I mass media continuano a chiamarlo Padre Graziano, ma Gesù disse: “Non chiamate nessuno Padre sulla terra, poiché Uno solo è il Padre, Colui che risiede nei Cieli” (Matteo 23:9).
Padre Gratien Alabi, meglio conosciuto come padre Graziano, un parroco congolese di una parrocchia sita in Ca’ Raffaello , frazione in provincia di Arezzo, avrebbe istaurato una relazione peccaminosa con Guerrina Piscaglia. Quest’ultima, pur essendo una donna sposata, si era innamorata del prete con il quale si incontrava di nascosto nei dintorni della canonica dove egli risiedeva. La donna, presumendo di essere rimasta incinta di lui, tempestivamente gli avrebbe comunicato la notizia e, Padre Graziano, sconvolto dallo scandalo che ne sarebbe potuto scaturire, avrebbe deciso di ucciderla.
Per la Procura di Arezzo, il religioso avrebbe inventato la figura di “zio Francesco” come escamotage per nascondere la sua vera identità quando le inviava sms. L’accusa è quella di omicidio e occultamento del cadavere. Guerrina Piscaglia è scomparsa il primo maggio dell’anno scorso.
Padre Graziano ha trascorso la sua prima notte nel carcere di Arezzo dopo essere stato arrestato ieri per l’accusa dell’omicidio di Guerrina Piscaglia, di cui non si hanno più notizie. Il GIP Ponticelli avrebbe escluso la complicità di altre persone, affermando che il sacerdote abbia fatto tutto da solo. Ad inchiodare il frate, secondo gli inquirenti, sarebbero due motivi, il primo, la figura misteriosa di “zio Francesco” che la Procura aretina ritiene totalmente inventata e il secondo, l’sms: “ Tu hai parlato male di un uomo di chiesa” che, dopo la scomparsa della donna, era stato inviato dal suo cellulare a quello di un frate africano che solo padre Graziano conosceva. Questa mattina, l’avvocato del religioso Luca Fanfani, ha assunto la linea difensiva per preparare l’eventuale ricorso contro l’ordinanza di carcerazione.
Quello che però in questa tragedia ci lascia sgomenti è il fatto di come si possa servirsi della propria immagine di uomo di Dio, come quella della figura sacerdotale, per camuffare consapevolmente peccati abominevoli e perfidi in questo caso nei confronti di Guerrina e della sua famiglia. Una sottile e strisciante malvagità che ha come sempre un unico esito: la morte.
“Il salario del peccato è la morte.” (Romani 6:23).
Lorenza Perrotta – notiziecristiane.com
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