Si può essere al di sopra della legge? Ossia vivere secondo uno stile e dei principi di vita che oltrepassino la legge? Ovviamente qui si vuol parlare di principi e di uno stile di vita che ‘oltrepassa’ la legge non nel senso di trasgredirla (facendo peggio di ciò che essa prescrive), ma di principi e di uno stile di vita che superano (in giustizia) ciò che la legge prescrive, ovvero di principi che sono superiori (poiché più giusti) di quanto la legge si limita a comandare.
Infatti la legge si limita spesso a cercare di impedire il male, proibendo quelle azioni che gli uomini – altrimenti – tenderebbero a commettere gli uni ai danni degli altri. Ma il semplice (o il solo) impedire il male, certamente non è la meta della vera giustizia, che non si caratterizza con la non commissione del male, ma specialmente per la commissione del bene. E di certo la legge è limitata in questo. Lo scopo principale della legge, in effetti, non è quello di insegnare il bene, ma quello di impedire il male.
Sappiamo un po’ tutti, d’altra parte, che anche coloro che promuovono e promulgano le leggi spesso le trasgrediscono essi stessi. Gira ancora oggi in giro il detto che dice “Fatta la legge, trovato l’inganno” (ossia il sistema per aggirarla). E qualcuno dice che tale detto l’hanno inventato non tanto i malviventi ma certi politici.
Spesso, poi, sono coloro che fanno le leggi a fare leggi che vanno a vantaggio dei propri interessi e ai danni degli interessi degli altri. Quindi, in questi casi, la legge non persegue il Vero Bene, ma è ispirata dagli egoismi di alcuni, che vogliono “oltrepassare” la legge, non nel senso di migliorarla, ma di aggirarla per fare il male.
Costoro (i cui militanti si trovano spesso tra le fila dei politici) non sono al di sopra della legge, ma ben al di sotto di essa. Perché? Perché la loro natura non è volta al bene, ma al male. E il loro pensiero è quello di mettere mano alla legge, per modificarla in funzione dei propri interessi. Quindi è così che nasce quella situazione per cui i primi trasgressori della giustizia possono essere i legislatori stessi. In effetti se chi è chiamato a legiferare è un iniquo, ecco che le leggi emanate da questi saranno inique. E dunque tali leggi saranno da superare, se si vorrà tendere alla vera giustizia. Ma come si oltrepasseranno le leggi inique emanate dagli iniqui? Di certo non ci si potrà aspettare che le modifichino essi stessi! E, allora, da dove potranno venire quelle giuste riforme che potrebbero modificare e oltrepassare le leggi inique, ovvero quelle situazioni in cui le leggi prescrivono ed obbligano a fare in un certo modo, quando in realtà si potrebbe fare meglio di ciò che esse dicono di dover fare?
Il desiderio di superare la legge, in senso migliorativo, non viene e non verrà dai legislatori che legiferano iniquamente e che sfruttano la loro posizione (di legislatori) per continuare a servirsi della legge, anziché servire la giustizia. Il desiderio di superare la legge non può che venire dai giusti, ossia da coloro che desiderano la giustizia e che spesso si accorgono di come le leggi fatte dagli ingiusti sono contrarie alla giustizia.
Quindi il vero animo e motore del superamento della Legge viene da coloro che amano la giustizia e sanno guardare ad essa al di là ed oltre alle leggi.
E, allora, sperando di trovare qui il consenso dei giusti e non dei politicanti (che amano fare leggi senza avere amore per la giustizia),quali potrebbero essere quei principi coi quali si potrebbe superare la legge, che spesso appare giusta ma tale non è?
Per andare alla ricerca dei principi della giustizia bisogna ovviamente considerare a cosa e a chi serve la giustizia.
La giustizia serve a vivere secondo giustizia, ovvero da giusti. E a chi serve questo? Serve a coloro che vedendosi amministrare la giustizia (per regolare le varie e possibili situazioni della vita) possono godere dei benefici della pratica e del rispetto di quei principi giusti che possono, appunto, regolare (giustamente) le loro condizioni di vita ed i loro possibili problemi.
Facciamo qualche esempio su delle condizioni che farebbero (e fanno) soffrire, ma che potrebbero essere regolate diversamente qualora qualcuno, mosso da uno spirito giusto, decidesse di cambiarle per mezzo di leggi eque e giuste.
- Alcuni guadagnano molto o molto molto ed altri poco o poco poco
Come si potrebbe cambiare tale situazione? Non penso che bisognerebbe selezionare dei geni per intuire come si potrebbe modificare tale situazione. Basterebbe legiferare in modo tale da dare di meno a chi ha di più e distribuire il ricavato a coloro che ne hanno bisogno. Non è difficile trovare qualcuno che capisca questo. Il difficile – molto difficile – è trovare qualcuno disposto a farlo!
Infatti, a proposito della Riforma (promossa dal governo Renzi) che a breve chiamerà gli italiani a votare Si o No, ci vuole molto a pensare e a capire che anziché abolire il Senato (per risparmiare soldi – dicono i favorevoli al Si -) lo si potrebbe mantenere dimezzando gli stipendi tanto dei deputati quanto dei senatori o, se non bastasse il dimezzamento, ridurre gli emolumenti dei parlamentari e dei senatori di quel tanto che basti a non sopprimere il Senato e a mantenere la stessa spesa che si immagina di fare con l’abolirlo? Infatti sopprimere il Senato potrebbe essere un danno per i cittadini, poichè molte leggi sensibili – dal punto di vista dell’etica – non sarebbero dovutamente discusse ed esaminate qualora venisse soppresso il Senato. Puntare alla velocizzazione delle leggi non coinciderebbe con la qualità di queste. Quando si trata di valutare se promuovere una legge o meno sarebbe opportuno non velocizzare, ma discutere e dare spazio ad ogni emendamento necessario a migliorarla. Invece si dice che la Riforma Renzi è utile a velocizzare. Ma su certe materie e questioni (quelle etiche in particolar modo) non bisognerebbe velocizzare! Comunque, perché non ridurre gli stipendi (sia dei parlamentari che dei senatori) e mantenere il Senato, anziché tenere una sola camera con gli stipendi alti?! Riducendo gli stipendi non ci sarebbe bisogno di eliminare un’istituzione.
Scusate questa divagazione dall’argomento iniziale e centrale che ci eravamo proposti (quello di vedere se chi fa le leggi le fa perché ama davvero la giustizia o per altri scopi), ma questa parentesi credo serva a dire come chi fa le leggi complica le situazioni e spesso fugge dalle soluzioni semplici, giuste ed opportune.
Infatti complicare il dibattito (tentando di far puntare l’attenzione su mille questioni) distrae la gente dal pensare al principio che – nel caso, appunto, della Riforma imminente – penso dovrebbe stare al centro di ogni ragionamento :
basterebbe togliere a chi ha troppo per dare il ricavato a chi ne ha veramente bisogno.
Ma i politici discutono e discutono, senza però avanzare tale ipotesi. Perché? Eppure a me pare semplice e…giusta.
Ma ora basta con queste cose (che dimostrano come la politica parla parla di leggi, ma non cerca le soluzioni improntate alla giustizia)!
Ritorniamo al cuore del discorso, ossia al pensiero di come potere e dovere superare la legge per puntare alla giustizia, visto che la legge non sempre punta alla giustizia, come abbiamo considerato qualche minuto fa, ma soltanto ad impedire il male (quando vi riesce) e a dare un certo ordine. Ma se, invece, oltre a cercare di impedire il male, si cercasse di promuovere il bene, ecco che l’ordine di certe leggi potrebbe dover essere superato, andando alla ricerca di principi più alti e più giusti di quelli che mirano semplicemente a non fare il male.
L’ispirazione per questo modo di vedere le cose, in materia di rapporto tra legge e giustizia, mi è venuto dalla lettura del sermone di Gesù sul monte (v. Vangelo di Matteo capp. 5 – 7), in cui il Signore ripete più volte questa espressione:
“Voi avete udito che fu detto (agli antichi) …..ma io vi dico …. (Matteo 5: 21, 22; 5: 27, 28; 5: 31, 32; 5: 33, 34; 5: 38, 39)
Queste parole del Signore parlano di un superamento della Legge. Di quale legge? Della legge data da Dio a Mosè.
Ma ora qualcuno, forse, dirà: ma se la legge data a Mosè l’ha data Dio allora non si può cambiare!
Ah, certo, se fossero gli uomini a volerla cambiare lo farebbero per renderla più accomodante…ai propri impulsi (contrari alla legge).
Ma nel sermone sul monte Gesù parla di un superamento della Legge data da Dio a Mosè in vista di un traguardo superiore a quello che Dio aveva provveduto e previsto in quel momento. Dio aveva dato la Legge a Mosè, e per suo mezzo al popolo, affinché il popolo non vivesse disordinatamente, secondo i propri impulsi e i propri intenti (contrari alla giustizia).
Ma Gesù con i suoi (“avete udito che fu detto, ma io vi dico”) punta e mira ad un livello di giustizia che va oltre quello incluso e previsto nella legge data a Mosè. Si legga bene il testo del sermone sul monte e si vedrà, infatti, come il discorso di Gesù supera i principi previsti nella legge data a Mosè.
La giustizia predicata da Gesù, dunque, va oltre la legge. Infatti la giustizia predicata da Gesù mira alla grazia. E la grazia sta oltre la legge. La legge evita il male, la grazia procede dal bene. C’è una notevole differenza. Tant’è vero che Gesù dice che se la nostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei (ossia dei cosiddetti insegnanti della legge di Mosè – che spesso la trasgredivano anch’essi e facendo i legalisti non erano mossi e sospinti dalla grazia, ossia dall’amore e dal bene, ma dall’ipocrisia -) noi non potremo entrare nel regno dei cieli (Matteo 5: 20). E questo è un invito molto chiaro ed esplicito a considerare il fatto che se non andremo oltre la legge non entreremo nel regno dei cieli, ossia nel regno in cui entreranno soltanto coloro che avranno amato la giustizia.
Seguire Gesù vuol dire andare oltre la legge, verso la grazia, verso – cioè – la Vera Giustizia.
Enzo Maniaci | Notiziecristiane.com
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