Sospendere la somministrazione di farmaci bloccanti della pubertà e terapie ormonali per i minori con presunta disforia di genere. La raccomandazione di questa eventuale misura cautelare – fino a ulteriori indagini più approfondite sulle conseguenze di tali trattamenti – è stata proposta recentemente al governo scozzese da un team di ricercatori, il quale suggerisce di considerare piuttosto come riferimento scientifico rigoroso quanto acclarato – soprattutto relativamente alle devastanti ricadute sul benessere psicofisico dei minori in transizione di genere – dalla Cass Review commissionata dal Servizio sanitario nazionale inglese (Nhs) e presieduta dalla dottoressa Hilary Cass.
«I risultati del Rapporto Cass saranno ora presi in considerazione e utilizzati per riformare e migliorare l’assistenza sanitaria nell’ambito della medicina di genere in tutto il Paese», ha dunque affermato Neil Gray, Ministro della Salute scozzese.
D’altra parte la stessa équipe multidisciplinare di ricercatori, incaricata dal Direttore sanitario della Scozia, ha opportunamente evidenziato che ogni piano di assistenza terapeutica dovrebbe includere «una valutazione completa delle esigenze del bambino, sia psicologiche che fisiche». Tutti i bambini dovrebbero crescere «sicuri, rispettati e supportati attraverso un’assistenza olistica e incentrata sulla persona», ha dichiarato ancora Graham Ellis, vicedirettore sanitario della Scozia.
Intanto, anche sulla scia di tali indicazioni, la clinica Sandyford di Glasgow – l’unico servizio specialistico per minori in Scozia – ha deciso di impedire ai nuovi pazienti di età compresa tra 16 e 17 anni di sottoporsi ad altri trattamenti ormonali fino al compimento della maggiore età.
Secondo quanto rilevato dalla BBC Scotland News alla fine del 2023 erano 1.100 i pazienti in lista d’attesa per cominciare il percorso di transizione di genere. Tuttavia, finché il governo scozzese non fornirà ulteriori delucidazioni sul piano clinico sul trattamento dei minori con presunta disforia di genere – cosa che avverrà ormai dopo la pausa estiva del Parlamento – 43 pazienti continueranno allo stato attuale a ricevere farmaci bloccanti la pubertà e ormoni del sesso opposto.
E nel nostro Paese? Per certi versi la direzione di marcia allo stato attuale è quella di una maggior cautela e di una valutazione più approfondita dei singoli casi, soprattutto dopo il recente scandalo legato alla somministrazione della Tripoterelina – il farmaco bloccante della pubertà – all’Ospedale Careggi di Firenze, a seguito dell’inchiesta della Procura e del Ministero della Salute. Allo stesso tempo, però – proprio come abbiamo denunciato ieri in un articolo sul tema – proprio il Careggi si è recentemente reso protagonista di un bando per una nuova assunzione in merito ai percorsi per trattare l’incongruenza di genere.
Pro Vita & Famiglia si è espressa chiaramente sulla questione e in generale in merito allo stop della somministrazione di tali trattamenti. E, in relazione al caso di specie, ha evidenziato come sia «inquietante immaginare che questo farmaco possa essere stato somministrato ai minori con presunta disforia di genere senza le adeguate, e obbligatorie, valutazioni neuropsichiatriche per verificare altre eventuali cause dei disagi dei minori».
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