Bao Tong: Pechino viola i diritti umani, l’Onu lo cacci dal Consiglio di Sicurezza

CINA_-_Bao_Tong_su_OnuIl grande dissidente politico analizza la schizofrenia del governo cinese, che firma le Convenzioni internazionali ma poi non le ratifica e tanto meno le mette in pratica. E chiede: “Come può una nazione simile occuparsi della sicurezza e della pace mondiale?”. Pechino – Come ogni anno, il prossimo 22 ottobre la Cina affronterà la revisione periodica della situazione dei diritti umani nello Stato da parte del Consiglio per i diritti umani dell’Onu. In vista di tale appuntamento, Pechino ha arrestato un gran numero di attivisti per i diritti umani che denunciano le violazioni del governo e coloro che hanno chiesto al Palazzo di Vetro di negare alla Cina un seggio in quel Consiglio. Nel corso dell’appuntamento, la comunità internazionale prenderà in esame anche la denuncia presentata dai Cristiani di Hong Kong sulle violazioni alla libertà religiosa nella Cina continentale.

Bao Tong – grande dissidente politico, amico e segretario personale di Zhao Ziyang ai domiciliari sin dai moti di piazza Tiananmen – analizza i motivi dietro la “schizofrenia” del governo cinese, che firma le Convenzioni internazionali sui diritti dell’uomo salvo poi dimenticarsi di ratificarle, violandole con intensità feroce. E chiede che, a fronte di questo comportamento, la Cina lasci il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Di seguito il commento completo (traduzione in italiano a cura di AsiaNews).

Nonostante i ripetuti attacchi del Partito comunista cinese contro i “valori universali”, il governo di Pechino sta ancora cercando un ruolo nel Consiglio Onu per i diritti umani. Questo è un segno del fatto che stiano cercando di progredire, e merita di essere riconosciuto come tale. Come cittadino, io vorrei che il governo raggiungesse tale obiettivo. La Cina è una nazione popolosa che non offre alcun tipo di protezione dei diritti umani ai suoi 1,3 miliardi di cittadini e che non dà importanza al fatto di aver firmato la Convenzione Onu sui diritti politici e civili.

L’unico ostacolo viene dalla Cina stessa. Quindici anni dopo aver firmato la Convenzione, infatti, la Cina non l’ha ancora ratificata. E neanche l’ha messa in pratica, in modo da consentire al popolo cinese di godere in maniera reale dei benefici che porta. Questo è davvero sconcertante. Se la Commissione centrale del Partito comunista cinese è così determinata nel salvaguardare la Cina dall’ideologia dei “valori universali” e nel boicottare le Convenzioni sui diritti umani, perché ha mandato una delegazione speciale all’Onu per firmarle? Una volta che sono state firmate sarebbero dovute divenire una realtà, non un motivo di confusione come quella che si è creata negli ultimi quindici anni.

Proprio in questo sta il mistero. Forse questo mistero riguarda i pensieri più profondi che si nascondono ai livelli più alti, e allora un esterno non ha modo di conoscere la verità. Ma lasciando perdere quello che è accaduto in passato, la leadership di oggi dovrebbe assumersi la responsabilità di prendere decisioni nuove: o l’immediata ratifica e la stretta messa in pratica delle dichiarazioni sui diritti umani, come punto di svolta rispetto all’articolo 35 della Costituzione cinese; oppure la scomunica sia delle convenzioni che dell’articolo 35, con conseguente ritiro dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Questa situazione va avanti da quindici anni, e non è né carne né pesce. Cosa che non si addice alla gravitas di uno Stato-nazione.

Qualcuno potrebbe dire che ritirarsi dalle convenzioni Onu sui diritti umani può essere fatto, e potrebbe chiedersi perché parlo di un ritiro anche dal Consiglio di Sicurezza. Ebbene, io ritengo che i membri del Consiglio – e in particolare i membri permanenti – debbano essere vincolati dalle risoluzioni internazionali sui diritti umani. Come può un governo che non si assume la responsabilità di applicarle in patria prendere decisioni che riguardano le violazioni ai trattati e agli accordi internazionali? Come può un governo che salvaguarda soltanto la propria sovranità, e non i diritti dei suoi cittadini, proteggere la pace e la sicurezza globale?

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