La furia sterminatrice di Boko Haram torna ad abbattersi nel nord-est della Nigeria: in due distinti raid, in altrettanti villaggi, i terroristi islamici hanno lasciato dietro di sé almeno settantaquattro morti.
Hanno attaccato con bombe e armi pesanti una chiesa dove erano radunati i fedeli per la messa domenicale uccidendo non meno di ventidue cristiani e il mercato di un altro villaggio, dal quale si sono allontanati solo dopo aver fatto almeno altre cinquantadue vittime e, secondo quanto riferiscono testimoni oculari, raso l’intero abitato al suolo. Per ora solo attribuiti a Boko Haram – non c’è ancora una rivendicazione -, i due massacri sono avvenuti ieri, ma l’onda d’urto della notizia è arrivata ai media oggi, creando shock in un Paese pure abituato alla violenza e ai massacri, e nel governo del presidente Goodluck Jonathan che in quasi cinque anni di contrasto militare non è riuscito a contenere la violenza degli estremisti islamici (almeno 1.200 morti dal 2009) nelle regioni remote del vasto e popoloso nord, a maggioranza musulmana, e soprattutto negli stati dove Boko Haram ha le roccaforti della sua jihad, che colpisce parallelamente la minoranza cristiana del nord e le forze di sicurezza federali.
Al centro della bufera sono gli stati nord-orientali di Adamawa e di Borno, teatro dei massacri di ieri. Nel primo i terroristi hanno preso di mira la chiesa cattolica di Waga Chakawa, a pochi chilometri dal confine con il Borno. Sono arrivati a bordo di camionette e pick-up e per prima cosa sono entrati nella chiesa sparando all’impazzata e gettando granate contro la folla dei fedeli. Diversi abitanti del villaggio sono stati tenuti in ostaggio per tutto l’attacco al villaggio, durato – dicono i testimoni, circa quattro ore, e durante le quali sono stati minati edifici e capanne. I morti, già sepolti, sono ventidue, oltre a un numero imprecisato di feriti.
Spazzato via completamente, secondo il racconto dei sopravissuti, il villaggio di Kawuri, nel Borno, dove i terroristi, arrivati in forze – ne sono stati contati circa cinquanta su diversi veicoli armati di mitragliatrici pesanti – sono poi tornati in azione, approfittando del mercato domenicale, che attira gente da tutta la regione per potenziare al massimo gli effetti della loro violenza. Per non provocare subito la fuga della gente, sono arrivati armati, ma fingendo di voler solo fare acquisti al mercato. La trappola è scattata quando i Boko Haram, mischiati alla folla, hanno scatenato all’improvviso la carneficina: «Hanno piazzato bombe artigianali in diversi punti strategici del villaggio prima di attaccare la popolazione», ha raccontato all’Afp uno scampato al massacro, Isa Ibrahim. Altri testimoni, citati dai media, riferiscono che i terroristi sparavano a chiunque uscisse dalle case in fiamme.
I morti contati dai sopravissuti sono almeno cinquantadue: un bilancio probabilmente destinato ad aumentare vista la quantità dei feriti – si parla di decine – alcuni dei quali in gravi condizioni. «Nessuna casa è rimasta in piedi», ha denunciato Ari Kolomi, un altro sopravissuto di Kawuri, che è riuscito a raggiungere il capoluogo del Borno, Maiduguri, dopo aver percorso settanta chilometri. «I miliziani erano oltre cinquanta e hanno usato esplosivi e armi pesanti», ha aggiunto Kolomi: che non sa ancora se e quanti suoi familiari siano rimasti vivi.
da: LaStampa.it
data: 27/01/2014