Lunedì 11 gennaio, a Missione Paradiso Live insieme a Enzo Incontro, è stato trattato il tema del “politically correct”.
La nascita del concetto di politicamente corretto risale agli anni ‘30 ma ha avuto poi una maggior diffusione sia dopo il ’68, sia negli anni ’90. Inizialmente si trattava di evitare, nel linguaggio, termini che potessero risultare discriminatori e offensivi verso determinate categorie sociali.
“Negro” o “nero” è diventato “persona di colore”, “zingaro” o “nomade” è diventato “ròm” o “sinti” a seconda dell’etnia, “diversamente abile” ha sostituito espressioni come “minorato”, “handicappato”, “portatore di handicap” o “disabile” e “disoccupato” ha sostituito “nullafacente”.
Negli Stati Uniti, per esempio, la parola “gay” ha sostituito “sodomite” (in italiano, sodomita) o “faggot” (in italiano, finocchio); Afro-Americans (afro-americani) è stato usato al posto di “blacks” (in italiano, neri), “niggers” e “negros” (in italiano, negri).
Questi sono solo alcuni degli esempi di circostanze per le quali si è sentita la necessità di “intervenire sul linguaggio”.
Come hanno spiegato il dott. Enzo Pennetta e il dott. Ettore Gotti Tedeschi nella presentazione del loro libro “Contro il politicamente corretto. La deriva della civiltà occidentale”, l’idea di contrastare dei comportamenti negativi modificando il linguaggio appariva interessante perché di facile attuazione ma di fatto spostava l’azione dall’educazione ad un comportamento rispettoso, fino ad autentiche forme di censura del pensiero. Con il politicamente corretto però non era l’idea, per fare un esempio, di razzismo ad essere contrastata ma l’uso di particolari termini come la parola “negro”, cioè anziché cambiare il modo di pensare si puntava ad impedire che certi pensieri potessero essere espressi.
La pericolosità di questo modo di procedere è evidente: si passa da un’azione educativa ad una repressiva che però lascia intatto il problema che si vuole eliminare e, semmai, introduce una tendenza all’ipocrisia.
Questo è proprio ciò che sta accadendo nella nostra odierna società in cui, a seconda delle proprie preferenze e su base sempre meno oggettiva, ognuno si sente in diritto di applicare il filtro del “politicamente corretto” a ciò che non gli è gradito.
Durante l’ultima puntata di Missione Paradiso Live, Enzo Incontro ha fatto riferimento all’articolo pubblicato da “il Fatto Quotidiano” riguardante le accuse a “Grease” (il famosissimo film uscito nel 1978 e diventato un cult assoluto) da parte di un gruppo di giovani spettatori che hanno iniziato a twittare messaggi come: “Sessista, omofobo, misogino, eccessivamente bianco.”
Ma cos’ha turbato i (nuovi) telespettatori di Grease? Nel mirino è finita una delle scene cult del film: quella in cui Danny canta Summer Nights tentando di sedurre Sandy e il coro gli risponde «Tell me more, tell me more, did she put up a fight?» («Dimmi di più, dimmi di più, lei ha lottato?»). Questo passaggio, secondo quanto riportato dal Daily Mail, è stato etichettato come possibile incitamento allo stupro o una normalizzazione della violenza sessuale. Ma non sono piaciute nemmeno le scene in cui Putzie, un amico di Danny, si sdraia sul pavimento per guardare sotto le gonne a ruota delle studentesse.
Come mai soltanto oggi, dopo 43 anni, Grease è diventato per qualcuno “politicamente scorretto”?
Quelle che per molti anni sono state definite “minoranze”, rivendicanti i loro diritti, hanno forse abbandonato l’idea di uguaglianza tanto ambita e stanno forse iniziando a pretendere di diventare la “maggioranza”, denunciando e attaccando come politicamente scorretto tutto ciò che è diverso?
Politicamente scorretta è stata giudicata anche l’Odissea di Omero, per la quale si è verificato un caso analogo a quello del famoso film musicale Grease. L’artefice e protagonista di questa denuncia è il gruppo “cancel culture“, composto da insegnanti che usano un hashtag per promuovere la loro battaglia per cancellare la cultura classica dalle scuole: #DisruptTexts, che è anche un sito web in cui gli insegnanti e attivisti della sinistra liberal e politicamente corretta prendono di mira i grandi classici della cultura, dell’arte, della letteratura per sostituirli con modelli più “inclusivi” e “antirazzisti”.
Il Wall Street Journal ha riportato le parole di Heather Levine, insegnante alla Lawrence High School di Lawrence nel Massachusetts e componente del gruppo “cancel culture”: “Sono molto orgogliosa di dire che quest’anno abbiamo rimosso l’Odissea dal curriculum in quanto poema razzista e non al passo con i tempi.”
Sono troppi i dubbi che l’Odissea, uno dei testi fondamentali della cultura classica occidentale, possa aver da sempre violato gli equilibri del politically correct e che, nel frattempo, nessuno se ne fosse reso conto fino ad oggi. Molto più plausibile l’idea che l’orgogliosa soggettività di pochi stia allargando i confini del politicamente corretto, arrivando a mettere in dubbio ciò che nessuno avrebbe mai immaginato. Tutto ciò dovrebbe preoccupare molto se si pensa che un domani potrebbe essere il nostro pensiero, qualunque esso sia, ad essere messo in discussione, frainteso, distorto e strumentalizzato. Un altro rischio, dal quale chiunque ha il dovere morale di riguardarsi, è quello di diventare coloro che giudicano qualcosa politicamente corretta o scorretta su base puramente soggettiva; spesso l’omologazione e il conformismo, veicolati dalla paura di non ricevere consensi e restare soli, potrebbero spingere a questo.
Cosa non sarebbe disposta a fare una persona pronta a dichiarare qualsiasi cosa pur di rientrare nel cerchio invisibile del politically correct?
Questa domanda andrebbe posta al deputato democratico, nonché pastore metodista, Emanuel Cleaver che, recitando una preghiera in apertura dei lavori del 117esimo Congresso statunitense, ha deciso di sostituire la classica conclusione con la parola “amen” con la formula “amen and awoman”: un tentativo mal riuscito di sostenere l’uguaglianza di genere e, dunque, accaparrarsi il consenso della maggioranza, dal momento che anche la maggioranza tra i non credenti sa che “amen” non è una parola inglese da poter decontestualizzare e scindere bensì una parola di origine ebraica (אמן ámén) che significa “certamente”, “in verità”.
Quale Emanuel Cleaver ha prevalso: il leader politico e pastore, zelante nella difesa dei propri ideali, del proprio credo e dei propri principi o l’individuo politicamente corretto, pronto a rinunciare a se stesso e al proprio pensiero pur di aggiudicarsi l’approvazione delle masse?
Il rischio più grande è proprio quello di lasciare che la tendenza al politically correct privi completamente le persone delle proprie identità, rendendole pronte ad ammettere tutto e il contrario di tutto; non è difficile comprendere che questo è esattamente il profilo di una persona che può essere facilmente convinta e manipolata.
“Nessun pastore e un solo gregge! Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono uguali: chi sente diversamente, se ne va da sé al manicomio”. Con queste parole, estratte da “Così parlò Zarathustra” di Nietzsche, il filosofo dipinse lo spirito di omologazione di un’umanità senza più Dio. La mancanza di un riferimento divino rende soggettiva quell’etica che ha perso ogni sorta di oggettività. Il filosofo indica velatamente anche il motivo per cui l’uomo moderno ha più bisogno di consenso rispetto a quello antico che il consenso lo aspettava dalla divinità e che come modello comportamentale aveva un’umanità presente e definita, aperta ma non sottomessa ad alcun tipo di soggettività in grado di creare squilibri e tensioni.
Anche Missione Paradiso Live, in collaborazione con Notizie dal Fronte, invita ancora una volta i lettori a recuperare il proprio rapporto con Dio e credere nelle parole che sono state lasciate per iscritto attraverso la Bibbia: avere come riferimento Dio e le Sue indicazioni per questa esistenza permetterà al credente di restare fermo nella verità e non cedere ai continui quotidiani tentativi di far rinunciare alla propria identità per andar dietro a ciò che viene proposto come politicamente corretto.https://www.missioneparadiso.it/notizie-dal-fronte.php?id=158#leggi
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