Iraniana cristiana vince primo premio per corto d’animazione su libertà religiosa

«District 18» della giovane Maral Karaee s’ispira alla libertà sancita dall’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Con il corto di animazione «District 18», Maral Karaee ha vinto il Gran Premio nella categoria «Animazione» del Concorso Cortometraggi organizzato da Empower Women Media e dalla Religious Freedom and Business Foundation.

Il corto racconta la storia di una ragazza che vive in un mondo in cui persone di colori diversi – rosso, blu, verde e giallo – sono separate e non possono mescolarsi.

Quando la ragazza accidentalmente viola le regole, si ritrova espulsa da quella società ghettizzata, finché non scopre il mondo utopico del «Distretto 18», dove tutti e quattro i colori si mescolano. Il cortometraggio è visibile qui.

Maral si è convertita al cristianesimo all’età di 19 anni, dopo aver lasciato l’Iran da adolescente. Quasi due decenni dopo, si sente ancora emarginata dal suo paese nel quale non può fare ritorno a causa della sua fede.

«Non posso tornare nel mio paese, secondo il governo iraniano ho commesso un crimine», ha detto Maral a Open Doors, l’organizzazione non governativa che aiuta i cristiani perseguitati in tutto il mondo a causa della loro fede.

Riflettendo sulla sua esperienza di vita in Iran, è la paura che ricorre ancora nei ricordi di Maral. «In Iran nasci musulmano, vivi musulmano e muori musulmano», racconta. «Sono cresciuta con quella mentalità e ho vissuto nel timore di Dio e della punizione».

Al contrario, il suo film di animazione s’ispira alla libertà sancita dall’articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, secondo cui «ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione;  tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti».

Maraal per il suo cortometraggio si è ispirata anche alla Ong per cui lavora suo marito, Articolo 18, un’organizzazione sorella di Open Doors che monitora i diritti umani e religiosi in Iran.

«Tutti dovrebbero poter scegliere o cambiare la propria religione o credo in qualsiasi momento. Va bene pensare che ciò in cui credi sia la verità, ma non puoi imporlo agli altri», ha aggiunto Maral.

Sebbene sia riuscita a lasciare l’Iran e a iniziare una nuova vita in Occidente, il suo pensiero  è sempre rivolto ai compagni cristiani in Iran. «La persecuzione è in aumento. Molti dei nostri fratelli e sorelle sono in prigione e la comunità cristiana è sotto forte pressione», ha detto.

di Redazione | www.riforma.it

Ti è piaciuto l'articolo? Sostienici con un "Mi Piace" qui sotto nella nostra pagina Facebook