Ancora chiese e luoghi di culto chiusi, denunciano i rappresentanti della Chiesa protestante d’Algeria.
Lunedì 2 settembre il governo algerino ha chiuso la chiesa evangelica protestante di Ighzer Amokrane a Kabylie. Quella di Akbou è la prossima della lista. Ciò porta a otto il numero di chiese chiuse nel paese negli ultimi mesi.
«Abbiamo la sensazione che vogliano chiudere gradualmente tutte le chiese del paese», ha affermato Salah Chalah, presidente della Chiesa protestante dell’Algeria (Epa) che riunisce 46 comunità. «La domanda che circola su tutte le labbra è quale sarà la prossima nel mirino delle autorità», fa eco uno dei cristiani di Kabylie, regione situata a nord est di Algeri.
Una dozzina di chiese cosiddette “domestiche” sono state bandite anche nella parte occidentale del paese. L’Epa denuncia dal dicembre 2007 intimidazioni da parte delle autorità statali, la cui costituzione garantisce la libertà di culto. Da parte sua, il governo invoca la mancanza di standard di sicurezza quali le uscite di emergenza negli edifici, ad esempio, o questioni amministrative: ogni chiesa dovrebbe in effetti essere beneficiaria di un’autorizzazione rilasciata dalla Commissione Nazionale dei culti per i non musulmani, secondo un’ordinanza del 2006. Ma le autorità non ne hanno ancora emesso nessuna. «Non sappiamo come richiederlo nei fatti, mancano le modalità attuative dell’ordinanza», ha aggiunto Chalah.
Queste chiusure di chiese intervengono nel clima di protesta che scuote il paese dallo scorso febbraio. I cittadini continuano a mobilitarsi per strada ogni venerdì «e vivono una vera fratellanza tra algerini», ha dichiarato Karima Direche, storica franco-algerina, direttora della ricerca presso il Cnrs (Centro nazionale per la ricerca scientifica). Chiudere le chiese in questo contesto è un modo per lo stato di distogliere l’attenzione dei manifestanti che vogliono più democrazia e c’è il tentativo di focalizzare l’attenzione sugli algerini «che non sarebbero come gli altri; si tenta di distrarre la popolazione da ciò per cui sta prostestando, gettando fumo negli occhi», ritiene.
Nel frattempo, i cristiani che si trovano privati dei luoghi di culto hanno iniziato a incontrarsi e tenere culti all’aperto, di fronte all’edificio di volta in volta chiuso. Un modo per resistere pacificamente. «Crediamo di essere nei nostri diritti», afferma il presidente dell’Epa. Questa assertiva visibilità non è certamente nei gusti del governo, che vuole invece mostrare la sua capacità di mettere ordine … e di ottenere chiese invitate a esistere senza essere notate.
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