C’è grande preoccupazione per il peggioramento della situazione in Etiopia. Più fonti riferiscono essere di diverse centinaia il numero di civili massacrati nel crescente conflitto del Tigrè, regione a nord del Paese.
Fotografie e video raccapriccianti sono circolati dopo la notte del 9 novembre scorso, quando nella città di Mai Kadra immagini di corpi senza vita e trasportati su barelle sono stati ripresi da alcuni testimoni, accusando le milizie legate al TPLF (Tigray People’s Liberation Front), partito politico attualmente al governo della regione, di essere gli autori della violenza. Tale coinvolgimento è stato poi negato dagli ufficiali governativi locali.
Solo la scorsa domenica, con diversi giorni di ritardo, è giunta la notizia della liberazione di Alamata, altra città del Tigrè, da parte di una task force governativa. Le milizie legate al TPLF “fuggendo hanno portato con sé circa 10.000 prigionieri”, ha annunciato in un post su Twitter il governo.
A questo si aggiunge la notizia, confermata dallo stesso leader del TPLF, del lancio di missili verso la vicina Eritrea, accusata di aver inviato i propri militari per prendere parte al conflitto. Almeno tre razzi sembravano diretti verso l’aeroporto di Asmara, la capitale eritrea.
L’escalation di questo conflitto in Etiopia rischia non solo di ridurre in pezzi questo paese, ma anche di incendiare tutto il Corno d’Africa, dove i cristiani stanno già vivendo difficoltà notevoli.
Chiediamo di continuare a pregare per questo Paese, per saggezza, impegno e senso di responsabilità da parte del governo nei confronti del popolo, e per il ripristino della pace. Pregate per la protezione del Signore sui suoi figli, i cristiani etiopi, già vittime di intolleranza a motivo della fede in Gesù.
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