Un pogrom anticristiano ha seminato il terrore tra la piccola comunità che deve convivere costantemente con la paura.
Da tempo i cristiani pakistani devono vivere un inferno quotidiano dove il pericolo della violenza è sempre dietro l’angolo.
Persecuzione è una parola che i cristiani pakistani conoscono molto bene. Per loro non è un concetto teorico, ma una esperienza di vita. In questo l’11 settembre ha segnato una sorta di spartiacque, racconta la blogger Zarish Neno – da molti anni nel nostro Paese – nel suo libro Una piccola matita. Vita di una donna cristiana in Pakistan (edito da Berica Editrice).
In Pakistan, dove i cristiani rappresentano solo l’1,6 per cento di una popolazione di 233 milioni di abitanti, l’Islam è religione di stato e vige la cosiddetta legge antiblasfemia – inasprita proprio in questi giorni – che rende punibile con la detenzione (anche a vita) e perfino con la pena di morte la profanazione del Corano e gli insulti al Profeta Maometto (e pure verso la moglie, i compagni e i suoi familiari).
Ma oltre al piano legale (vedi il calvario di Asia Bibi) nella vita quotidiana questa legge è spesso invocata come strumento di oppressione nei confronti delle minoranze religiose, con tanto di autentici pogrom perpetrati da folle fanatizzate dagli estremisti.
Nuova ondata di violenza contro i cristiani in Pakistan
È quanto successo di nuovo proprio in questi giorni in Pakistan, unico Paese del mondo musulmano a essere potenza atomica e dove i cristiani hanno da tempo imparato, scrive Zarish Neno, a «convivere con la paura», diventata una presenza capillare nella vita di tutti i giorni.
Il 16 agosto una nuova ondata di violenza si è abbattuta sui cristiani di Jaranwala, una città del distretto di Faisalabad. È qui che una folla inferocita si è avventata su di loro, aizzata da un episodio di presunta blasfemia, devastando chiese (21 i luoghi di culto attaccati, riporta Asia News) e abitazioni. Centinaia le persone costrette alla fuga dalle loro case da una furia collettiva sobillata dagli estremisti islamisti.
A scatenare il pogrom è bastato il ritrovamento di alcune pagine del Corano. Ad accompagnare quello che ha tutta l’aria di un pretesto per sobillare a pilotare l’ira della folla, una lettera con alcuni commenti blasfemi e il nome di un uomo cristiano: un certo Raja Mash (che a quanto pare sarebbe in realtà un analfabeta). Anche un altro cristiano, di nome Rocky Masih, si è visto accusare degli atti blasfemi.
«Andate a uccidere i cristiani»: e la folla si scatena
Una folla di centinaia di persone indignate ha cominciato a radunarsi quando la notizia è circolata tra la gente, diffusa dagli altoparlanti delle moschee. Un “esplosivo umano” fatto detonare quando da alcune moschee è partito il terribile appello: «Andate a uccidere i cristiani».
A quel punto la cosa ha assunto connotati drammatici e l’indignazione della popolazione locale si è tradotta in un vero e proprio assalto alle chiese e alle case della comunità cristiana. Per 10 ore Jaranwala si è trasformata in un inferno per i cristiani del posto. In centinaia sono fuggiti terrorizzati dalle loro abitazioni assalite dalla folla inferocita (ma c’è chi parla anche di 2 mila fuggitivi). Yassir Bhatti, un 31enne cristiano, ha raccontato quanto visto coi suoi occhi all’agenzia Afp: «Hanno rotto le finestre e le porte e hanno portato via frigoriferi, divani, sedie e altri oggetti domestici per ammucchiarli davanti alla chiesa e bruciarli. Hanno anche bruciato e profanato le Bibbie, sono stati spietati».
Devastazioni, saccheggi, con chiese, case e negozi di cristiani dati alle fiamme. I primi riscontri fortunatamente non riferiscono di vittime del pogrom. Le autorità hanno condannato i vandalismi e arrestato oltre 100 persone. Sul suo canale social il primo ministro pakistano ad interim Anwaar-ul-Haq Kakar si è detto «sconvolto dalle immagini» promettendo «provvedimenti severi contro coloro che violano la legge e prendono di mira le minoranze». E ha chiesto alle forze dell’ordine di «arrestare i colpevoli e consegnarli alla giustizia».
Nell’Occidente così attento ai diritti di tutti, tranne quelli delle minoranze cristiane, in pochi sui media mainstream si sono sbracciati davanti a un’esplosione di rabbia che sembra decisamente innescata ad arte. Niente di nuovo sotto il sole. L’anticristianesimo, meglio ancora l’anticattolicesimo, si conferma una volta di più l’«unico pregiudizio accettabile». Strano paradosso di un mondo che si fa gran vanto, illudendosi, di non averne alcuno.
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