La notizia è di pochi giorni fa, proprio nel giorno dell’undicesimo anniversario della strage del 2013, i lavoratori dell’abbigliamento (prêt-à-porter) del Bangladesh scendono in strada e si scontrano con la polizia. Coincidenza?
Il 24 aprile 2013 un palazzo in Piazza Rana, a Dacca, era crollato sulle teste dei circa 4mila operai che vi lavoravano.
Alla fine si conteranno 1.138 morti e 2.500 feriti.
I piani superiori dello stabile, costruiti abusivamente, erano utilizzati come atelier per l’abbigliamento dove migliaia di operai, chini sulle macchine da cucire, producevano vestiti per le grandi marche occidentali e giapponesi (Zara, Primark, Walmart, Auchan, Carrefour…).
Inoltre le forniture elettriche provenivano da generatori piazzati sui tetti e le vibrazioni si trasmettevano all’intero edificio.
Il giorno prima i lavoratori, allarmati, avevano segnalata la comparsa di crepe nei muri, ma senza che la direzione prendesse qualche provvedimento. Anzi, minacciando i dipendenti di licenziamento in caso di ulteriori lamentele.
Dopo il tragico evento i lavoratoti di Dacca erano scesi in strada in quella che più che una protesta diventava presto una rivolta vera e propria. Al punto che il governo si trovava costretto a emettere una legislazione più severa in merito alla sicurezza nei posti di lavoro. Mentre per le autorità a distanza di un decennio, buona parte delle imprese si sarebbe adeguata alle nuove norme, per i sindacati in realtà tutto è rimasto sostanzialmente come allora. Sia per quanto riguarda i salari (insufficienti), sia per le condizioni di lavoro nel settore tessile che impiega circa 4,4 milioni di lavoratori (producendo l’80% delle esportazioni). Tra l’altro nessuna condanna è stata emessa per coloro che costrinsero i salariati a rientrare nello stabilimento di Piazza Rana nell’aprile 2023.
Quest’anno le prime proteste degli operai dell’abbigliamento della zona industriale di BSCIC a Fatullah (distretto di Narayanganj) risalivano al 21 aprile. Quando i dipendenti dell’Abanti Colour Tex Limited avevano denunciato la sospensione dell’attività dell’azienda senza che i salari del mese di marzo fossero stati corrisposti.
Nella mattinata del 24 aprile veniva bloccata la strada Dhaka-Munshiganj erigendo barricate di bambù, pali telefonici, tronchi d’albero…
Mentre si formava una fila di veivoli lunga qualche chilometro, la polizia (verso mezzogiorno) caricava i manifestanti per disperderli. Utilizzando sia granate lacrimogene che proiettili di plastica e cannoni ad acqua.
Bilancio provvisorio, oltre trenta feriti.
Gianni Sartori
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