Per Simona Lanzoni, della Fondazione Pangea onlus, la colpa è «della mancanza di educazione. Siamo davanti a una nuova strategia del terrore, decisamente peggiore e che, in qualche modo, spiazza».
Il fratello le aveva detto che non le sarebbe «successo niente». Per questo la piccola Spozmai, appena 10 anni, forse otto, ha indossato un giubbotto pieno di esplosivo e si è fatta condurre davanti a un checkpoint della polizia in una città della provincia afghana di Helmand. La bambina sarebbe scoppiata a piangere, attirando così l’attenzione della polizia, che l’ha arrestata prima che potesse azionare l’esplosivo.
BAMBINI KAMIKAZE. Quello della bambina kamikaze, convinta a farsi esplodere dal fratello maggiore, capo talebano, non è un caso isolato in Afghanistan. «Incide molto la mancanza di educazione – ha spiegato a Radio Vaticana Simona Lanzoni, della Fondazione Pangea onlus da anni attiva nel paese -. Molto spesso i bambini vengono affidati a scuole, soprattutto religiose, le madrase, dove viene loro fatto in un certo senso il lavaggio del cervello, viene loro insegnato a obbedire in maniera dogmatica ad alcune regole e poi a coinvolgere gli altri. Ma questo perché c’è una totale assenza del governo».
IL RUOLO DELLE MADRASE. Quella dei bambini costretti a farsi esplodere è una tradizione che nasce in Pakistan, ai tempi d’oro dei talebani, prima del 2001: «Là i bambini o venivano rapiti o, per estrema povertà, venivano mandati nelle madrase a volte anche dagli stessi genitori, pensando che lì potessero avere almeno un pasto caldo al giorno – continua Lanzoni -. In questi posti poi, in realtà, veniva loro fatto il lavaggio del cervello, anche attraverso prove corporali estremamente dure, prove fisiche, per far superare qualsiasi limite e quindi poter poi utilizzare questa schiera di bambini, e anche di adulti, a seconda delle strategie del momento, decise dai capi».
NUOVA STRATEGIA DEL TERRORE. Se i talebani usano i bambini è perché «non sono sottoposti ai controlli» e «passano inosservati: questo vuol dire che siamo davanti a una nuova strategia del terrore, decisamente peggiore e che, in qualche modo, spiazza. Ma l’utilizzo dei bambini-kamikaze colpisce l’animo di tutti: i bambini sono un momento di innocenza e di rispetto per tutta la popolazione afghana. L’uso dei bambini genera disprezzo, soprattutto perché anche la religione musulmana non parla mai di kamikaze e tantomeno di uso dei bambini come kamikaze».