identificazione sia di cose materiali che di contenuti psicologici.
Con le Beatitudini Gesù ci invita a disidentificarci dalle cose e dal proprio Io egocentrico configurandosi come una psicoterapia del cuore (Riccardi P., Psicoterapia del cuore e Beatitudini., ed Cittadella, Assisi 2018).
Pasquale Riccardi | Notiziecristiane.com
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