I danni che i genitori possono provocare ai loro figli

I genitori con le loro aspettative, possono danneggiare i bambini soprattutto nel loro rendimento a scuola. Quali sono i rischi.

Bambini sempre più attaccati a uno schermo, che sia per gioco o per la scuola. Ragazzi che stanno perdendo, a causa delle restrizioni, la loro socialità. E genitori preoccupati e ansiosi sempre più delle prestazioni dei loro figli.

Bambini, ragazzi e le ansie dei loro genitori

Quante volte ci domandiamo come sono i bambini e i ragazzi di oggi. Se il loro modo di comunicare è diverso dal nostro; se socializzare è diverso da come lo era ai nostri tempi. Tutte queste domande, insieme a tante e tante altre, rappresentano il “bagaglio di ansie” che hanno tutti i genitori.

Genitori che vogliono dai loro bambini sempre il meglio, che hanno paura solo se, anche per una volta, il loro figlio non ha, ad esempio una prestazione (non solo scolastica s’intende, ma anche sportiva ad esempio) a seconda delle sue aspettative.

Molto spesso, i bambini ed i ragazzi sono distratti da altro e i loro genitori, forse anche su suggerimento di altri genitori o, perché no, anche degli insegnanti, vedono in loro l’aprirsi di un qualche disturbo comportamentale, esistenziale ecc…tanto da ricorrere immediatamente al medico o allo psicologo di turno.

Perché, al minimo problema del figlio, il genitore chiede aiuto allo psicologo

Se pensiamo, ad esempio, all’attuale momento storico che stiamo vivendo, dovremmo considerare il fatto che, più che problemi psicologici, i bambini ed i ragazzi si stanno perdendo e spegnendo a poco a poco, a causa dalla mancanza della scuola, di quel contatto umano con i compagni e, per andare molto oltre (e volendo, anche toccare quello che potrebbe, effettivamente, essere un problema) stanno addirittura dimenticando come si scrive con foglio e penna.

Non ci si accorge che, così facendo, come direbbero proprio gli psicologi e gli psicoterapeuti, “si sta torturando psicologicamente un bambino o un ragazzo”, e lo si sta giudicando solo in base al suo rendimento e a ciò che, poi, vogliono che faccia perché glielo hanno imposto i genitori, e non perché lui lo voglia davvero.

La dottoressa: “Non sono i figli ad esse avviliti, ma anche i genitori”

“Non sono i genitori ad esser avviliti, ma anche e soprattutto i figli” – afferma una dottoressa – “Dicono che il loro figlio ha difficoltà nello studio; che piange sempre e che non vuole andare a scuola. Chiedono subito una diagnosi, magari anche qualche terapia o medicinale, senza rendersi conto che, forse, quello che manca è proprio il dialogo e la conoscenza fra genitori e figli”.

Ed in effetti così è. Stando alle parole della dottoressa, alla fine, il 99% dei bambini portati dallo psicologo dai suoi genitori, non ha nulla. Ed è proprio questa eccessiva (a volte) apprensione dei genitori, che porta i bambini ed i ragazzi a sentirsi giudicati, inadatti, diversi nel fare un qualcosa o nel non riuscire a raggiungere subito un risultato desiderato.

I bambini ed i ragazzi perdono, così, la loro autostima, diventano tristi, paurosi e a scuola (anche se a distanza) non rendono più. Non si sentono capaci e si convincono di non riuscire più negli studi. Si domandano perché devono continuare a studiare” – commenta la dottoressa.

Il disagio di un bambino, ad esempio, oggi con la Dad

Un altro esempio lo stiamo avendo, anche, con la situazione difficile della Didattica a distanza che si ha in periodo di Covid.

Molto spesso, però, si dà la colpa solo ed esclusivamente ai ragazzi o ai bambini, senza rendersi conto che è l’insieme, è l’intero sistema organizzativo che può esser sbagliato. Molti sono i bambini ed i ragazzi che si sentono lontani dalla scuola e da questo tipo di didattica. Si sentono isolati anche da quello che sembrava il loro unico porto sicuro.

I genitori, spesso, non riescono a seguirli in tutte le lezioni da casa e non sanno neanche quali possano essere le problematiche (e quindi le soluzioni) ad un eventuale problema, anche emotivo e psicologico, del proprio figlio.

Questo, non fa altro che disegnare, nella mente specie dei più piccoli, un senso di frustrazione e disagio, un senso di vero e proprio disadattamento alla situazione che stiamo vivendo.

La difficoltà: non c’è più dialogo fra genitori e i loro bambini

Ed allora…qual è la soluzione proposta dalla dottoressa? “Non si ha più la pazienza di ascoltarli i figli […] E questo è un errore grave, molto grave, perché non permettete loro di crescere, di sviluppare indipendenza, di conquistarsi quel pezzettino di mondo a scuola, che solo a loro appartiene […] Allora non distruggiamo la mente e la vitalità dei nostri figli, abbiate il coraggio e l’umiltà di valutare il vostro rapporto, il rapporto genitore – figlio”.

Non è per forza necessario confondere una difficoltà, ad esempio scolastica, con un problema (che poi tale non è) del bambino o del ragazzo. E se con il suo comportamento stesse cercando di comunicare qualcosa ai suoi genitori? Un disagio che è solo un segno per avere maggiore attenzione o affetto?

ROSALIA GIGLIANO


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