Angola: cinque vittime durante le proteste per il taglio dei sussidi al carburante

Represse nel sangue le manifestazioni contro l’aumento del prezzo dei carburanti in Angola. Proteste per ragioni analoghe anche in Nigeria e Kenya.

di Gianni Sartori

 “Chers compatriotes,

A la suite de la hausse récente des prix des carburants, des manifestations spontanées ont été signalées ce 5 juin dans la ville de Huambo et des axes de circulation ont été coupés par les manifestants.

Compte-tenu des risques d’incidents, il vous est recommandé de faire preuve de la plus grande vigilance et de rester à l’écart de tout attroupement”.

Pare che questo messaggio, diffuso il 5 giugno dall’Ambasciata francese, avesse tratto in inganno qualche compagno “campista” che – forse per ragioni anagrafiche – confondeva la ex colonia portoghese con un’altra francese. Per cui era già partito alla grande con l’analisi di un ennesimo “cambio della guardia” nella “Françafrique” (Pechino e Mosca in alternativa al neocolonialismo di Parigi).

Ovviamente non era così. Parigi non c’entrava per niente e le proteste erano rivolte direttamente contro il governo di Luanda. Per l’aumento, in pratica il raddoppio, del prezzo della benzina: da 160 kwanza (0,26 dollari), a 300 kwanza (0,48 dollari) al litro.

Conseguenza inevitabile della drastica riduzione dei sussidi per il carburante (anche se la cosa appare leggermente paradossale in in un Paese tra i maggiori esportatori di petrolio dall’Africa). E non aveva certo rasserenato gli animi sapere che il governo ha tutta l’intenzione di abolire del tutto i sussidi statali entro il 2025.

Gli scontri più duri sono avvenuti a Huambo (circa 600 chilometri a sud-est di Luanda), tra numerosi tassisti (insieme ai motociclisti, la maggior parte dei manifestanti) e la polizia che ha aperto il fuoco (con proiettili veri). Ufficialmente “in seguito agli atti di violenza e allo scontro con le forze dell’ordine” da parte dei manifestanti.

Al momento le vittime accertate sarebbero cinque, almeno una decina i feriti. Oltre trenta le persone arrestate.

Condanne per “l’uso sproporzionato della forza” da parte di Human Rights Watch in quanto sono stati “utilizzati proiettili veri contro una folla disarmata”.

Sulla questione era intervenuta anche Amnesty International chiedendo di non inasprire la già difficile situazione delle popolazioni (sottoposte a disoccupazione, inflazione…) sia dell’Angola che della Nigeria (qui il prezzo dei carburanti è addirittura triplicato) e del Kenya. Dove il 6 giugno sono state disperse con i lacrimogeni e decine di arresti le manifestazioni contro la nuova legge finanziaria che determinerebbe un aumento delle tasse sui carburanti, sugli alloggi, sui generi alimentari…

Da parte sua il governo angolano ha accusato l’UNITA (quella fondata da Savimbi, attualmente il principale partito dell’opposizione, storicamente ostile al MPLA) di alimentare le tensioni, spargendo – è il caso di dirlo ? – “benzina sul fuoco”.

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