Allarme veleni in Pakistan: 60 milioni esposti all’arsenico nell’acqua

Lo studio pubblicato dalla rivista specializzata Science Advances. L’area più a rischio è quella della piana del fiume Indo. Per l’Organizzazione mondiale della sanità, il livello massimo consentito per evitare danni alla salute è di 10 microgrammi per litro; per il governo di Islamabad, 50 microgrammi per litro. Nelle aree contaminate, la concentrazione supera i limiti del governo.

Islamabad (AsiaNews/Agenzie) – Almeno 60 milioni di persone in Pakistan, cioè quasi un cittadino su tre, rischiano gravi conseguenze per la salute a causa dell’avvelenamento da arsenico. È l’allarme lanciato dagli esperti di Science Advances, tra le riviste più quotate a livello mondiale in ambito scientifico. Un gruppo di studiosi ha analizzato 1.200 campioni di acqua raccolti in tutto il Paese e riscontrato che le zone più contaminate sono quelle lungo le sponde del fiume Indo, che scorre da nord a sud, e dei suoi affluenti. I livelli di veleno contenuti nelle falde acquifere sarebbero “allarmanti” e molto più elevati rispetto al quantitativo massimo stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms).

Lo studio è stato pubblicato lo scorso 23 agosto. L’arsenico è un elemento semi-metallico molto diffuso in natura, che filtra nelle falde acquifere attraverso rocce e sedimenti. L’Oms stima che in tutto il mondo siano almeno 150 milioni le persone esposte alla contaminazione. L’assunzione della sostanza tossica per lunghi periodi di tempo può provocare l’insorgere di disturbi cronici, come malattie della pelle, tumore ai polmoni e alla vescica e complicazioni vascolari.

Per questo l’Oms ha fissato in 10 microgrammi per litro (μg/L) la concentrazione massima nell’acqua per evitare danni alla salute dell’uomo. Ad ogni modo, il governo di Islamabad da tempo ha stabilito che 50 μg/L è un limite “accettabile”.

Lo studio invece riporta che in Pakistan la concentrazione supererebbe di gran lunga il livello di guardia e in alcune zone arriverebbe anche a 972 μg/L. Joel Podgorski, autore di punta della ricerca e membro dello Swiss Federal Institute of Aquatic Science and Technology, afferma che lo studio “è il primo lavoro davvero completo su questo problema in Pakistan”. Secondo i ricercatori, la causa principale della presenza di arsenico è dovuta alla giovane età dei sedimenti. Se una falda acquifera ha avuto origine alla fine dell’ultima era glaciale, circa 10mila anni fa, “è più probabile che presenti alti livelli di veleno rispetto ad una più antica e profonda, dove la maggior parte degli elementi chimici si sono ormai disciolti”.

Ad aggravare la situazione però, aggiungono, è il “sistema di irrigazione dei campi coltivati. Lo studio ha riscontrato una forte correlazione tra alti livelli di acidità del suolo e la concentrazione di arsenico”. Podgorski fa notare che “nella valle dell’Indo c’è un massiccio sistema di irrigazione, a causa del clima secco e arido. Ciò significa che se si inonda la superficie in maniera abbondante, è più probabile che le sostanze velenose vengano filtrate fin nelle falde acquifere”.

L’elevata diffusione è dovuta anche alla carenza dei controlli da parte delle autorità, che gestiscono la rete di distribuzione idrica. In assenza di accesso a risorse idriche alternative pulite, la maggior parte dei cittadini beve e utilizza per le faccende domestiche acqua inquinata. Mentre è intento a riempire una caraffa ad una fontana Ali Hasan, di Islamabad, afferma: “Sarebbe compito del governo fornire acqua pulita, invece dobbiamo girare a lungo per trovarne di potabile”.

da: Asianews.it/


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