Questa mattina, mentre passeggiavo per strada con mia moglie, il mio sguardo è stato rapito dalla locandina di un quotidiano esposta all’esterno di un’edicola in città: “Tarantini “malati” di gioco 700 milioni di euro spesi all’anno”. In un attimo, dentro di me ho provato un grande stupore misto a dispiacere, e ho pensato: “In una città come Taranto, morta a se stessa, con un alto tasso di disoccupazione, povertà e degrado, com’è possibile che ci sia una somma annuale così alta che riguarda il gioco d’azzardo?”. E la risposta (che già sapevo) l’ho trovata riflettendo intorno al fatto come il diavolo si stia così divertendo in questi ultimi tempi a legare spiritualmente le menti delle persone, ingannandole per bene e portandole verso l’illusione di un piacere, che resta, in realtà, un piacere effimero, momentaneo, come quello del gioco.
Sì, cari amici, perché, per chi lo sapesse ancora, ogni legame e ogni vizio al quale una persona può essere legata viene dal nemico dell’uomo, dal diavolo. S’inizia sempre dal poco, per poi proseguire verso il tanto, e finire con la rovina. Così è anche con la dipendenza dal gioco d’azzardo, chiamata ludopatia. Questa, per certi aspetti, è meno facile da notare rispetto a quella da sostanze stupefacenti, ma resta comunque una dipendenza altrettanto distruttiva.
Gli psicologi dicono che, le conseguenze della ludopatia sono: la noia, la frustrazione, la difficoltà a differire la gratificazione, la ricerca di piaceri immediati, l’attrazione dal rischio, l’eccitazione e la possibilità dell’arricchimento veloce che caratterizzano il gioco d’azzardo. In realtà, queste persone finiscono per diventarne schiave. E non è difficile sentire intorno a noi notizie di persone con la dipendenza dal gioco d’azzardo essere andate in rovina a causa del gioco. La cosa che mi dispiace è che mentre scrivo queste righe, da qualche parte un uomo o una donna ludopatici stanno entrando in un’agenzia di scommesse o in una sala slot con gli ultimi risparmi, firmando per avere un prestito, divorziando dal partner o litigando con i genitori o i figli a causa dei debiti, o indebitandosi chiedendo soldi agli strozzini.
La mia domanda, però, che mi pongo è: “Come credenti che hanno conosciuto la verità e che sono stati salvati dal potente sangue di Cristo, e sono stati equipaggiati dalla potenza dello Spirito Santo, cosa stiamo facendo realmente per queste persone?”.
Io credo che come Chiesa, abbiamo grandi responsabilità verso queste persone. Svegliamoci! Alziamoci da quelle sedie, usciamo dalle nostre chiese e andiamo a pagare il prezzo al quale Cristo ci ha chiamati a pagare, il prezzo per le anime. Abbiamo molto da dare. Dio ci benedica!
Alessio Sibilla
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