Mika Minio-Paluello un ex politico laburista, oggi attivista transessuale – è nato maschio – ha alacremente pubblicato sui social l’immagina del suo allattamento al bambino mentre si trovava in autobus. Nel farlo si è lamentata del fatto che i cittadini presenti sul mezzo pubblico la guardassero, secondo lei, “ossessionati” dalla stranezza che stavano vedendo. Come dar loro torto?
Sempre Mika Minio-Paluello ha quindi risposto che le “donne” trans possono tranquillamente allattare. E’ vero? Beh, in effetti è possibile, ma possono produrre latte assumendo una combinazione di medicinali che induce il corpo a produrre latte. Nel 2018, a tal proposito una “donna” transgender di 30 anni è stata la prima a farlo, riuscendo così a produrre circa 227 grammi di latte al giorno. Si tratta, come è facilmente comprensibile, di un procedimento tutt’altro che privo di rischi.
Il farmaco, infatti, può passare nel latte materno in piccole quantità e, di conseguenza, a volte può dare ai bambini un battito cardiaco irregolare. Gli esperti hanno inoltre sollecitato cautela riguardo alle “donne” trans che utilizzano questo protocollo – che si chiama Newman-Goldfarb – poiché è stato dimostrato come ci sia il rischio di implicazioni sulla salute a lungo termine derivanti dall’uso del trattamento, sia per gli adulti che per i bambini. Alcune di queste conseguenze e la loro incidenza, inoltre, sono ancora sconosciute e per questo impossibili da prevenire.
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