Onara* si è convertita al cristianesimo 2 anni fa, in un remoto villaggio dell’Asia Centrale. Da quel momento il marito musulmano ha iniziato a torturare lei e la figlia diciottenne, cristiana, perché rinnegassero la fede.
Un paio di mesi fa, a Onara è stato diagnosticato un cancro all’utero. La famiglia non aveva i soldi per le cure e il marito ha detto che l’avrebbe curata secondo un “trattamento musulmano”: l’ha chiusa in camera per 10 giorni, legandola al letto senza cibo: solo acqua. Dopo 10 giorni, ha iniziato a portarle pane raffermo e verdure. Dopo questo “trattamento”, Onara stava peggio ma non l’ha ammesso, per evitare di doverlo subire di nuovo. Così, approfittando di un momento in cui il marito era uscito senza chiudere a chiave la porta, Onara è scappata di casa con la figlia e si è recata in città. In ospedale ha potuto ricevere delle cure.
Oggi Onara è ospitata insieme a sua figlia da una donna della chiesa, ma sta cercando un lavoro e una casa da affittare. Ha paura che il marito possa trovarle e punirle. Chiedono preghiera per la loro sicurezza e crescita nella fede, per la loro salute e per un lavoro.
Negli ultimi anni, più volte Porte Aperte ha sollevato l’attenzione sulla situazione dei cristiani ex-musulmani in Asia Centrale. Porte Aperte rafforza i cristiani perseguitati in Asia Centrale provvedendo Bibbie e letteratura cristiana, formazione biblica e professionale, progetti di sviluppo socioeconomico e attività per bambini, giovani e donne.
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