Johannesburg (Agenzia Fides) – A quasi 30 anni dalla fine dell’apartheid e dell’instaurazione della democrazia il processo di riconciliazione nazionale si è rallentato a causa della crescita delle ineguaglianze sociali e della povertà. È quanto afferma p. Peter John Pearson, responsabile dei rapporti con il Parlamento per la Southern African Catholic Bishops’ Conference (SACBC la conferenza episcopale che riunisce i Vescovi di Sudafrica, Botswana ed Eswatini).
In un’intervista con Newzroom Afrika, p. Pearson avverte che le diseguaglianze economiche sono così profonde che i risultati ottenuti nei primi 10 anni dalla fine dell’apartheid “sono stati cancellati”. Di conseguenza anche il processo di riconciliazione nazionale ne soffre, perché sottolinea il sacerdote “questo va avanti nella misura in chi la gente ne trae beneficio”.
“Quindi siamo in un periodo pericoloso, perché le cose che diamo per scontate si stanno sfasciando” dice p. Pearson che sottolinea che stanno crescendo tensioni relative alle questioni razziali ma soprattutto concernenti le ineguaglianze economiche (forti sperequazioni di reddito, disoccupazione dilagante).
Nel 2024 i sudafricani saranno chiamati al voto per il rinnovo del Parlamento e degli organi provinciali (vedi Fides 15/12/2023). Di fronte ai sondaggi che mostrano la sfiducia della maggioranza dei sudafricani verso i propri politici, p. Pearson nota che vi sono segni positivi. In particolare secondo il sacerdote si nota l’emergere di alcune minoranze politiche che sembrano ben intenzionate a imprimere una svolta alla politica in Sudafrica. “I cambiamenti politici – sottolinea- sono spesso predicati da una minoranza iniziale molto piccola”.
La responsabilità maggiore di questa situazione è del sistema politico incapace di rigenerarsi e di porre un freno alla corruzione dilagante al suo interno; ma secondo p. Pearson anche il sistema economico e la società civile hanno la loro parte di responsabilità, soprattutto per non essere stati capaci di opporsi alle derive della politica e di rimanere silenti di fronte alla corruzione e al malgoverno.
Secondo i dati più recenti, il Sudafrica ha la più alta disuguaglianza di reddito al mondo, con un coefficiente di Gini pari a circa 0,67. Il coefficiente di Gini è una misura statistica ampiamente utilizzata per valutare la distribuzione del reddito nella popolazione di un Paese. Assume un valore compreso tra 0 e 1. Un coefficiente pari a 1 indica una disuguaglianza perfetta, ovvero in cui un individuo in un Paese guadagnerebbe tutto il reddito nazionale. Al contrario, un coefficiente pari a 0 è un indicatore di perfetta uguaglianza, dove il reddito del paese è distribuito totalmente tra tutti i suoi cittadini.
Le ineguaglianze economiche sono traiate dall’alto tasso di disoccupazione, ufficialmente del 32.6%. Un dato che però non tiene conto di coloro che hanno cessato di cercare un impiego. La maggior parte di chi lavora ha bassi guadagni, al punto che il 10% delle famiglie sudafricane più ricche è responsabile di circa il 52% della spesa complessiva a livello nazionale. Il 10% delle famiglie più povere contribuisce solo per lo 0,8% alla spesa totale. (L.M.) (Agenzia Fides 21/12/2023)
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