Secondo quanto riportato dall’agenzia Forum 18, nel dicembre del 2016, il pastore Shabanov della Chiesa Battista di Aliabad, nel distretto di Zaqatala, a nord dell’Azerbaigian, ha ricevuto una multa di 1.500 manats, circa 850 dollari (che corrispondono a più di tre mesi del salario medio azero) per aver tenuto riunioni religiose senza che la chiesa fosse ufficialmente registrata. È infatti dal 1994 che tale comunità richiede senza successo il riconoscimento da parte dello Stato.
Il pastore ha, nel corso degli anni, fatto appello a diversi tribunali nel tentativo di ottenere le autorizzazioni necessarie, scontrandosi ogni volta con un rifiuto. Ha deciso perfino di rivolgersi alla Corte Costituzionale dello Stato, ma il 24 aprile 2019 la Corte ha “semplicemente” rifiutato di prendere in considerazione la sua richiesta.
Secondo il portavoce della Corte Costituzionale, il caso del pastore è già stato considerato e per questo motivo il nuovo appello è stato respinto e l’udienza non è stata necessaria. Il pastore ha deciso pertanto di sottolineare l’utilizzo di procedure non corrette messe in atto in passato nei confronti delle sue richieste e ha affermato che “i giudici della Corte Costituzionale si sono impegnati a respingere tutte le richieste con vari pretesti, non tutelando i diritti costituzionali delle persone”.
La chiesa guidata da Shabanov ha dovuto, nel corso degli anni, subire incursioni da parte della polizia e l’incarcerazione di due dei suoi leader, tra cui il pastore stesso. Oggi questa comunità conta meno di 50 membri adulti (il minimo richiesto per legge dal 2011 affinché una chiesa possa presentare domanda di registrazione ufficiale) e questo permette alle forze dell’ordine di perseguirla.
“Il pastore Agamammadov ed io abbiamo dovuto pagare una multa perché i membri della nostra chiesa si sono riuniti per la preghiera e per il culto”, ha detto Shabanov, “le autorità non permetto alla nostra comunità di riunirsi in un unico luogo già da diversi anni e i funzionari del governo ci hanno avvertito che se ci incontreremo di nuovo riceveremo una doppia sanzione”.
Negli ultimi anni, in Azerbaigian, il numero di incursioni durante le riunioni cristiane considerate illegali è aumentato e, secondo i cristiani locali, non vi è tutela per loro. Uno dei gruppi più vulnerabili nel Paese è costituito dai cristiani di origine musulmana: i loro diritti sono negati e i bisogni non soddisfatti. “Questo è il motivo per cui noi credenti azeri abbiamo grande bisogno del sostegno e delle preghiere dei nostri fratelli e delle nostre sorelle sparsi per il mondo”, ha affermato un altro pastore locale.
Con il proprio Paese alla posizione 50 della World Watch List 2019, i cristiani della Chiesa Battista di Aliabad, come molti altri cristiani azeri, coltivano la speranza di potersi finalmente riunire liberamente per la preghiera e per il culto, senza dover temere per la propria sicurezza
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