Abuja (Agenzia Fides) – C’è anche un catechista e sua moglie tra le decine di vittime nell’assalto in un villaggio nello Stato di Benue, nella Nigeria centrale, commesso il mese scorso secondo quanto reso noto solo ora dalla stampa locale.
Nel raid perpetrato l’8 maggio da una banda di pastori Fulani nella chiesa cattolica di San Pietro nel villaggio di Hirnyam, nella contea di Guma, sono rimasti uccisi Dominic Dajo e sua moglie, oltre a una decina di persone.
Il medesimo giorno bande di Fulani hanno attaccato i villaggi di Tse Vambe, Tse Ortim e Torough Mbanyiar nella stessa contea. Nelle due settimane successive hanno assalito altre decine di villaggi nell’area.
Questi assalti che sono visti soprattutto sotto il punto di vista dello scontro religioso (pastori Fulani musulmani contro agricoltori cristiani), ha però molteplici sfaccettature. I Fulani (chiamati anche Peuls) sono una popolazione costituita milioni di persone che vivono in diverse parti della Nigeria e in tutto il Sahel. Sono prevalentemente musulmani e comprendono centinaia di clan di molti lignaggi diversi la maggior parte dei quali non sono estremisti, Vi sono però ma alcuni Fulani aderiscono all’ideologia islamista radicale, disseminata nell’area da gruppi che si richiamano ad Al Qaida o allo Stato Islamico.
Se la componente religiosa del conflitto non può essere negata, dato questi gruppi adottano un simbolismo estremista (urlano ad esempio “Allah Akbar” durante i raid e si accaniscono contro i luoghi di culto cristiano), questo non deve far perdere di vista i fattori politici ed economici che lo alimentano. In Nigeria non pochi politici sostengono lo scontro identitario etnico-religioso, tra gruppi diversi, per presentarsi come gli unici in grado di difendere i propri elettori (che spesso coincidono con una particolare popolazione). L’uso dei social media per alimentare campagne di odio fondata sulla paura dell’altro non fa che alimentare i conflitti comunitari, anche perché l’incapacità del governo nigeriano di garantire la sicurezza, ha favorito la creazione di milizie armate lungo linee etnico-religiose per proteggere gli interessi delle diverse comunità.
Non va trascurata la dimensione criminale del fenomeno perché nel corso dei loro assalti le bande Fulani depredano le loro vittime. La guerra contro il regime di Gheddafi Libia del 2011 ha immesso nel mercato illegale che va dal Sahel alla Nigeria una quantità enorme di armi da fuoco degli sterminati arsenali del passato regime. Il risultato è che i gruppi illegali nigeriani hanno ora facile accesso ad armi da guerra, accrescendo quindi la loro pericolosità.
Infine i fattori ambientali con l’avanzata del deserto nel Sahel ha accresciuto la lotta per le risorse (acqua e terreni) del millenario scontro tra pastori (come i Fulani) e agricoltori. (L.M.) (Agenzia Fides 7/6/2023)
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