Adozioni gay negli Stati Uniti e in Austria …non siamo d’accordo con loro!

the_brads-422x278Adozione online: due padri e una madre condividono il figlio attraverso i social network. Così titola la notizia apparsa sul sito della “BBC” lo scorso 12 agosto. I siti di incontri online hanno conosciuto un successo crescente negli ultimi anni e pian piano sono diventati un luogo molto frequentato da single alla ricerca di marito o moglie. La novità è che adesso è possibile trovare sul Web anche un figlio. E non fa nulla se i genitori sono entrambi uomini. È quello che è successo negli Stati Uniti, nello stato del Maryland, a Brad Letson e Brad Benton, conosciuti come The Brads. La coppia omosessuale, stanca di dover aspettare i normali iter burocratici per l’adozione, ha un’idea: pubblicare un annuncio pubblicitario di richiesta adozione su Facebook. In poche ore arriva la risposta da Sesa Juliana, una mamma incinta di un bambino indesiderato. Come riporta il blog “6gradi” del “Corriere della Sera” in un articolo di Dario Salvelli, «dopo aver chattato online su Facebook e attraverso Skype per mesi con Sesa, i tre decidono che l’adozione può avvenire e così i due Brad si trovano qualche mese dopo in una stanza d’ospedale mentre Sesa dà alla luce Kyler». L’articolo non parla di denaro, ma è possibile che alla madre sia stata fatta un’allettante offerta? The Brads sono ora genitori di Kylerche che oggi ha 3 anni e attraverso Skype e i social network sono in contatto con la sua mamma. I due hanno anche creato un sito web, the2brads.com, per raccontare la loro storia.

La particolare storia di questa coppia americana è arrivata negli stessi giorni in cui in Europa, l’Austria diventa il 13° paese a legalizzare l’adozione da parte di coppie dello stesso sesso. Come riporta il quotidiano online “West”, «dal 1° agosto, infatti, è entrata in vigore la decisione varata lo scorso luglio dal Parlamento nazionale. Che ha approvato un emendamento al codice civile, consentendo tale diritto anche agli omosessuali non sposati». Percorso obbligato dopo che «la Corte europea dei diritti dell’uomo nel febbraio 2013 aveva accolto il ricorso presentato da una donna austriaca che nel suo Paese si era vista negare la possibilità di adottare il figlio della propria convivente – come invece consentito per persone di sesso diverso. Stabilendo che tale negazione costituisce discriminazione per orientamento sessuale e violazione del diritto al rispetto della vita familiare». Con questa decisione la legislazione dell’Austria si uniforma dunque a quelle di Regno Unito, Spagna, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Belgio, Paesi Bassi, Islanda, Slovenia, Germania, e Francia.

Adozione, procreazione assistita, utero in affitto, diverse sono le strade ma unico è il fine, quello del figlio ad ogni costo. Il bambino da soggetto diviene un oggetto e sembra capovolto il principio che dovrebbe essere alla base dell’adozione: non è più il bambino ad avere diritto ad una famiglia e quindi ad una padre ed una madre, quanto la coppia ad avere diritto al figlio. In tal senso l’APGL (Associazione dei genitori gay e lesbiche) afferma sul proprio sito internet: «Noi fondiamo il diritto al figlio sull’etica della responsabilità, valorizzando la determinazione volontaria della filiazione fondandola su un impegno irrevocabile (…) Un genitore non è necessariamente colui che dona la vita, ma chi impegna se stesso ad essere genitore con un atto di volontà irrevocabile». L’ideologia omosessualista avanza e fa una nuova conquista in Europa mostrando chiaramente il suo volto: trasformare i costumi imponendo, come un virus, la sua visione relativista, per distruggere la famiglia naturale fondata sull’uomo e la donna, cardine e linfa vitale della società.

Da corrispondenzaromana.it


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