Aspettando che Dio agisca

5773579216_2ae99ecf5a_bIo credo che pochi cristiani si considerano impazienti; molti veri seguaci di Gesù ammetteranno di non essere arrivati, che non sono all’immagine di cristo come vorrebbero. Vi diranno che ci sono aree nelle loro vite che hanno bisogno di grande miglioramento. Ma pochi cristiani riconoscono in se stessi una qualche forma di impazienza di natura spirituale.

È così sottile che può causare confusione nelle vite di molti fedeli servitori di Dio; eppure ha influenzato il cammino di molti. Per aiutarvi nel comprendere questo, permettetemi di suggerire che questa impazienza è una forma di orgoglio, traccio questa definizione direttamente dalle Scritture: Orgoglio è indipendenza mentre l’umiltà è dipendenza.

Il tipo di orgoglio di cui mi accingo a parlare è un’impazienza ad attendere che Dio agisca al Suo tempo e modo; è urgente mettere ogni cosa nelle proprie mani. Dopo decenni nel ministerio, mi sono convinto che questa è la più grande tentazione che ogni cristiano deve affrontare: agire con fretta a modo nostro quando sembra che Dio non stia agendo abbastanza velocemente.

Uno dei più chiari esempi di uno che non poteva attendere il tempo di Dio è re Saul.

Saul commise questo gran peccato a Ghilgal, agli inizi del suo regno sopra Israele. Il profeta Samuele aveva unto Saul come re ed ora i due uomini stavano discutendo la grande guerra che Israele affrontava contro i Filistei. Samuele rese chiaramente a Saul che egli era l’uomo divinamente chiamato a rompere i legami che i Filistei tenevano su Israele.

Mentre il tempo della guerra si faceva più vicino, Samuele comandò a Saul di attenderlo prima di muovere in battaglia.

Tutto il popolo si doveva radunare a Ghilgal per cercare il Signore per una guida; Samuele sarebbe allora tornato con una specifica parola di guida da parte del Signore. Disse a Saul: “Tu aspetterai sette giorni finché io giunga da te e ti faccia sapere quello che devi fare”. (1 Samuele 10:8).

Detto semplicemente, Dio soltanto doveva avere il controllo. Il piano di guerra contro i Filistei doveva essere tutta opera Sua. Samuele rappresentava la voce del Signore ed attraverso lui Israele avrebbe ricevuto una guida sovrana e soprannaturale. Dio stesso stava per formare tutti i piani d’Israele e mostrare loro come ingaggiare la guerra.

Quindi Saul stava aspettando a Ghilgal una parola che venisse da Samuele; ma la guerra cominciò prima di quanto aspettasse, quando Jonathan il figlio di Saul attaccò una guarnigione Filistea a Geba. Quando questo accadde, Saul suonò la tromba per riunire insieme il popolo a Ghilgal.

Mentre attendeva in quel luogo, Saul diventava sempre più impaziente per l’arrivo di Samuele. I Filistei stavano per muoversi, ma secondo il comando di Dio, Saul stesso non poteva mettersi in movimento fin quando Samuele avesse portato la parola per dirigere Israele in battaglia.

Nel frattempo l’esercito israelita era nel panico. Erano una piccola ed eterogenea milizia senza neppure una spada tra di loro. Tutto ciò che avevano erano ascie e utensili da fattoria, mentre l’esercito nemico era composto da più di 6.000 cavalieri, migliaia di carri e soldati che apparivano a loro numerosi come la sabbia sulla riva del mare. Mentre quel massiccio, ben armato esercito Filisteo si avvicinava, gli uomini di Saul ebbero paura; in breve stavano disertando da ogni parte.

Dio sapeva dal principio che Israele sarebbe stata in questa situazione. In verità questa era la crisi di guerra che Samuele aveva discusso con Saul per prepararlo. Non aveva importanza la dimensione o la potenza del loro nemico, gli israeliti dovevano riunirsi in fede per attendere Dio e la Sua chiara parola di guida. No9n era soltanto un problema di attendere, ma di “attendere fino a che” – fino a che la parola fosse giunta,  fino a chela guida dal cielo fosse stata data. Samuele l’aveva detto chiaramente a Saul: “Attendi fino a che io venga e ti mostri”.

Invece Saul dette un termine a Dio per agire. Non l’aveva dichiarato, ma era il termine che aveva determinato nel suo cuore. Saul decise che se una parola dall’alto non fosse arrivata entro un certo tempo, avrebbe fatto quanto fosse stato necessario per salvare la situazione.

“Egli (Saul) aspettò sette giorni, secondo il termine fissato da Samuele; ma Samuele non giungeva a Ghilgal e il popolo cominciò a disperdersi e ad abbandonarlo. Allora Saul disse: «Portatemi l’olocausto e i sacrifici di riconoscenza»; e offrì l’olocausto.” (1Samuele 13:8-9).

Impazientemente, Saul si fece avanti peccaminosamente fungendo da sacerdote, per fare il sacrificio. Non sapeva che Samuele stava proprio dietro l’angolo; il profeta sarebbe arrivato di lì a poco, annusando il sacrificio che Saul aveva offerto e diventando irritato per la peccaminosa impazienza del re.

Samuele era alcune ore in ritardo perché Saul doveva essere provato.

Sono convinto che Samuele fosse in ritardo perché Dio gli aveva parlato chiaramente, dicendogli quando dovesse esattamente arrivare. Vedete, questa era una prova per vedere se Saul avrebbe creduto che Dio era degno di fiducia. Ciò avrebbe svelato se Saul avrebbe pazientemente atteso con fede anche se le cose non sarebbero andate come previsto.

Ma Dio aveva orchestrato ogni cosa. Voleva dare a Saul una testimonianza di una umile dipendenza da Lui in ogni cosa, specialmente nelle crisi più nere. Ma Saul fallì la prova; aveva guardato alle condizioni che peggioravano e che apparivano senza speranza. La logica gli diceva che l’ora si era già fatta troppo tarda, che qualcosa doveva essere fatta.

Potete immaginare voi stessi nella situazione di Saul? Posso sentirlo ragionare a se stesso: “Non posso stare in questa indecisione più a lungo. Dio mi ha mandato per fare il Suo lavoro e sono disposto a morire per la Sua causa. Perciò realmente devo stare qui seduto a fare niente? Devo fare qualcosa o sarò la fine. Ne non mi do da fare, tutto finirà fuori controllo.”

Saul sentì una forte necessità di darsi da fare immediatamente in quella situazione; alla fine la sua impazienza lo sopraffece.

Devo ammettere che è dove anche io ho fallito a volte nel mio cammino con il Signore. Certe volte non ho aspettato per una guida e ho preso le faccende nelle mie mani, semplicemente non mi piace sentirmi indifeso ed ansioso; e non mi sono mai sentito più di così di quando siamo tornati a New York nel 1980 per dare inizio alla chiesa di Times Square.

Dopo anni nella proprietà che avevamo in Texas, ero di nuovo soggetto alla misericordia dei proprietari terrieri ed alle agende dei sovrintendenti edili. Quando le cose non andavano, dovevo attendere e questo mi rendeva impaziente. Per un periodo avevamo affittato dello spazio dai proprietari di teatro a Broadway, ero sempre più ansioso di avere un nostro edificio. Imploravo: “Signore, c’è così tanto da fare a New York e così poco tempo. Quanto a lungo dovrò aspettare? Abbiamo bisogno del Tuo intervento.”

Ma incessantemente Dio con pazienza mi rispondeva: “David hai fiducia in me? Allora attendi. Dopo che hai fatto tutto quello che potevi, stai fermo e vedi la mia salvezza.”

Avrete udito l’espressione: “La parte più difficile della fede è l’ultima mezz’ora”; posso testimoniare più e più volte di questo durante gli anni del mio ministerio. Il periodo più duro è sempre quello appena prima che la risposta arrivi, appena prima che Dio operi la Sua liberazione. Proprio quando cominciamo ad indebolirci e perderci di coraggio; rapidamente siamo tentati in modo terribile di fare qualcosa da noi stessi. Questo può condurci in confusione ed in piani che non sono da Dio.

Considerate la lezione di Saul quando si mosse davanti a Dio: “Aveva appena finito di offrire l’olocausto, che arrivò Samuele” (1Samuele 13:10). Mancavano solo pochi minuti per avere la guida divina. Ma Saul non voleva attendere.

Ci sono serie implicazioni quando non attendiamo che Dio agisca.

Troppo spesso in certi periodi, noi incolpiamo Dio di negligenza. Saul lo fece quando con impazienza agì per conto suo. In sostanza stava dicendo: “Dio ha mandato me per fare il Suo lavoro; ma ora mi ha lasciato a prevedere come potrà accadere tutto quanto. Sono stato forzato a sedere ed aspettare, ma certamente Egli vuole che agisca; le cose stanno andando fuori controllo e presto saranno senza speranza”.

Forse questo descrive i vostri pensieri in certi periodi. Come Saul, siamo stati comandati di attendere il Signore, di stare fermi e vedere Lui che opera per la nostra liberazione, credere in Lui in ogni cosa in modo che possa dirigere i nostri passi. Ma quando la nostra scadenza passa, diventiamo arrabbiati verso Dio e cominciamo a darci da fare da noi stessi. Muovendoci prima di lui, stiamo dichiarando: “Dio non si cura abbastanza di me. Preghiera ed attesa non funzionano; così le cose possono solo peggiorare. Non posso contare sulla Sua parola“.

Eppure Dio ci ha dato la responsabilità di attenderLo in preghiera. Egli desiderava ascoltare Saul dire: “Il Signore manterrà la Sua parola; io so che ha parlato fedelmente a Samuele. Mai una volta una parola dalle labbra del profeta è mai caduta a terra. Ora mentre i potenti Filistei stanno marciando verso di noi, io non cadrò nel panico. Dio mi ha detto di attendere per avere la Sua guida, ed io lo farò. Se morirò, lo farò credendo in Dio:”

“lasciate che la mia armata diserti, che ogni israelita sia un codardo. Lasciate che Dio sia verace ed ogni uomo bugiardo! Egli mi manderà l’aiuto; questa non è la mia guerra, ma la Sua. La verità è che non ho la più pallida idea di come andare contro i Filistei. Ogni cosa è nelle Sue mani; farò esattamente come Lui mi ha comandato, cioè di aspettare la Sua parola. Egli agirà in risposta al grido del mio cuore”.

Circostanze travagliate e condizioni di fuoco possono portarci in confusione. In certi periodi la nostra impazienza comincia a ragionare: “Dio non voleva riferirsi a me per quello che ha detto. O forse il problema è nella mia capacità di sentire la Sua voce. Può darsi che io abbia udito in modo erroneo. Tutto ciò che so è che quello che mi ha detto e quanto vedo svilupparsi non coincidono”.

Saul agì puramente in base alla logica ed alla ragione, non alla fede. Ascoltate la lista di scuse che dette a Samuele, per essersi mosso prima della guida di Dio: “Siccome vedevo che il popolo si disperdeva e mi abbandonava, che tu non giungevi nel giorno stabilito e che i Filistei erano radunati a Micmas, mi sono detto: “Ora i Filistei mi piomberanno addosso a Ghilgal e io non ho ancora implorato il SIGNORE!” Così mi sono fatto forza e ho offerto l’olocausto” (1Samuele 13:11-12).saul prese la faccenda nelle proprie mani, facendo quello che aveva ragionato fosse la sua unica opzione. Finì nel dolore.

Questa faccenda dell’attendere è così importante che troviamo riferimenti in tutta la Parola di Dio. Isaia scrive: “In quel giorno, si dirà: «Ecco, questo è il nostro Dio; in lui abbiamo sperato, ed egli ci ha salvati. Questo è il SIGNORE in cui abbiamo sperato; esultiamo, rallegriamoci per la sua salvezza!»” ( Isaia 25:9). “Mai si era udito, mai orecchio aveva sentito dire, mai occhio aveva visto che un altro dio, all’infuori di te, agisse in favore di chi spera [aspetta – versione King James] in lui.” (Isaia 64:4).

Diremo ora di comparare l’impazienza di Saul rispetto a come Davide attese il Signore per avere guida. La Bibbia offre un’avvincente descrizione di come Dio parlò a Davide, con una guida chiara e specifica: “I Filistei salirono poi di nuovo e si sparsero nella valle di Refaim. Davide consultò il SIGNORE il quale gli disse: «Non salire; gira alle loro spalle e giungerai su di loro di fronte ai Gelsi.

Quando udrai un rumore di passi tra le vette dei gelsi, lanciati subito all’attacco, perché allora il

SIGNORE marcerà davanti a te per sconfiggere l’esercito dei Filistei». Davide fece così come il SIGNORE gli aveva comandato e sconfisse i Filistei da Gheba fino a Ghezer.” (2Samuele 5:22-25). La croce rappresenta la morte della mia volontà umana e delle ambizioni carnali.

Questa è la vera umiltà: “Cristo umiliò se stesso fino alla morte sulla croce”. Gesù aveva detto a i

Suoi discepoli “Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l’opera sua.” ( Giovanni 4:34). “Io non posso fare nulla da me stesso; come odo, giudico” “Giovanni 5:30). In parole povere Cristo stava dicendo in essenza: “Rifiuto di prendere la faccenda nelle mie mani. Attendo di ricevere ogni guida da mio Padre”.

Gesù umiliò se stesso, diventando dipendente dal Padre in ogni cosa. Giovanni ci dice che dobbiamo essere come Lui in questo modo: ” … qual egli è, tali siamo anche noi in questo mondo.” (1Giovanni 4:17).

Ogni vero seguace di Cristo ha detto nel proprio cuore: “Io voglio fare la perfetta volontà del Signore”. Eppure questo è esattamente dove molti di noi sbagliano! Cominciamo col desiderare qualcosa che sembra buono, che suoni logico, che sembri perfettamente in linea con qciò che Dio ha per noi – ma non è la Sua volontà per noi. Questo è una delle più grandi trappole che i cristiani devono affrontare: una buona idea che non proviene dalla mente di Dio.

La domanda più importante che possiamo chiedere a noi stessi al riguardo di queste cose è: “Può il mio desiderio sopravvivere alla croce?”. Dovete pregare per veder passare il vostro desiderio e finanche chiedere ad altri fedeli di intercedere per esso. Siete ancora volenterosi di mettere quel desiderio o quel piano ai piedi della croce ed allontanarvi da esso? Morireste per esso? Quando il piano di Dio sarà rivelato, allora avrete pace. Le vie di Dio portano pace e quiete.

Permettetemi di chiedervi: siete volenterosi di chiedere al Signore: “Forse non è il diavolo che mi sta fermando nella mia ricerca. Forse sei Tu signore. Io so che se questa non è la Tua volontà per me, questo mi potrebbe ferire; nel caso peggiore mi farà deviare dalla Tua perfetta volontà e piano per i miei passi. Io desidero solo la tua volontà e la Tua via per la mia vita”.

È quando sprofondiamo nella morte della nostra volontà ed ambizione, che sentiamo Dio parlarci.

“In verità, in verità vi dico: l’ora viene, anzi è già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio … tutti quelli che sono nelle tombe udranno la sua voce” (Giovanni 5:28).

Amati, migliaia di cristiani si trovano nel travaglio per aver sentito “silenziose, sommesse voci” che non sono da Dio. C’è molta confusione tra i credenti di oggi perché non sono morti alla loro volontà, per udire la vera voce di Dio. Si, il nostro Signore parla ai propri figli. Noi possiamo solo ascoltare la sua santa, inconfondibile voce, se accettiamo per fede che il nostro indipendente vecchio uomo è crocifisso con Cristo.

Egli sta cercando una totale dipendenza. Questo significa credere completamente il Lui che farà la cosa giusta nel giusto modo per il nostro bene; significa anche che dobbiamo attenderLo non con ansietà ma in uno spirito di quiete.

“Sta’ in silenzio davanti al SIGNORE, e aspettalo; non adirarti per chi prospera nelle sue imprese, per l’uomo che ha successo nei suoi malvagi progetti. Cessa dall’ira e lascia lo sdegno; non adirarti; ciò spingerebbe anche te a fare il male.”(Salmi 37:8). Il salmista ci offre questo saggio consiglio: “Non siate gelosi degli altri che sembrano avere successo nelle loro ambizioni. Sembra che loro vi stiano sorpassando, mentre voi non siete benedetti; ma non siate ansiosi per questo. Attendete in preghiera per avere quiete fino a che Dio apra le porte. La pazienza sta facendo un buon lavoro in voi. State diventando forti nel Signore attendendo con fede; lasciate che la pazienza completi la sua opera perfetta in voi”.

Miei cari, le vie di Dio non sono le vie del mondo. La sola maniera per guadagnare sante esperienza è di attendere Lui pazientemente con fede. Questo tipo di sante esperienze arrivano a coloro che sono in comunione con il Signore: “sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza esperienza, e l’esperienza speranza.” (Romani 5:4).

In verità Dio identifica “camminare degnamente davanti a Lui” con la gioiosa pazienza e perseveranza. “Acciocchè camminiate condegnamente al Signore, per compiacergli in ogni cosa, … essendo fortificati in ogni forza, secondo la possanza della sua gloria, ad ogni sofferenza e pazienza, con allegrezza;”(Colossesi 1:10-11vers. Diodati – il corsivo è mio).

Nel frattempo, mentre attendiamo in fede che Lui agisca, crediamo che Egli ascolta il grido del nostro cuore: “Prendete, fratelli, come modello di sopportazione e di pazienza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. … perché il Signore è pieno di compassione e misericordioso.” (Giacomo 5:10-11). Dio è grandemente mosso dalle nostre lacrime e lamenti. Egli ascolta il mio pianto.

Gesù ci ha dato una inviolabile promessa per questi ultimi giorni.

Cristo ci ha lasciato una gloriosa promessa per farci attraversare i giorni oscuri che il mondo sta affrontando proprio ora. Egli dice a tutti coloro che prendono la croce e lo seguono: “Siccome hai osservato la mia esortazione alla costanza, anch’io ti preserverò dall’ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra.” (Apocalisse 3:10).

Gesù sta in sostanza dicendo: “Siete stati fedeli quando siete stati provati dal mondo. Avete atteso con gioia che io operassi; ora mentre c’è confusione ovunque e tutto il mondo viene provato, vi proteggerò. Avete già la prova che potete credere in Me qualunque cosa accada!”

I fulgidi testimoni per Cristo in questi ultimi giorni, diverranno un popolo umile che ha provato che Lui è fedele. Non solo proclameranno: “Dio ha ogni cosa sotto controllo” ma hanno effettivamente lasciato a Lui il controllo delle proprie vite e chiunque intorno a loro ha potuto vederlo! La bellezza della loro testimonianza avvicinerà molti al Signore. La loro testimonianza è questa: “Egli non temerà cattive notizie; il suo cuore è saldo, fiducioso nel SIGNORE.” (Salmi 112:7). Amen!

David Wilkerson


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