Estratto da un predica di TOMMASO GRAZIOSO. – Avevo ricevuto una chiamata per andare a predicare a New York per la mia prima volta da predicatore Non stavo nei miei panni per la tanta gioia e per l’emozione. La mattina presto presi la macchina e mi avviai per andare a predicare. Stavo in macchina e ripetevo i passi biblici con entusiasmo quando, improvvisamente spuntò un uomo quasi nudo sulla strada. Feci come per evitarlo ed andare via ma lo Spirito Santo mi disse “Tommaso ferma la macchina e aiutalo”.
Ero combattuto, perché stavo andando ad adempiere al il mio ministerio. Fermai la macchina e l’uomo si gettò dietro all’autovettura. “Mi scusi” – mi disse – “Stanotte sono andato in un bar. Devo essermi ubriacato e alcuni delinquenti mi hanno derubato di tutto anche dei miei abiti e mi hanno lasciato in strada. Poi
stamattina cercavo aiuto ma non passava nessuno fino a quando non ho visto lei.”
“Capisco, capisco, ma io devo andare a New York…e mi dica come posso aiutarla?” – dissi all’uomo “Mi porti a casa, la supplico!”. Accettai di aiutarlo; così accompagnai l’uomo fino casa e quando arrivammo lui mi chiese di non fermarsi davanti casa perché si vergognava dei vicini ma che fermassi l’auto sul retro della casa. Poi vidi delle persone che mi guardavano dalla finestra: erano i familiari in pena per l’uomo, una donna uscì e mi invitò ad entrare. “Venga, venga dentro che le offro una tazza di caffè!”. “Signora” – le dissi “lo ho un impegno e devo andare a New York…va bene solo una tazza di caffè e scappo”. Così mentre la signora preparava il caffè mi raccontò che suo marito non era un ubriacone: avevano un figlio affetto da distrofia muscolare e ogni giorno che passava il ragazzo era sempre più debole. “Ieri sera stavamo a tavola e il ragazzo non voleva essere imboccato e insisteva di poter mangiare da solo ma non aveva neanche la forza di alzare una forchetta; e così mentre tentava di mangiare, è caduto con la faccia nel piatto a causa della di questa malattia” – mi raccontò quella donna. II padre addolorato, vedendo il figlio di otto anni in quello stato si alzò e uscì e loro non sapevano dove fosse andato. Forse in qualche osteria ad annegare i suoi pensieri nell’ alcool. “Poi l’abbiamo rivisto tornare stamattina, con lei. Eravamo tanto in pensiero!” –
In quel momento realizzai che, se pure non ero dietro un pulpito ero al centro della volontà di Dio e io dissi a quella famiglia: “lo non sono venuto in casa vostra per puro caso ma perché sono un servo del Dio Vivente e credo che il Signore mi ha mandato da voi con un messaggio di pace e di speranza”.
In quel momento sentì la voce del figlio che mi parlava dall’altra stanza dicendomi: “Signore, signore! Lei crede che Dio mi può guarire? E che Dio guarisca ancora oggi?”. “Figliolo si! Si, il Signore guarisce ancora.” E lui mi rispose: “lo sto cercando di dirlo a mamma e papà! C’è un evangelista qui, nella nostra città, che sta pregando per gli ammalati ed ho pregato che mi portassero da lui, perché so che il Signore mi guarisce, ma loro non credono!”.
lo sapevo che avevo il messaggio della liberazione del Signore Gesù così invitai quella famiglia ad arrendersi alla volontà di Dio e ho avuto la gioia di vedere dodici parenti scendere in ginocchio in cucina e dare il cuore a Gesù. Avevo dimenticato il mio pulpito, avevo dimenticato la mia carriera, avevo dimenticato la predicazione: io ero lì dove il Signore mi voleva: al centro della sua volontà. La nostra fede non deve funzionare solo la domenica mattina in chiesa ma soprattutto quando stiamo tra la gente, per le strade e nel lavoro, tutti i giorni dobbiamo prepararci per le buone opere che Dio a preparato per noi. A Dio sia la gloria, Amen!
fonte: http://storiedifedevissute.blogspot.it/
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