Baghdad, liberati dopo due mesi i quattro attivisti di Sos Cristiani d’Oriente

Si tratta di tre francesi e un irakeno, scomparsi il 20 gennaio scorso. La Francia esprime “gratitudine” alle autorità irakene per aver contribuito al rilascio. Nessuna conferma sul pagamento di un riscatto. A causa dell’emergenza coronavirus Macron ritira le truppe francesi dal Paese.

Baghdad (AsiaNews/Agenzie) – Si è concluso il modo positivo il sequestro di quattro operatori dell’organizzazione non governativa Sos Cristiani d’Oriente, tre francesi e un iracheno, scomparsi in Iraq lo scorso 20 gennaio. Una nota diffusa nella tarda serata di ieri dall’Eliseo conferma che gli attivisti sono stati liberati dopo poco più di due mesi di prigionia e si trovano in buone condizioni.

Nelle scorse settimane diversi leader cristiani irakeni, fra i quali l’arcivescovo di Erbil mons. Bashar Warda, avevano lanciato appelli e promosso preghiere per la loro liberazione.

Il rilascio segue di poche ore l’annuncio fatto dal presidente Emmanuel Macron, che ha deciso il ritiro delle truppe francesi dall’Iraq a causa dell’emergenza coronavirus. Il capo dello Stato, si legge in una nota, “si congratula per il rilascio dei tre connazionali: Antoine Brochon, Julien Dittmar, Alexandre Goodarzy” e del loro collaboratore irakeno “Tariq Mattoka”.

Al tempo del sequestro le autorità francesi, in accordo con i vertici di Baghdad, avevano mantenuto segreta l’identità dei rapiti e tutelare l’attività di Sos Cristiani d’Oriente nella regione, in prima fila nell’opera di aiuto e sostegno alla popolazione, in particolare la minoranza cristiana. Macron, aggiunge la nota, “esprime la propria gratitudine alle autorità irakene per la loro collaborazione”.

Sulle modalità del sequestro e i passi compiuti per giungere alla liberazione, le autorità francesi – e quelle irakene – hanno deciso di mantenere uno stretto riserbo. Nessuna conferma, né smentita, sull’ipotesi del pagamento di un riscatto. La scorsa settimana l’ong cristiana, attiva nel Paese dal 2014, aveva affermato che nessun gruppo, a distanza di due mesi, aveva rivendicato il rapimento e non erano giunte nemmeno richieste di denaro per il rilascio dei quattro.

Il sequestro era avvenuto in un contesto di profonda turbolenza per la vita politica e istituzionale nel Paese arabo. A inizio anno, a più riprese, decine di migliaia di persone erano scese in piazza – accogliendo un invito del leader radicale sciita Moqtada al-Sadr – per chiedere la cacciata delle truppe statunitensi dall’Iraq. Manifestazioni disgiunge ma che si sommavano alle proteste antigovernative in atto da ottobre dello scorso anno contro corruzione e malaffare. Alle controversie interne si uniscono poi le tensioni internazionali, in particolare lo scontro frontale fra Usa e Iran che si consuma ancora oggi (anche) sul territorio irakeno.

Asianews.it

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