Bangui (Agenzia Fides) – Sono le vittime probabilmente meno conosciute e più nascoste delle guerra: donne e ragazze (ma a volte anche uomini e ragazzi) che hanno subito violenze sessuali dagli appartenenti delle diverse formazioni combattenti.
Uno dei Paesi che ha vissuto drammi di questo genere è la Repubblica Centrafricana dove la seconda guerra civile scoppiata il 10 dicembre 2012 (vedi Fides 18/12/2012 ha visto contrapposte le formazioni Séléka, una coalizione di ribelli che accusavano il Presidente François Bozizé di non riuscire a rispettare gli accordi di pace firmati nel 2007 e nel 2011, ai cosiddetti Anti-balaka, milizie di autodifesa locali. Tutte queste formazioni hanno commesso abusi sessuali come denunciò nell’ottobre 2013 Dieudonné Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui (elevato nel 2016 da Papa Francesco a Cardinale) al Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU di Ginevra: “I casi di stupro sono incalcolabili. Le persone vengono uccise, le case bruciate e le donne stuprate dai ribelli” (vedi Fides 21/10/2013).
A 10 anni dalle terribili vicende nella Repubblica Centrafricana, la Fondazione Denis Mukwege, un’organizzazione internazionale che opera da tempo nel Paese a beneficio delle vittime e dei sopravvissuti alla violenza sessuale, ha avviato domenica 26 novembre nel centro universitario cattolico una serie di attività per sensibilizzare e sostenere i sopravvissuti. Il dottor Mukwege, premio Nobel per la pace 2018, è un medico congolese che da decenni opera per assistere le vittime di stupro nell’est della Repubblica Democratica del Congo (vedi Fides 2/2/2023).
Nonostante gli sforzi compiuti dalle autorità centrafricane e da alcune organizzazioni non governative, le condizioni delle sopravvissute alla violenza sessuale nella Repubblica centrafricana restano preoccupanti, ha indicato il dottor Earvin Isumbisho Mazambi, direttore nazionale della Fondazione Denis Mukwege in Centrafrica.
Oltre a fornire supporto psicosociale ai sopravvissuti alla violenza sessuale legata ai conflitti armati, la Fondazione Denis Mukwege ha lanciato una serie di attività di sensibilizzazione.
Secondo i dati riportati da Oubangui Médias, una donna su quattro è vittima quotidiana di violenza sessuale.
“Le vittime vengono talvolta abbandonate al loro triste destino. Devono essere aiutate a superare tutto ciò che hanno sofferto. Ma sfortunatamente, le sopravvissute non ricevono assistenza “, ha lamentato Francine Evodie Ndémadé, coordinatrice dell’associazione delle vittime della crisi politico-militare nella Repubblica centrafricana.
Una delle vittime ha testimoniato di essere stata violentata nel 2014 prima da elementi della Seleka, e poi dagli Anti-Balaka nonostante fosse madre di un bambino di appena tre mesi.
Nemmeno le diverse truppe internazionali intervenute nel corso degli anni in Centrafrica sono state esenti dalle accuse di stupro, dai militari francesi (da tempo ritirati) ai Caschi Blu dell’ONU (nel 2016 44 casi riportati dalle stesse Nazioni Unite), fino ai mercenari russi della Wagner. (L.M.) (Agenzia Fides 30/11/2023)
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