Il 2 aprile l’annuncio europeo: 8 nazioni pronte a farsi carico entro Pasqua di una parte delle migliaia di minori non accompagnati accampati nei campi per migranti sulle isole greche, in condizioni spaventose. Che non rimangano solo ennesime promesse.
Entro Pasqua. I giorni sono sempre meno. Il 2 aprile la commissaria per gli Affari Interni dell’Unione Europea, Ylva Johansson, ha dichiarato che otto Stati membri avevano avanzato la disponibilità ad accogliere 1600 minori non accompagnati dai campi per migranti collocati sulle isole greche, in piena emergenza umanitaria, e che l’operazione avrebbe preso avvio entro Pasqua.
La ricollocazione era stata in realtà già pianificata il 6 marzo, ma rinviata per l’esplosione dell’emergenza Coronavirus a livello globale.
Al momento, martedì 7 aprile, non si hanno notizie relative all’avvio degli spostamenti.
I Paesi che si sarebbero dunque resi disponibili sono la Germania, la Francia, il Portogallo, la Finlandia, la Lituania, La Croazia, l’Irlanda, il Lussemburgo.
Sono oltre quarantamila i richiedenti asilo bloccati nei campi sulle isole greche, un numero almeno sei volte superiore alle capacità effettive di accoglienza, e migliaia sono i minori non accompagnati, soli, ad aggiungere dramma al dramma delle condizioni igienico-sanitarie, e di vita, spaventose. A Moria un bagno disastrato ogni 160 persone, una doccia fredda ogni 500, una fonte d’acqua ogni 325 persone, giusto per dare qualche numero.
A tutto ciò si è aggiunta l’emergenza Covid-19, che se da un lato minaccia l’esistenza stessa di persone costrette a vivere ammassate le unesulle altre, dall’altra può rappresentare un ostacolo, legittimo o forzato, a rallentare procedure umanitarie troppe volte già rimandate.
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