… ma nella Sua infinita bontà non ha lasciato cadere nel dimenticatoio nessuna delle mie richieste
“Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno.” (Romani 8:28).
Con immensa gioia oggi posso condividere quanto, nell’infinita bontà del Signore questo verso sia una realtà nella mia vita. È iniziato tutto quattordici anni fa, quando avevo solo dodici anni e vivevo con mia sorella e mio cognato in un piccolo paese, facendo le cose che comunemente farebbe un qualsiasi adolescente.
Come spesso avviene nelle piccole realtà, ci conoscevamo un po’ tutti; ed è così che per curiosità iniziai a frequentare la chiesa evangelica del paese. All’inizio era un po’ strano vedermi lì da sola, ma ben presto divenne la normalità.
Era un ambiente nuovo, però mi piaceva stare lì anche se non capivo proprio tutto. Le settimane passavano e io mi sentivo a casa, mi piacevano le persone e il loro modo di credere in Dio, anche se non era ancora il mio Dio.
Come tutti gli anni, andando incontro al periodo estivo, la comunità iniziò ad organizzarsi in vista delle attività da svolgere per le varie evangelizzazioni che ci sarebbero state; e fu proprio durante quell’estate che qualcosa per me cambiò radicalmente.
Una sera, durante un’evangelizzazione all’aperto, chiamarono a testimoniare un giovane. Mentirei se dicessi che ricordo perfettamente quello che disse, ma una cosa non potrò mai dimenticare: la luce che aveva negli occhi! Fu peggio di una calamita: iniziai a staccarmi lentamente da tutto quello che mi circondava; lui continuava a parlare, ma io non comprendevo che cosa esattamente mi facesse sentire così tanto il bisogno di avvicinarmi.
Dopo la sua testimonianza, che ribadisco non ricordo bene, ci fu un momento di preghiera; in quell’istante chiusi gli occhi e iniziai a chiedere con tutta me stessa di poter avere anch’io quello che avevo visto dentro di lui. Fu solo un attimo, ma in quell’istante per la prima volta sentii la presenza di Dio. Iniziai a piangere tantissimo, sentivo il bisogno di pronunciare delle parole per me incomprensibili e pensavo che il cuore mi sarebbe esploso a causa di tutte quelle emozioni.
Effettivamente mi spaventai tantissimo e senza nemmeno accorgermene iniziai a correre tra tutta quella gente, finché non mi ritrovai davanti a quel giovane dal quale volevo assolutamente una spiegazione, per capire quello che mi stava accadendo. Ma, invece di parlare, iniziai a piangere dirottamente! Con infinita pazienza il fratello mi accompagnò da un gruppo di sorelle affidandomi a loro e chiedendo che si prendessero cura di me. Quella sera però non andò così, sembrò che nessuno mi prestasse molta attenzione. Mi sentivo un groviglio di emozioni tutte nuove nello stomaco, quindi quando tornai a casa non sapendo come risolvere la cosa, mi chiusi in camera e iniziai a leggere la Bibbia e a discuterne con Dio. Fu bellissimo! Finalmente tutte quelle cose che fino a quel momento avevo solo sentito predicare, le vedevo realizzate dentro di me. Era meraviglioso poter trascorrere del tempo a parlare con il Signore! Ben presto iniziai a sentire il bisogno di condividere con altri quello che stavo vivendo e in me nacque così il desiderio di voler fare il battesimo in acqua.
Espressi il mio desiderio al pastore ma dopo qualche domenica ci furono i battesimi ed io non ero fra coloro che si battezzarono. Ci rimasi male, ma la mia consolazione fu comunque nella gioia di avere il Signore e quello mi bastò. Andai avanti lo stesso, finii le scuole medie e tutto sembrava procedere regolarmente, almeno finché non mi fu comunicato che mi sarei dovuta trasferire nella città dove lavoravano i miei genitori così da frequentare lì le superiori. Una tragedia. Nel giro di nulla mi ritrovai in una casa nuova, in un nuovo ambiente familiare, in una nuova scuola e in una nuova città dove, cosa più grave, non c’era una comunità vicina da poter frequentare.
Non avendo una famiglia convertita, nessuno riusciva a comprendere il mio bisogno di andare in chiesa e nessun estraneo poteva prendersi una simile responsabilità. In quel momento mi arrabbiai con Dio. Mi arrabbiai veramente tantissimo e iniziai ad accusarLo che di me non Gliene importava niente perché mi aveva tolto tutte le cose che per me erano più importanti. Lessi per l’ultima volta la Bibbia e Gli dissi che non l’avrei mai più toccata, tanto Lui stava guardando da tutt’altra parte, forse perché il mio modo di amarLo non era abbastanza.
I mesi e gli anni successivi a quel giorno sono stati un susseguirsi di scelte sempre più sbagliate: più le cose andavano male, più sentivo giorno per giorno diminuire il valore da attribuire alla vita.
Per me Dio era un capitolo chiuso e anche quando ricevetti la notizia che mia sorella aveva accettato il Signore nella sua vita e mi invitò al suo battesimo, feci tutto per mera formalità, senza provare il minimo interesse per quello che stava accadendo.
Pensavo seriamente che peggio di così le cose non sarebbero potute andare, o almeno lo pensai fino all’anno 2016 in cui toccai definitivamente il fondo. Mi ero diplomata e iscritta all’università, apparentemente stavo benissimo, ma dentro ero letteralmente a pezzi. Non riuscivo più a comprendere quale fosse il prototipo da seguire perché il copione cambiava ogni giorno e quando la pressione diventò insopportabile scelsi la strada più semplice pensando che togliermi la vita fosse la soluzione. Dio però aveva altri programmi!
Verso la metà di luglio del 2016 mi chiamò infatti mia sorella dicendomi di avere assolutamente bisogno di me. Sarei dovuta andare per qualche giorno da lei per aiutarla con la mia nipotina; lei sarebbe stata infatti impegnata con la comunità nell’organizzazione di una tenda per l’evangelizzazione del paese ed inoltre avevano appena saputo che ci sarebbero stati diversi fratelli in visita.
Un entusiasmo che non vi dico! Però riflettendoci mi dissi che sarebbe stata una buona azione e, tra l’altro, avrei avuto modo di salutarla prima di continuare con i miei progetti. Finii la sessione estiva e partii per andare da lei. Tutto mi sarei aspettata meno che quello che trovai arrivando lì.
La prima sorpresa fu scoprire che quel giovane, che tanti anni prima avevo sentito testimoniare, era diventato il pastore della comunità che frequentava mia sorella.
La seconda sorpresa fu vedere tutte quelle persone che avevano fatto così tanti chilometri solo per una tenda. Quella settimana sembrò interminabile, mi trattavano tutti con gentilezza come se avermi lì fosse la cosa più naturale del mondo. Erano tutti costantemente impegnati, tanto che continuo a chiedermi quando esattamente mia sorella abbia trovato il tempo per dormire in quei gironi; ma erano tutti così contenti, non si fermavano mai, sembravano non avere alcuna preoccupazione a parte quella di sorridermi in continuazione. Erano insopportabili, però qualcosa dentro di me aveva iniziato a cambiare senza che io me ne rendessi conto.
Con il passare dei giorni iniziai ad aspettare con impazienza che arrivasse l’ora del culto, anche se dentro di me continuavo a pensare che me ne sarei sempre tornata a casa esattamente come prima. L’ultimo giorno però non andò così: quella sera chiamarono a predicare uno dei fratelli venuti in visita e proprio attraverso quella predicazione il Signore cambiò completamente la mia vita.
Erano mesi che non riuscivo più a sentire nessun tipo di emozione, ero completamente inaridita, ma quella sera lentamente e profondamente la Parola iniziò a scendere dentro di me, ebbi la sensazione che quel terreno completamente arido stesse ricevendo nuovamente dell’acqua.
Ero lì al mio posto, senza avere nessuno accanto, e in un attimo sentii tutto il peso opprimente e soffocante della situazione nella quale mi trovavo; ma bastò solo ammettere in semplicità che avevo disperatamente bisogno dell’aiuto di Dio perché tutto cambiasse istantaneamente.
In seguito finalmente ho potuto ubbidire al comando del Signore, facendo patto con Lui e scendendo nelle acque battesimali.
Oltre a questa, Dio ha realizzato altre molteplici promesse nella mia vita: oggi, infatti, ho la grazia di avere una comunità vicina e di poter ascoltare la predicazione della Parola, ho il privilegio di far parte di un gruppo giovanile e la gioia di avere in ogni luogo una famiglia nel Signore.
A distanza di quattro anni non ho assolutamente parole per esprimere appieno la mia gratitudine al Signore per tutto ciò che ha fatto e continua a fare per me. Non ha dimenticato neppure uno di quelli che erano i desideri di una ragazzina che L’aveva accusato ingiustamente.
Per anni ho attribuito a Dio delle colpe che non aveva perché ero troppo arrabbiata per le circostanze e concentrata nel colpevolizzarmi di non saper amare abbastanza, per ricordarmi che il mio Signore ha dato la Sua vita esattamente per questo.
Io avevo dimenticato tantissime cose, ma Dio nella Sua infinita bontà e fedeltà non ha lasciato cadere nel dimenticatoio nessuna delle mie richieste.