Il monito lanciato da Sayyid Muhammad Javad Alavi Borujerdi, nipote di uno degli insegnanti di Khomeini. La “strana passione” per lo zoroastrismo o “l’appartenenza” a una chiesa domestica. La perdita di “autorevolezza” dei leader religiosi. Le autorità danno la caccia ad alcune giovani che hanno ballato per la festa della donna.
Teheran (AsiaNews) – “Dobbiamo riportare” all’islam sciita “quanti si sono convertiti al cristianesimo” o ad altre fedi. É il monito lanciato da un autorevole leader sciita iraniano a Qom, proprio nei giorni in cui Teheran e Vaticano dialogano di libertà religiosa e pace, sanciti dall’incontro fra papa Francesco e Abulhassan Navab, rettore dell’università per le Religioni. L’ayatollah Sayyid Muhammad Javad Alavi Borujerdi (nella foto), il cui nonno era uno degli insegnanti del fondatore della Repubblica islamica Khomeini, è intervenuto ad un incontro pubblico con un gruppo di studenti a Qom il 9 marzo scorso, scagliandosi contro quanti hanno lasciato la fede musulmana.
“Alcune persone, che si sono separate da noi [hanno abbandonato l’islam sciita] sono venute da me” ha detto il leader religioso. “Alcuni fra loro, soprattutto certi giovani – ha aggiunto – hanno provato una strana attrazione per lo zoroastrismo. Altri ancora mi hanno detto di appartenere a una chiesa domestica a Qom, mentre è cresciuto anche il numero dei wahhabiti [islam sunnita, legato all’Arabia Saudita]. Addirittura certi sono anche diventati buddisti! Questi sono dei veri problemi”.
“Dio sa che un bambino, anche se è diventato cristiano – ha proseguito l’ayatollah – resta sempre legato a noi e la sua responsabilità rimane sulle mie spalle. Questo bambino è sempre uno sciita” ed è dovere comune fare in modo di “riportarlo indietro. Non ho il diritto di abbandonarlo. Non possiamo compiacerci del fatto che se ne sia andato!”. Riconoscendo che oggi i leader religiosi hanno perso autorevolezza e ascendente sulla popolazione, anche e soprattutto per la vicenda di Mahsa Amini, egli invita a tornare fra le persone. “I giovani della nuova generazione – si chiede – hanno qualcosa a che fare con noi? Siamo estranei. Seguono chiunque tranne noi!”.
Commentando le parole dell’ayatollah il direttore del sito attivista cristiano Article18 Mansour Borji evidenzia la “perdita di credibilità religiosa e del rispetto” per il clero musulmano, che appare sempre più “slegato dalle nuove generazioni”. Invece di puntare il dito verso i giovani, ha aggiunto, si dovrebbe guardare all’interno della leadership religiosa e autocratica iraniana, riconoscendo gli “abusi” sui fedeli. Sebbene il regime iraniano affermi che il 95% della popolazione è musulmana sciita, una ricerca del 2020 di un gruppo di ricerca olandese ha rilevato che meno di un terzo degli intervistati si è identificato come sciita. Quasi la metà ha affermato di non avere più alcuna fede, altri ancora dicono di essersi convertiti allo zoroastrismo o al cristianesimo.
Sempre in Iran, in queste ore è caccia alle cinque ragazze che hanno ballato senza velo, in sfida aperta alle leggi di Teheran, in occasione della Giornata internazionale della donna. Un gesto che ha raccolto l’apprezzamento di molti internauti, ma che ha fatto infuriare la leadership e l’ala religiosa. Le giovani, in abiti larghi, danzano in strada nel quartiere di Ekbatan, nella parte occidentale di Teheran, una delle aree dove la protesta antigovernativa è più forte.
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