Cambiano i tempi cambiano i regali

Quando le festività si apprestano alle porte, i centri commerciali e le strade cittadine pullulano di persone attente a vetrine pensando al regalo da fare. Le festività sono alle porte e di sicuro la stragrande maggioranza delle persone ha già posato il proprio pensierino regalo sotto l’albero. Colpisce come noti quotidiani nazionali riportano la tipologia di regali da mettere e/o già messi sotto l’albero: lifting per labbra, seno e lato B”. Chiaramente in un’epoca dove è forte il culto dell’apparenza (P. Riccardi., Ogni vita è una vocazione per un ritrovato ben-essere, ed. Cittadella 2014) l’immagine è più del contenuto. Eppure l’uomo del terzo millennio che vive di social, di relazioni liquide, di talk show che spettacolarizzano e ridicolizzano i sentimenti e intimità non può fare a meno di nascondersi dietro l’immagine. L’immagine è il biglietto da visita. Siamo tesi a dare un’impressione di sé sempre positiva allo scopo che l’altro ci dia attenzione. Tipico dei like, dei mi piace postati sui social. C’è chi cerca la propria identità dentro e dietro il successo dei media-social che altro non è che la quantità di persone che ci visualizzano. Si fa di tutto per essere visualizzati a tal punto che diventa una professione. Si chiamano infleuncer. Questi ha come obiettivo, condizionare (influenzare) i costumi, il modo di essere e di pensare dei visualizzanti per sponsorizzare prodotti. Si potrebbe dire che è la moderna versione della pubblicità di una volta fatta di manifesti e volantini. Da un lato l’influencer soddisfa le proprie istanze narcisiste di apparire e di farsi notare, dall’alto soddisfa le logiche di mercato che devono vendere il loro prodotto. Figuriamoci se sotto le festività il prodotto non passa come il regalo da fare. Una visione questa che modifica il senso psicologico e spirituale della festività.

Ogni festività apre alla dimensione interiore, per cui si mettono in gioco elementi sentimentali ed emotivi nei riguardi delle persone più care (P. Riccardi in https://www.notiziecristiane.com/dal-regalo-al-dono-di-se/). In virtù di questi sentimenti che la cultura cristiana parla di doni mentre la società dell’immagine e dell’apparenza sostituisce con regalo. Nella tradizione cristiana, della nascita di Gesù, i magi portano doni: «Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra» (Mt, 2, 9-11).

Una riflessione bisogna farla perché nel Vangelo si parla di dono e non di regalo. Mentre il “regalo”, dal punto di vista psicologico, può non essere caricato di emotività e può essere secondario ad un tornaconto come ottenere una ricompensa, una lode, una riconoscenza, per disobbligarsi di un favore personale ecc. Tipico delle relazioni odierne, caratterizzate dal “dare e avere” qualcosa in cambio. Invece il donare, il fare dono significa dare qualcosa di sé all’altro, dall’interno e non dall’esterno come l’oggetto regalo. Il donare non richiede nulla in cambio. Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli (Mt 6,1-4). Diciamo che il regalo ha a che fare con la dimensione fisica della quantità. Il dono con la dimensione psicologica interiore della qualità personale di ognuno. Nella tradizione cristiana dei Magi, Oro, Incenso e Mirra sono tre doni dal significato simbolico (oro sta per purezza per preziosità; incenso sta a ricordare la spiritualità, divinità utilizzata da sciamani per evocare spiriti; mirra, usata per la mummificazione, per parlarci del sacrificio e della morte dell’uomo Gesù), ma sono anche tre rimedi medicamentosi utilizzate nelle culture antiche della Mesopotamia che stanno ad indicare, simbolicamente la cura della persona. Il senso del “donare” è il “dare” qualcosa di sé, all’altro per prendersene cura. Tipicamente con il regalo spesso ognuno va per la sua strada, con il dono ognuno diventa parte integrante della vita dell’altro affinché ci si prende cura e a cuore. In una società di social e immagini ciò che conta non è il cuore dell’altro ma il tornaconto dall’altro. In quest’ottica attenzione al regalo che sia disinteressato e di cuore.

Pasquale Riccardi D’Alise


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