Aborto, una drammatica menzogna che lascia il segno

«Farà male?», «Era un bambino?». Due domande cruciali, queste, per chi non sa se abortire. Sono molte le testimonianze di donne proprio in questa condizione e ci danno modo di riflettere sull’importanza di favorire un’informazione veritiera sull’aborto e di prendersi realmente cura delle donne in difficoltà e dei bambini nel grembo materno. Una riflessione che ci appare opportuna riproporre soprattutto in questo tempo natalizio.

«La sua risposta alla mia prima domanda era che avrei sentito pressione e poi qualcosa che sembrava crampi mestruali. Poi, ha disegnato l’immagine di un utero e ha messo un cerchio all’interno e ha detto che non era più grande di un quarto. Era come un tumore, anche abbastanza facile da essere rimosso» ha raccontato la donna.

Dicono che la presenza di pro life nei consultori impedisca alle donne di scegliere liberamente l’aborto (cosa non vera). Ebbene, ecco il frutto della presenza di abortisti al posto dei pro life. Nessuna informazione sulle possibili conseguenze dell’aborto e menzogne colossali sullo stato dell’embrione, presentato come un tumore, mentre in realtà è un bambino vivo a tutti gli effetti.

«Tre giorni dopo l’aborto, mi svegliai in una pozza di sangue», ha spiegato la donna. «Avevo […] dolore addominale, nausea ed emicrania. Sono stata ricoverata d’urgenza all’ospedale. […] Il dottore ha detto che avevo coaguli di sangue. Sono stata mandata a casa con degli antibiotici». E di lì a poco per lei sarebbe iniziata anche una fase dolorosa di depressione e dipendenza da sostanze stupefacenti: «Non riuscivo a dormire e, quando finalmente mi addormentavo, soffrivo di incubi. La droga era l’unica liberazione e la fuga dai sentimenti che non riuscivo ad affrontare».

Tutto questo per due semplici risposte false, che le hanno cambiato la vita. Ed è strano notare come tutte quelle folle di manifestanti che sostengono la libertà della donna di abortire, magicamente scompaiono quando le donne si trovano in preda ai traumi post aborto. I pro life, invece, sono lì, non per giudicarla, ma per aiutarla a risollevarsi (perché risollevarsi è possibile) e ridarle speranza. È il lavoro di tantissime associazioni a difesa della vita in tutto il mondo ed è questo il vero impegno affinché la dignità della donna sia rispettata.

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