Adesso anche la Treccani è omofoba? I gay non hanno più a cosa aggrapparsi

“Talvolta le parole ne nascondono altre”. Consci della verità di questo shakespeariano aforisma otto studiosi italiani hanno preso carta e penna ed hanno scritto a Massimo Bray, ministro dei Beni e delle Attività culturali e a Giuliano Amato, che presiede l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana, affinchè la Treccani modifichi le definizioni di «gender» «transgender», «omosessualità», «lesbismo», «intersessualità».

C’è da osservare sin da subito che gli otto firmatari non sono studiosi di alto rango accademico – tra loro figura addirittura una semplice studentessa universitaria – ma l’appello ha raccolto ben presto l’adesione di altre 200 persone, tra cui alcuni cattedratici italiani e stranieri. Oltre a ciò i settori scientifici in cui sono impegnati questi studiosi in erba interessano soprattutto le scienze sociali. La psicologia, ambito che più di ogni altro dovrebbe essere chiamato in causa da queste materie, manca nelle competenze del gruppo degli otto. Ciò però trova compensazione nel fatto che quasi e tutti questi studiosi sono attivisti del movimento omosessualista. Insomma una lettera aperta più dal sapore politico che scientifico. Ma ciò che importa mettere a tema qui non è tanto l’autorità scientifica di chi ha redatto lo scritto, bensì il contenuto dello stesso.

Nell’appello si legge: «La lettura di tali voci – in cui il piano della valutazione morale e il piano dell’informazione scientifica risultano sovrapposti, con una netta ed evidente preponderanza del primo sul secondo – ha suscitato in noi uno spettro di reazioni che vanno dallo stupore all’indignazione. […] Indignazione, perché il lessico impreciso e i contenuti stigmatizzanti di quelle voci, diffusi da un soggetto storicamente autorevole nella divulgazione come l’Enciclopedia Treccani, rischiano non solo di annullare il lavoro di quanti – attiviste/i e studiose/i – ogni giorno combattono contro pregiudizi e violenze sessiste e omo-transfobiche ma, soprattutto, di dare legittimità a quei pregiudizi e a quelle violenze».

E allora andiamo a vedere cosa di così gravemente omofobico scrive la Treccani. Sotto la voce “Transessuali” si può leggere tra le altre cose che «il transessuale […] cerca […] di cambiare quello che considera lo sbaglio della natura circa il suo corpo. […]Il transessuale cerca rimedio in ormoni e altri farmaci, in interventi estetici e infine nel cosiddetto cambiamento di sesso chirurgico. In realtà, la chirurgia non ha affatto tale potere: può al massimo costruire una apparenza del genere sessuale agognato mentre distrugge irreparabilmente l’anatomia di quello originario». Segue la critica degli otto firmatari: «L’Autore/Autrice fornisce poi una sua ultronea (spontanea, ndr) valutazione personale – pesantemente stigmatizzante dell’esperienza della riattribuzione chirurgica del sesso – asserendo che non costituirebbe un “rimedio”». In realtà ha ragione la Treccani e non serve essere degli specialisti per capirlo. Cambiare il proprio aspetto da mascolino in femmineo non può incidere sul dato genetico: se i tuoi geni sono maschili tali rimarranno anche dopo ormoni e interventi chirurgici. Ed anche la percezione di sé come donna rimane un infingimento rispetto al dato reale che rimanda il proprio corpo il quale tenderà sempre ad assumere un aspetto maschile con riverberi pesanti nella sfera psicologica. Che poi gli interventi chirurgici distruggano “irreparabilmente l’anatomia di quello originario” è anche questo un dato di fatto difficilmente contestabile. Curioso comunque che persino gli estensori della lettera ammettano che tali interventi sono solo “un rimedio”, una tamponatura posticcia, e non la soluzione ad un problema di fondo.

Poi al gruppo degli otto attivisti non va giù nemmeno la definizione di “gender” bollata come «visione distorta e ideologica della sessualità non eterosessuale» solo perché la Treccani osa scrivere che «alcuni studi di antropologia evidenziano l’urgenza di recuperare una visione unitaria della persona, che permetta di cogliere tutte le dimensioni dell’individuo: la sua uguaglianza ontologica rispetto a tutti gli uomini e la sua specificità biologica e psichica, ossia la sua unicità nell’essere pienamente uomo o donna».

In merito poi all’omosessualità l’Enciclopedia scrive: «A oggi, peraltro, quel che si può affermare con certezza è che, sulla base della evidente bipolarità sessuale uomo/donna, l’orientamento eterosessuale è innato (in-naturae), ma può subire cambiamenti o modificazioni a causa di particolari interazioni del soggetto con l’ambiente familiare e sociale, generando un orientamento omosessuale». La lettera così commenta: «affermare che il desiderio eterosessuale sia “originario” è quindi semplicemente un espediente – a nostro giudizio – per indurre nel lettore una visione negativa del desiderio omosessuale. Nelle suddette voci viene inoltre dato per scontato che esista un’unica “diversità sessuale” (quella maschio/femmina) sulla base di una presunta “evidente bipolarità sessuale uomo/donna” quando ormai decenni di studi sull’argomento (dalle scienze biologiche a quelle umanistiche) hanno evidenziato come il dimorfismo sessuale non sia un universale culturale e che la fisiologia umana si presenta con numerose variazioni nello sviluppo sessuale (di tipo cromosomico, gonadico e/o anatomico), le cosiddette forme di intersessualità o DSD (differenze nello sviluppo sessuale)». In merito a quest’ultimo punto già appuntavamo proprio sulla Nuova Bussola (“In Germania puoi essere maschio, femmina o X”) che ad esempio l’ermafroditismo o il mosaicismo non contraddicono l’asserto scientifico che in natura sono solo due i sessi esistenti, ma lo comprovano perché i geni rinvenibili nel soggetto affetto da queste rarità genetiche sono unicamente quelli maschili e femminili. Il terzo sesso non esiste.

Gli studiosi infine chiedono alla Treccani di “monitorare” queste voci e di “integrarle” con riferimenti bibliografici aggiornati che loro stessi, se vorranno, possono offrire al fine di fornire una “informazione scientifica, scevra da pregiudizi”.

Al di là del merito della questione lessicale, di cui si occuperanno gli esperti in materia, quello che balza agli occhi è che stiamo assistendo ad un’azione di cecchinaggio a tutto campo. Se un Buttiglione afferma, così come ebbe di modo di fare nel 2004, che «come cattolico considero l’omosessualità un peccato, ma non un crimine» non può diventare Commissario europeo per la giustizia, la libertà e la sicurezza. Se un imprenditore come Barilla che ha sfamato pletore di persone omosessuali difende la famiglia naturale deve essere rieducato e fare pubblica ammenda. Se porti una maglietta con impressa l’immagine di una famigliola composta da mamma, papà e figli oppure citi ciò che ha detto la Sacra Scrittura sull’omosessualità vieni arrestato, così come è accaduto rispettivamente a Parigi e a Londra. Se un’enciclopedia prestigiosa come la Treccani semplicemente dà conto della letteratura scientifica su omosessualità e lemmi connessi deve prendere in mano lo sbianchetto, cancellare e riscrivere così come vogliono un gruppetto di persone in verdissima età accademica. È poi di tutta evidenza che la questione terminologica su tali temi è centrale perché cambiare il senso delle parole è cambiare nelle persone la percezione della realtà. Tanto più quando la definizione ha carattere enciclopedico, cioè quando si riveste dei paramenti di scientificità. La Treccani allora è una fortezza che ingolosisce e che deve essere espugnata.

Un’ultima annotazione. Alla voce “Ideologia” il vocabolario Treccani offre, tra le altre, anche la seguente definizione: «Ogni dottrina non scientifica che proceda con la sola documentazione intellettuale e senza soverchie esigenze di puntuali riscontri materiali, sostenuta per lo più da atteggiamenti emotivi e fideistici, e tale da riuscire veicolo di persuasione e propaganda». Suggeriamo di cambiare anche questa definizione perché troppo scomoda?

Fonte


Sostieni la redazione di Notizie Cristiane con una donazione, clicca qui